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22 dic 2005Quanti potranno votare? A fine mese si chiuderà il termine ultimo per essere iscritti all’AIRE

L’editoriale di Marco Basti su Tribuna Italiana
BUENOS AIRES -Tribuna Italiana/Italia Estera - A fine mese si chiuderà il termine ultimo per essere iscritti all’AIRE. Il ministero dell’Interno, per fare l’elenco elettorale, prenderà quanti a tale data saranno inscritti nelle anagrafi dei Comuni di tutta Italia e all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero, secondo quanto stabilisce la legge. Per quanto riguarda i cittadini italiani residenti in Italia, si tratta di una operazione già fatta in numerose altre occasioni, per cui non ci saranno sorprese in quel campo.
Per quanto riguarda i cittadini italiani residenti all’estero invece, quelli che per la prima volta potranno votare alle elezioni politiche italiane senza dover recarsi in Italia, ed eleggendo i propri rappresentanti alla Camera e al Senato, la storia è diversa. Come è noto, a suo tempo i cittadini italiani che emigrarono, furono cancellati dalle anagrafi comunali. A quell’epoca, tale cancellazione, era, nei fatti, il modo di dire che chi partiva non esisteva più per l’Italia. Quarant’anni fa, alla Prima Conferenza Nazionale dell’Emigrazione, gli italiani residenti all’estero, a cominciare dalla comunità in Argentina, cominciarono a ricordare all’Italia che chi era partito, si sentiva ancora legato all’Italia e, fra le prime richieste, ci fu quella di ottenere la reiscrizione ai Comuni, richiesta poi diventata operativa con la legge che porta il nome di chi si adoperò in prima persona per ottenere tale atto di giustizia, l’allora deputato Mirko Tremaglia.
Per le nostre comunità fu poi il tempo di chiedere il riconoscimento della possibilità di trasmettere la cittadinanza ai discendenti e, bisogna riconoscerlo, la nuova legge di cittadinanza, approvata agli inizi degli anni ‘90, è stata estremamente generosa, pur se non è arrivata a riconoscere la trasmissione del diritto per via materna, per i discendenti di cittadine italiane morte prima del 1948, quando la Costituzione riconobbe piena uguaglianza di diritti tra uomini e donne.
Una legge che ha esteso la cittadinanza italiana a migliaia di persone e, nel caso particolare dell’Argentina, grazie all’accordo di doppia cittadinanza con l’Italia, ha creato le basi perché le nuove generazioni, pur mantenendo l’attaccamento alla terra natia, possano sviluppare rapporti del tutto speciali con la terra dei genitori e nonni, con beneficio per tutti e due i Paesi.
Una legge generosa che, però, in alcuni Paesi dell’America Latina e in modo speciale in Argentina, fu accolta da molti come lasciapassare verso la salvezza, quando le successive crisi economiche e sociali, costrinsero migliaia di persone a cercare oltreoceano - come era successo tanti anni prima ai loro nonni e genitori emigrati dall’Italia - condizioni migliori di vita che l’Argentina ormai non assicurava più.
Per tale ragione, soprattutto tra la fine degli anni ‘80 e i primi dei ’90 e poi ancora sul finire del XX secolo, migliaia di persone assediarono i consolati italiani delle nove circoscrizioni e li sommersero di domande di riconoscimento della cittadinanza.
Secondo le ultime cifre diffuse, i cittadini italiani residenti in Argentina, hanno superato la soglia delle 600mila persone. Si tratta dei cittadini registrati nelle anagrafi consolari.
Quando alla fine del 2001, fu approvata la legge del voto dei cittadini residenti all’estero, ci si rese subito conto del fatto che il numero degli iscritti nelle anagrafi consolari, superava largamente il numero di quelli che erano iscritti anche nelle anagrafi comunali o di ultima residenza in Italia, o all’Anagrafe di Roma, nei casi i cui non fosse conosciuto nessuno dei dati precedenti.
Quattro anni fa quando si cominciò a parlare della bonifica delle anagrafi, le anagrafi consolari, gestite dal ministero degli Esteri, registravano oltre un milione e mezzo di cittadini in più rispetto all’AIRE, gestita dal ministero dell’Interno. Successive operazioni di bonifica, di aggiornamento, di incrocio di dati hanno ridotto tale cifra a circa un terzo.
Per cercare di ridurla ancora di più, a fine luglio fu lanciata la “campagna mailing” che in teoria doveva coinvolgere chi non era stato raggiunto dalle buste elettorali, in occasione dei primi appuntamenti alle urne, in occasione dei referendum del 2003 e del 2005. Ma la realtà è stata diversa. Molti che a suo tempo avevano ricevute le famose buste elettorali, hanno ricevuto anche i moduli per confermare o modificare i propri dati anagrafici registrati all’Anagrafe.
Non tutti dovevano ricevere la busta, non tutti quelli che l’hanno ricevuta hanno risposto, non tutti quelli che dovevano riceverla l’hanno ricevuta.In definitiva, si ha l’impressione che lo sforzo per mettere ordine nella questione anagrafe è servito solo a complicare le cose. L’impressione probabilmente è sbagliata ma in realtà sembra che errori, mancanze, inesattezze erano - e sono - tanti, che non si è riusciti a risolvere la questione.
Al di là delle voci che danno una cifra di 150mila posizioni anagrafiche “congelate”, ma comunque ricuperabili a partire dalla presentazione degli interessati, i dati reali pure ci sono. Sono stati dati dal Prefetto Mario Ciclosi, Direttore Generale del Dipartimento Servizi Demografici del Ministero dell’Interno, che informa che ci sono 80.467 nominativi di connazionali residenti all’estero presenti nel cosiddetto elenco "solo Min", cioè solo nell’Aire, ma non nei consolati, che sono sbagliati per i più svariati motivi.
Alcuni politici sembrano aver dimenticato cos’è l’AIRE, altrimenti non direbbero, come ha detto il presidente della Camera Casini che un emendamento che assegnava 4 milioni di euro per operazioni di aggiornamento delle Anagrafi era una disposizione di carattere micro settoriale, alla quale si è opposto. Evidentemente non ricorda più che l’AIRE è l’Anagrafe degli Italiani residenti all’Estero, necessaria per compilare l’elenco elettorale, altrimenti non la avrebbe considerato come se fosse un gruppetto di bocciofili (con tutto il rispetto per gli amanti delle bocce) per il quale si era cercato di negare un finanziamento a spese dei contribuenti.
Quindi, al di là delle idee più o meno chiare dei politici sugli italiani all’estero che si apprestano a votare e della buona volontà che possono avere - ci auguriamo - i funzionari dello Stato, è lecito domandarci: alle prime elezioni politiche a cui parteciperanno gli italiani residenti all’estero, quanti potranno votare?

                MARCO BASTI






 
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