19 gen 2006 | Inaugurazione di OASI, alloggio per anziani di nazionalità latina. L'intervento di Franco Narducci |
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ZURIGO,19 GEN.(Italia Estera) - Alla presenza del Sindaco della città di Zurigo, Dottor Elmar Ledergerber, del Console Generale d'Italia, Min. Giovanni Veltroni, del Console Generale di Spagna, Guillermo Brugarolas, del Presidente del Comites di Zurigo, Luciano Alban, di altre autorità e di un folto pubblico, è stata inaugurata OASI - alloggio assistito per anziani. OASI è la prima esperienza che consente di accogliere persone anziane, di nazionalità latina, in un ambiente consono alle loro abitudini gastronomiche, culturali e comunicative. Alla cerimonia, svoltasi nella Casa d'Italia di Zurigo, Ha portato il saluto Franco Narducci, Segretario Generale del CGIE.
Sono onorato di portare i saluti e la testimonianza del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero a questo importante incontro che ci consente di esprimere apprezzamento per il progetto Oasi e nello stesso tempo di intavolare una riflessione - che sarà breve per forza di cose - sulla situazione delle persone emigrate anziane, che dopo avere dato un grande contributo al progresso e al benessere di questo paese, meritano di vivere la terza fase della loro vita con dignità, in un ambiente il più vicino possibile al loro stile di vita, alla loro cultura e alle loro usanze quotidiane.
Le Istituzioni hanno di regola il precipuo compito di dare risposta ai bisogni della comunità e, ricordiamocelo sempre, anche i cittadini immigrati sono parte integrante e fattiva della comunità: con la loro presenza sostengono lo sviluppo dei consumi, del mercato immobiliare e in definitiva della crescita dell’economia.
Il 2005 è terminato con una notizia sconvolgente sull’aumento della povertà in Svizzera. Secondo le stime della Caritas, un settimo della popolazione svizzera vive nella precarietà, vale a dire al disotto o al limite del livello esistenziale minimo. Le persone anziane, e tra di esse numerosi sono stranieri, contribuiscono indiscutibilmente all’aumento della summenzionata precarietà.
Il 2006 è invece iniziato con una notizia di segno opposto e contraddittoria rispetto alla prima: il mercato del lavoro svizzero torna a cercare e a valorizzare i lavoratori e le lavoratrici anziane “portatori di competenze e conoscenze di processo a cui non si può rinunciare a cuor leggero”. Ne siamo tutti felici e speriamo che si tratti veramente di una inversione di tendenza.
Per troppo tempo, infatti, le politiche dell’impiego hanno penalizzato la fascia di persone over 45, creando frustrazione, insoddisfazione e infine rassegnazione in tante persone valide rimaste senza lavoro. Tutto ciò, e mi ricollego ai temi sul tavolo del nostro incontro, ha peggiorato notevolmente le loro condizioni esistenziali al raggiungimento dell’età pensionabile.
Oltre che con le difficoltà inevitabili che si affrontano uscendo definitivamente dal circuito del lavoro, i cittadini stranieri sono confrontati con altri ostacoli - spesso insuperabili - di carattere ambientale, sociale e finanziario. Le strutture di accoglienza sono concepite esclusivamente in funzione della popolazione indigena, e non mettono in conto che dovranno accogliere anche persone che non parlano la lingua locale, o la parlano a stento, che hanno uno stile di vita molto diverso in termini culturali, alimentari e come approccio al tempo libero.
In via principale, le Istituzioni devono essere attente ai fenomeni e alle evoluzioni che pervadono la società e farsi carico delle soluzioni che occorrono. Attenzione che si deve esprimere anche in termini di ripensamento delle politiche d’integrazione, che spesso sono orientate esclusivamente ai problemi dei giovani immigrati, che sicuramente sono prioritari ma non devono far dimenticare la fascia di popolazione anziana, che spesso vive la condizione più difficile.
Sotto questo profilo, possiamo essere fieri di vivere a Zurigo, una città aperta al nuovo e all’innovazione e che da anni conduce responsabilmente una politica d’integrazione, non dimenticandosi degli anziani, anche se siamo ai primi passi e le cose da fare sono ancora tante. Le politiche d’integrazione per le persone anziane devono rinnovare gli sforzi, anche sul versante formativo poiché prepararsi al pensionamento è importantissimo. Soprattutto in un Paese come la Svizzera, che ha vissuto e vive con grande rapidità i cambiamenti sociali, culturali ed economici tipici del nostro tempo.
E occorre creare strutture adeguate al fine di evitare un cambiamento improvviso e traumatico nella vita degli immigrati anziani. In tal senso, il progetto Oasi merita tutta la considerazione e la riconoscenza della comunità latina che vive a Zurigo, a cui spesso le altre metropoli europee guardano come modello.
Con questa certezza, auguriamo a Zurigo di diventare, per quanto concerne gli anziani, su altri versanti lo è già, un qualificato punto di riferimento per l’intera Svizzera.
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