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22 dic 2005E se Romano Prodi venisse a starsene con noi in Argentina?

LA FINESTRA DI MARIO BASTI (La Tribuna Italiana/Italia Estera)

BUENOS AIRES, 22 DIC. - Caro Lettore, nella comunicazione periodica fra le comunità italiane che risiedono e operano attivamente in una ventina di Paesi di quattro continenti -come quella alla quale direttamente o indirettamente ci riferiamo tutti i numeri, perchè é la nostra COMUNITA che non sappiamo bene come definire: se Italiana d’Argentina, se Italo-argentina, se Argentina di radici italiane- vige da oltre un secolo l’abitudine del “Numero Speciale”. Cioè una edizione straordinaria che, da una parte può registrare con maggiore rilievo gli eventi più salienti dell’anno che sta per concludersi, dall’altra dibatte quelli che definisce i suoi problemi -assistenziali, culturali, di rappresentanza, di comunicazione- che sono comuni, sia pure in misura diversa ai suoi componenti ma con caratteristiche diverse, e, proprio per questo ne fanno una specifica comunità.

È un’abitudine che va inserita fra quelle in un certo senso contradittorie della COMUNITÁ, perchè proprio quando ci si poteva aspettare che “Lo Speciale del Numero” fosse più importante, é spesso accaduto che lo fosse invece meno. Cosí quando alla fine dell’Ottocento i bastimenti giungevano ai porti argentini, carichi di laboriosi lavoratori, con la valigia di cartone, e semianalfabeti o quasi, e che tuttavia, risparmiando qualche centavo costruivano associazioni regionali o paesane per fedeltà alle antiche tradizioni e struggente nostalgia della loro terra; associazioni ove a volta si parlava o si cantavano in coro canzoni del campanile. Lo spazio per citare esempi non l’abbiamo, ma se ti capita di trovare qualche Numero speciale de “La Patria degli Italiani”di fine Ottocento, potrai notare subito, con sorpresa, che di queste associazioni ve n’erano centinaia e non le finanziava il governo romano di turno, ma i centavos di cui si privavano braccianti agricoli, qui emigrati dall’Italia.

Braccianti agricoli, quelli che, venuti dalle Regioni del Nord o del Centro o del Sud della Penisola hanno reso fertile la “pampa húmeda” e poi, alcuni terminata la “cosecha”, riprendevano il bastimento per tornare a Napoli, a Genova, a Palermo e con i sudati risparmi e col duro lavoro dei campi, riuscivano alla fine ad acquistare un pezzetto di terra (meno di un ettaro a volte) che doveva servire per alimentare tutta la famiglia e fare dei figli, operosi braccianti agricoli o mezzadri non proprio nel BelPaese, senza doversi imbarcare nuovamente per l’Argentina (o il Brasile o l’Uruguay). Che tempi quelli!

“L’emigrante golondrina” Non ne hai mai sentito parlare, caro Lettore? Eppure anch’essi hanno contribuito a fare non solo per sè, ma soprattutto, per la terra generosa che li aveva accolti, a fare l’America!

“Emigranti golondrina!” Quanti dei milioni di argentini e di italiani nati in Argentina ne hanno sentito parlare -dell’Emigrante Golondrina, dell’Emigrante Rondinella- ed hanno una sia pur vaga idea dell’apporto determinante che hanno dato questi “golondrinas” al progresso dell’Argentina?...

Ci sarebbe tanto da scrivere, per accennare al loro sacrificio, ma, purtroppo, appena aperta LA FINESTRA odierna, ho cominciato a divagare, dimenticando che avevo concluso LA FINESTRA del numero scorso scrivendo che in quella odierna non avrei scritto nulla sul voto, le urne, la rappresentanza, ecc. e che invece ti avrei fatto una richiesta, come amichevole regalo di Natale al tuo giornale. E che, inoltre, avrei ripetuto la richiesta come altrettanto amichevole regalo di Capodanno, per l’ultimo numero di questo movimentato 2005.

Duplice regalo insomma, per il “Numero Speciale” e per quello “finale”, ammesso che tale richiesta ti sembrasse fondata, caro Lettore, fondata perchè rispondente all’interesse tuo, nostro (cioè di noi che settimanalmente ci mettiamo in contatto con te) e della nostra COMUNITÁ Italiana dell’Argentina, di cui non abbiamo (non per nostro disinteresse) dati precisi, ma che, comunque, sappiamo composta da circa quattro milioni di argentini , nati qui, da italiani ma che sentono dentro di sè qualcosa che si suol definire “le radici”. Una COMUNITÁ di cui non dispone nessun altro Paese, né considerandone solo aspetti quantitativi, né solo quelli qualitativi.

In definitiva UNA COMUNITÁ UNICA! perchè le sue caratteristiche non sono affini nemmeno a quelle di altre COMUNITÁ, perchè diverse sono le considerazioni, il trattamento, il finanziamento, l’assistenza, gli eventi artistici e culturali che ROMA organizza per esse, come possono essere quelle residenti degli Stati Uniti, o in Francia o in Germania, o in Canada o in Australia, per un insieme di ragioni, fra cui, ovviamente la piú valida é l’attiva collaborazione al buon nome, al prestigio, alle affermazioni dell’Italia.

Arrivato a questo punto, mi accorgo che fin dall’inizio sto andando fuori tema, cioé in questo modesto “Speciale” del 2005, ho mantenuto l’impegno di non intrattenermi, nemmeno di sfuggita, su voti, urne, rappresentanti, e di farti invece -nell’interesse comune- la richiesta di “Buon Natale” che, del resto, non ti costerebbe molto. Mi pare, allora, che sia giunto il momento di rimediare.

Lo “Speciale” dell’anno scorso era un bel calendario a colori, con foto italiane che, a chiunque entrasse nella tua casa, dava l’impressione del BelPaese, nonostante la notevole distanza. Stavolta pensavamo di ripetere, con un calendario ancor piú bello (se qualcuno vuole giá farlo per il 2007, può impegnarsi)! Ma poi ho ripensato a tutto quello che quest’anno si è detto e scritto sulla comunicazione fra Roma e le comunità italiane all’estero, comunicazione che a tutti -Presidenza della Repubblica, Governo e Parlamento, partiti e sindacati, forze politiche che stanno al potere e quelle che stanno all’opposizione, ministeri, e istituzioni culturali, politiche, economiche di notevole prestigio- a tutti insomma, appaiono inadeguate, per far sapere ai quasi 60 milioni di italiani che risiedono in Italia, che altri quattro milioni risiedono permanentemente all’estero e non stanno con le mani in mano; come pure per far sapere a questi quattro milioni di italiani all’estero che in Italia, almeno da alcuni, essi sono apprezzati come attivi collaboratori dello sviluppo nazionale.

Come sai, caro Lettore, il prossimo governo che sarà eletto nel 2006 in Italia, sará il Cinquantanovesimo della Repubblica, nato provvisoriamente il 20 giugno 1945, presieduto dall’on.Ferruccio Parri e seguito poi con una durata media di undici mesi ciascuno da quelli di De Gasperi, Moro, Rumor, Andreotti, Fanfani, Cossiga, Craxi,Berlusconi, Prodi, Ciampi, Amato, D’Alema e altri i quali purtroppo hanno avuto una caratteristica comune: dell’esistenza di COMUNITÁ italiane all’estero, come la nostra, non si sono mai occupati con l’impegno che sarebbe stato doveroso e dal quale d’Italia avrebbe ricavato non poco beneficio.

Un disinteresse che non é cominciato adesso. Pensa, caro Lettore, che nel 2003 le forze politiche italiane fecero avere alle 33 testate quotidiane che controllavano quasi 60 milioni di euro (una delle 33 testate era il “Corriere della Sera”, che non si è mai accorto dell’esistenza di una grande comunità italiana in Argentina), mentre alle testate pubblicate con tanti sacrifici da noi italiani all’estero, asegnarono in media 13.675 euro c/u! Quasi due milioni a quelle 33, poco più di 13mila c/u alle nostre!

È chiaro dunque, che appare assurdo sperare che i poteri romani possano rivedere il loro comportamento e aiutarci a migliorare la comunicazione. L’unica alternativa é che dobbiamo pensarci da soli. Come da soli ci pensavano, privandosi di pochi “centavos” i semianalfabeti emigrati italiani della seconda metá dell’Ottocento. Vuoi provarci, caro Lettore, tu che sei tutt’altro che un analfabeta, a rinunciare a meno di due pesos mensili, quanti ne occorrono perchè invece di acquistare la TRIBUNA ogni mercoledí al giornalaio, te la fai portare dal postino, pagando come abbonato140 pesos per un anno?

Noi, il regalo grazie alla collaborazione di un amico te lo stiamo giá facendo dal 28 settembre: Non é un bel calendario come quello dello Speciale dell’anno scorso, ma allo stesso prezzo, ti stiamo dando da due mesi un 25% in più di informazione, di comunicazione che ti interessa, 16 pagine settimanali invece di 12, per aiutarti a sapere, per darti forza come COMUNITÁ! Cosí forse anche tu, come l’italiano che abita in Val di Susa o in un paesetto del Molise o dell’Umbria, potrai meglio capire cosa puó cambiare per noi, che siamo COMUNITÁ all’estero, per influenza del cambiamento della legge elettorale, oggi al centro delle discussioni fra governo e opposizione, fra CDL e UNION. Non sarebbe meglio, tanto meglio per tutti, soprattutto per l’Italia, questo cambiamento che in fondo ti costerebbe tanto poco, poco più di un euro mensile, trasformando ognuno in un abbonato?

Intanto, non volermene caro Lettore, se, venendo meno all’impegno, faccio un brevissimo accenno a qualcosa di molto, molto politico: una frase che é una vera e propria gaffe di Romano Prodi, candidato leader alle elezioni della coalizione di centrosinistra, l’UNIONE. Intervistato da Gad Lerner e Massimo Cacciari ha dichiarato: “Molti politici si sono trasferiti nella Capitale... beh, io non ci andrei ad abitare manco morto!” Puoi immaginare lo stupore e le reazioni del mondo politico romano! A me é venuto in mente che potrebbe venire a starsene alcuni anni fra noi, qui in Sudamerica, come é stato all’ UE ...! Ma, se non ti dispiace, torneró brevemente sulla sconcertante frase, nella FINESTRA di mercoledí prossimo

Intanto grazie per l’abbonamento NUOVO o RINNOVATO, SEMESTRALE, ANNUO o BENEMERITO che mi manderai (se vorrai). E BUON NATALE 2005 a te, caro Lettore, a ognuno degli abbonati,dei lettori e soprattutto alla TRIBUNA ITALIANA, che con pochi sghei, avranno trovato la soluzione prima e meglio di tanta gente importante e facoltosa: NOI emigrati prima di 59 governi!

BUON NATALE!

MARIO BASTI






 
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