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04 gen 2006Cresce la rete di consulenze on-line per gli ospedali italiani nel Mondo

ROMA, 5 genn. - (Italia Estera) - Dall'avvio del nuovo servizio (il primo giugno scorso) sono stati 120 i teleconsulti effettuati dall'Alleanza degli ospedali italiani nel mondo - associazione promossa dai ministeri della Salute, degli Affari Esteri, degli Italiani nel mondo, dell'Istruzione, dell'Università e ricerche e delle Tecnologie - che ha messo in rete fino a oggi 33 centri di eccellenza italiani con 34 strutture sanitarie italiane in 21 Paesi del mondo. In tutto sono 84 gli ospedali “made in Italy” sparsi per il globo, di cui 34 già inseriti nell'Alleanza, mentre altri due hanno fatto domanda di adesione.
Questo il bilancio al termine dei lavori della conferenza dell'Alleanza tenutasi al Palazzo Reale di Caserta alla fine dello scorso mese di novembre.    
''Si tratta di strutture nate in tempi e modi diversi, che assistono la popolazione locale e i nostri connazionali all'estero e dove operano medici e personale italiano e non'', ha ricordato Vittorio Silano, presidente dell'Alleanza degli ospedali italiani nel mondo.
Secondo i dati disponibili e relativi a 31 dei 34 ospedali all'estero, queste strutture possono  contare su 1.752 posti letto, 843 medici e 2.060 paramedici per un progetto di telemedicina unico al mondo, forte di un consulto telematico accessibile 24 ore su 24.
Tutti i centri coinvolti, infatti, sono stati messi in rete (12 attraverso un sistema satellitare e altri attraverso l'Adsl) grazie a un finanziamento di 190 mila euro da parte del ministero italiano della Salute. Poi sono stati dotati di un sistema di teleconsulto che consente a ciascun centro estero di rivolgersi ai migliori specialisti italiani per una consulenza medica “a distanza” e di ottenere una risposta entro 72 ore.
I medici che effettuano la consulenza non solo devono fornire un parere sul caso clinico  dubbio ma devono anche tener conto della realtà in cui le strutture straniere operano.
''In questo modo – ha detto il sottosegretario del ministro della Salute, Domenico Zinzi – si fornisce un prezioso servizio a medici e operatori all'estero, coinvolti anche in un programma di formazione e aggiornamento a distanza. 'In futuro – aggiunge  il sottosegretario - pensiamo di fornire anche un servizio con  suggerimenti organizzativi e gestionali perchè l’idea è quella di inserire i rapporti con gli ospedali all'estero nel quadro di quelli bilaterali tra il governo italiano e quello dei rispettivi Paesi esteri. A beneficiare del servizio non sono solo i medici stranieri. Quelli italiani hanno la possibilità di vedere patologie esotiche o ormai rare o casi presenti solo sui libri di testo. Fra le malattie più ricorrenti per le richieste di teleconsulto dall'estero, ad oggi figurano i tumori maligni delle ossa, del tessuto connettivo, della cute e del seno, le infezioni da Hiv e le malattie ischemiche del cuore. 
Nella Legge Finanziaria è inserita una norma che darà all'Associazione il compito di curare la dismissione di apparecchiature funzionanti e certificate dalle Aziende sanitarie locali (ASL) e dagli  ospedali del Servizio sanitario nazionale, che potranno essere “dirottate” sugli ospedali italiani all'estero.
Ma non dimentichiamo che la Regione Lombardia ha già una legge in materia (la numero 10 del maggio 2001) promulgata per coordinare e promuovere l’utilizzo all’estero con priorità verso i Paesi in via di sviluppo, a fini umanitari, del patrimonio mobiliare dismesso dalle Aziende sanitarie lombarde e delle strutture sanitarie private accreditate operanti sul territorio lombardo. Si tratta di macchinari assolutamente efficienti che vengono sostituiti da modelli più recenti che per la legge lombarda possono essere richiesti  dal Comitato regionale e dai comitati provinciali della Croce Rossa Italiana; dalla Caritas nelle sue articolazioni territoriali lombarde; dalle organizzazioni non governative; da ONLUS, enti morali o enti ecclesiastici riconosciuti dalla Regione Lombardia e associazioni senza fini di lucro, operanti sul territorio lombardo che svolgano documentate attività correlate agli interventi di cooperazione nei paesi in via di sviluppo


 
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