ROMA, 19 OTT – (Italia Estera) - Romano Prodi aveva proposto a Berlusconi l’Election Day il 9 aprile perché votando nello stesso giorno si sarebbero risparmiati 150 milioni di euro.
Si voterà il 9 aprile, è deciso. Ma senza election day. Silvio Berlusconi risponde così picche a Romano Prodi. Fissa al 9 aprile l'appuntamento con le politiche, ma indica maggio per le amministrative. Così, dice, si evita il rischio di confondere le idee agli elettori.
E' un'altra puntata del duello preventivo tra i candidati premier di centrodestra e Unione. Il no di Berlusconi arriva però dopo che Gianfranco Fini si era detto disponibile alla proposta lanciata da Prodi a nome dell'Unione. Meglio separare il voto e la campagna elettorale per il Parlamento, dove è in gioco il "futuro del paese", da quelli per le elezioni locali, dove entrano in gioco "miriadi di protagonisti e candidati", che "cercano di coinvolgere le sfere amicali e parentali" e potrebbero portare, secondo Berlusconi, ad esprimere un voto "senza considerare il fatto che in ballo c'é il loro futuro".
Il no del presidente del Consiglio ha colto di sorpresa Prodi, per il quale era stato proprio il presidente del Consiglio a proporre l'accorpamento ed ha detto: "Vorrà dire che ha cambiato idea".
Ma Berlusconi sostiene di essersi detto a favore del voto nello stesso giorno solo per le elezioni locali, non per quelle nazionali. A rafforzare questa tesi interviene Bruno Tabacci, dell'Udc, il quale sostiene che le elezioni comunali, ad esempio a Milano, non meritano di passare in secondo piano, quasi fossero quelle di "un condiminio". Mentre l'invito a risparmiare da parte dell’opposizione sembra a Tabacci solo una "scusa", visto che non è da quei soldi che dipendono i problemi del paese. Quanto alla data del 9 aprile, Angelo Sanza, di Forza Italia, nota ironicamente che, essendo la domenica delle palme, Prodi sembra sperare di trarre profitto dai rami di ulivo tipici di questa giornata.
E’ soprattutto in An che ci sono posizioni diverse; se ieri Fini si era mostrato disponibile, ed oggi Adolfo Urso assume la stessa posizione, altri importanti esponenti del partito e del governo, come i ministri Francesco Storace, Gianni Alemanno, Altero Matteoli e Mario Landolfi, esprimono in modo cauto la loro preferenza per la separazione delle date. Una posizione che coincide con quella di altri ministri, come Marco Baccini, dell'Udc, e Roberto Maroni, della Lega, il quale, fra il serio e il faceto, avverte: "Questo abbinamento Fini-Prodi sull'election day non mi piace granché".