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26 gen 2006Elezioni palestinesi il giorno dopo : il processo di pace è più che mai nella totale confusione.

ROMA, 26 gen. – (Italia Estera) -  Hamas ha vinto le elezioni politiche palestinesi, conquistando la maggioranza assoluta dei seggi (76 su 132, con 43 al 'partito forte' uscente Fatah),  Un risultato che ha creato molto sconcerto non solo in Israele ma anche un po’ in tutto il  mondo occidentale perché Hamas è una organizzazione considerata terrorista dagli Stati Uniti. 
George W. Bush prova a dare un messaggio d'ottimismo sul futuro del Medio Oriente. Ma il presidente statunitense avverte: "Non tratteremo con chi vuole distruggere Israele, con chi non ne riconosce il diritto all'esistenza". E Hamas ipotizza un'estensione della tregua, ma non il riconoscimento di Israele e neppure negoziati: il processo di pace è più  che mai nella totale confusione. Bush non mette ipoteche, comunque, su quale sarà il nuovo governo palestinese e che programma avrà.
Ed il vice presidente del Consiglio e ministro degli Esteri Gianfranco Fini ha commentato così la vittoria elettorale di Hamas alle elezioni politiche di ieri: - "Al di là del computo definitivo dei voti, l' affermazione politica di Hamas è netta. Il responso elettorale va rispettato ma è indubbio che il voto apre scenari inquietanti e rischia di allontanare la nascita dello Stato palestinese. E' infatti chiaro che fin quando Hamas perseguirà anche con il terrorismo l' obiettivo dichiarato di distruggere lo Stato di Israele non si potrà chiedere a quest' ultimo di negoziare la pace". E fini nel corso della trasmissione “Otto e mezzo” aggiunge: “se Hamas vuole avere un ruolo nel processo di pace ripudi il terrorismo. Faccia come l'Olp di Arafat che anni fa abbandonò la volontà di cancellare lo Stato di Israele". Fini ha quindi ricordato che fu l'Italia, ai tempi del semestre di presidenza europea, a "convincere gli alleati di inserire Hamas nella black list delle organizzazioni terroristiche". "Essendo una organizzazione terroristica a tutti gli effetti - ha aggiunto Fini - Israele ha ragione nel dire che non si può chiederle di sedere al tavolo di pace con chi nega il suo diritto a esistere. Ora il compito della comunità internazionale è mettere pressione su Hamas perché accetti la democrazia e abbandoni il terrorismo".  Il vicepremier  Gianfranco Fini completa l’analisi sullo scacchiere mediorientale, conversando con i giornalisti a margine della convention dell'Ice in corso a Milano, esprimendo il timore che il risultato delle elezioni palestinesi potrebbe avere delle conseguenze anche nelle prossime elezioni israeliane. "Fino a una settimana fa avevamo Sharon e Abu Mazen - ha osservato Fini - poi Abu Mazen si è giustamente dimesso. Lo scenario in tutta l'area è quindi decisamente cambiato: Israele - ha proseguito Fini - avrà le elezioni fra qualche tempo. Non voglio essere cattivo profeta dicendo che i risultati elettorali in Palestina determineranno conseguenze anche nell'elettorato israeliano". E' uno scenario che "bisogna seguire con grande attenzione e compattezza. Mi auguro che l'Unione Europea – conclude Fini - agisca in tutti i modi per evitare che ci siano fughe in avanti".
 
Poco prima che il presidente Bush  parlasse in videoconferenza da Washington al Forum di Davos in Svizzera, il segretario di Stato americano Condoleezza Rice aveva detto che la posizione degli Stati Uniti su Hamas non cambia solo perché il movimento ha vinto il voto. La Rice, che ieri aveva già parlato con il presidente palestinese Abu Mazen, che gli Stati Uniti continuano a considerare un interlocutore, utilizza un concetto già espresso dal Quartetto ( la formazione diplomatica Usa, Ue, Russia e Onu che si occupa del processo di pace in Medio Oriente e che ha tracciato la 'road map' per israeliani e palestinesi, che appare compromessa)  : "Non si può tenere un piede in politica e uno nel terrorismo", come farebbe Hamas, "cassiere di giorno e rapinatore la notte", secondo l'espressione del Centro Simon Wiesenthal, portavoce dell'integralismo ebraico americano.
 
Nella conferenza stampa, il presidente statunitense dà una valutazione positiva del carattere democratico, e pacifico, delle elezioni di ieri, che definisce "una sveglia per la vecchia guardia della leadership palestinese", in gran parte legata al leader scomparso Yasser Arafat, perché - dice - la gente vuole da chi governa onestà, servizi, efficienza", ma resta anche desiderosa di pace e sicurezza. Sul ruolo di Hamas, Bush, in sintonia con la Rice, afferma: "Non si può essere partner di pace se si ha un programma di distruzione, se si ha una piattaforma di violenza..."; e aggiunge: "Seguiremo da vicino la formazione del governo, ma, se la piattaforma sarà la distruzione di Israele, non potremo essere partner di pace. E noi siamo interessati alla pace".
 
Prima d'intervenire a Davos in videoconferenza, la Rice aveva telefonato, questa mattina, al presidente Abu Mazen per rassicurarlo sull'appoggio americano a lui e alle sue politiche. Bush insiste: "Il nostro scopo è continuare ad aiutare il popolo palestinese". Né la Casa Bianca né il Dipartimento di Stato avallano l'ipotesi, avanzata da fonti di stampa, che l'Amministrazione intenda tagliare gli aiuti ai palestinesi, forniti tramite organizzazioni internazionali e non governative. Ma un giro di vite agli aiuti resta un'arma a disposizione di Washington per condizionare la leadership palestinese. (A.P./Italia Estera)



 
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