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10 gen 2006Nel nome di La Pira un premio della Toscana sui diritti umani

FIRENZE, 10 gen. - (Italia Estera) - Nel nome di Giorgio La Pira (nella foto) e in una data significativa per il ricordo dell’ex sindaco di Firenze impegnato sulle frontiere della pace e della giustizia (e nato, appunto, il 9 gennaio 1904) il presidente della Regione Toscana Claudio Martini ha consegnato un premio (il “Regione Toscana – Giorgio La Pira”) nel corso di una cerimonia a cui hanno preso parte il professor Antonio Cassese, il procuratore capo del Tribunale Internazionale delle Nazioni Unite, Carla Del Ponte, e il procuratore nazionale antimafia, Piero Luigi Vigna. Per la Giunta regionale erano presenti anche gli assessori Massimo Toschi e Marco Montemagni.
Fu proprio Antonio Cassese, direttore dell’autorevole rivista “Journal of International Criminal Justice”, a proporre un premio per un giovane studioso autore del miglior articolo pubblicato sulla rivista, edita dalla Oxford University Press, che si occupa di tematiche legate alla tutela dei diritti umani e alla repressione dei crimini di guerra.
Quest’anno il premio è stato assegnato al dr. Florian Jessberger, Assistant Professor alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Humboldt di Berlino, per un articolo (“Bad Torture – Good Torture”) pubblicato sul “Journal” nel fascicolo 5/2005. Nato nel 1971, Jessberger è sposato e ha due figli.
“L’articolo – ha sottolineato il presidente Claudio Martini – affronta in modo puntuale e concreto un tema particolarmente delicato e difficile: se può o meno essere assolto un pubblico ufficiale che si sia reso responsabile del reato di tortura nei confronti di un sospetto ma che lo abbia fatto per salvare una o più vittime innocenti”.
L’articolo prende spunto da una recente sentenza di un tribunale tedesco che riconosce due agenti di polizia colpevoli di aver minacciato, con l’uso della violenza, un sospetto rapitore: non è però stata inflitta la pena perché è stato accertato che i due poliziotti avevano agito per salvare la vita di un ostaggio. Un verdetto (“colpevole, ma da  non punire”) che può rappresentare – è stato detto – “un esempio da seguire parzialmente per il futuro, in casi simili, anche nell’ambito del diritto penale internazionale”.
Il “Giorgio La Pira”, che lo scorso anno venne assegnato a un giurista australiano, è stata anche l’occasione per ascoltare un intervento di Carla del Ponte sulla lotta contro il crimine organizzato (“Come può un Procuratore internazionale utilizzare le esperienze delle procure nazionali?”).
Nata da una famiglia italiana a Lugano, Carla del Ponte collaborò negli anni Ottanta con Giovanni Falcone scoprendo il collegamento tra il riciclaggio di denaro sporco in Svizzera e lo spaccio di droga in Italia nel caso della cosiddetta “pizza connection”. Dopo essere scampata a un attentato e aver lavorato per cinque anni nella magistratura svizzera, la del Ponte è stata procuratore del Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia e di quello per il Ruanda.
Antonio Cassese, fondatore della rivista “Journal of International Criminal Justice”, ha illustrato la figura del premiato e la motivazione del riconoscimento.(Italia Estera) -



 
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