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05 dic 2005Paolo Canciani: un’eredità che deve germogliare

  La comunità italocanadese e il risarcimento agli internati del 1940
TORONTO, 5 dic.- (Italia Estera) - Le pene e le sofferenze di centinaia di connazionali lasciano un'eredità con la quale i "dirigenti" dell'odierna comunità italocanadese dovranno convivere per molto tempo. 
La comunità italiana in Canada avrà un'altra opportunità di riscatto ed attraverso valide iniziative comunitarie dovrà tutelare “moralmente” gli eroi del passato, preservare la loro memoria e sempre  più e meglio “identificarsi”. 
Attraverso il programma ACE (Programma per il Riconoscimento, la Commemorazione e l'Educazione) del governo canadese si dovrà dare testimonianza delle ingiustizie subite dai connazionali emigrati quando l'Italia dichiarò guerra al Canada.  
Si nota dal protocollo dell'incontro avvenuto il 12 novembre 2005, al chalet de Normanville in Montréal tra il governo canadese e la comunità italiana che ancora dobbiamo "crescere":  non avendo una singola voce che realmente si afferma e ci rappresenti come comunità. 
Individualmente, conosciamo bene le nostre capacità, ma come comunità viviamo da singoli gruppi.  Ogni tanto viene alla luce un'occasione favorevole – come questa -  per avviare una coesione italocanadese nazionale e da un oceano all'altro. 
 Il programma ACE se bene utilizzato potrebbe essere l’occasione giusta per ridare fierezza, conforto e speranza a noi tutti che viviamo in Canada. 
Seppur lodevole l’accordo ha lasciato più di qualcuno con  l’amaro in bocca.  I motivi di questo disagio sono vari e tutti fondati su dolorose esperienze “personali” e “familiari”.
Plausi all’accordo sono anche giunti da diversi esponenti politici italiani che, però, in questi anni ben poco hanno fatto perché il torto subito dagli internati fosse riconosciuto e sanato. 
 
Adesso cosa rimane dei nostri internati? 
Nella lista delle pretese, sembra che non vi sia un programma ben preciso che favorisca coloro che sono stati abusivamente tolti dalle loro case e dalle loro famiglie.
Cosa si dice – per esempio -  dei figli che hanno dovuto prendere il posto del padre per far sì che la famiglia sopravvivesse?  Anche loro sono vittime di una situazione ingiusta.
Chi potrà mai ripagare la “violenta emozione” – per usare un eufemismo - di un connazionale arrestato il giorno del suo matrimonio?
E dei pregiudizi, della mancanza di appoggio collettivo anche dopo la fine della guerra?  
Gli internati ritornati alle loro famiglie, certi dopo mesi, certi dopo 4 lunghi anni, hanno continuato a battersi per il benessere delle loro famiglie e della nostra comunità.  Molti di loro si sono anche affermati come i Pateras, i Franceschini, i Dieni e tanti altri. 
Che da questo Accordo di principio non fiorisca la ”delusione”, frutto dell'opportunismo dove integrità e fermezza non trovano àncora e dove le persone non passino “mai” in secondo piano. 
Se non si è fatto prima, bisogna farlo anche per trasparenza:  chiedere pubblicamente alla comunità ed in particolare alle famiglie degli internati il loro parere su come utilizzare i fondi predisposti.
Bisognerà dare alla gente il rispetto dovuto e non illusioni con progetti non coordinati e frazionati solo per l'interesse di appropriarsi di una parte del contributo federale creando necessità laddove non ce ne sono. 
Invitiamo gli organismi e le associazioni comunitarie ad una totale apertura alle “vere”  esigenze dei nostri connazionali.  
La risposta al governo federale per il risarcimento agli italiani internati in Canada può essere il catalizzatore unificante della nostra comunità. 
Oggi, che ai primi 2,5 milioni di dollari è stato promesso ne seguiranno altri, sarebbe bene dare vita ad una iniziativa che riuscisse a riunire i tanti gruppi che rappresentano la comunità italiana:  la creazione – per esempio - di una scuola italiana dove la nostra lingua, la nostra cultura madre possano trovare nuovo vigore nella nuove generazioni. 
Come UDC Canada il nostro compito è quello di dare voce alle istanze degli italiani avendo quale interlocutore primo il governo di Roma.  E proprio in tal senso vogliamo assicurare tutti i nostri connazionali che abbiamo già iniziato ad adoperarci perché Roma possa intervenire nella vicenda, magari riconoscendo che parte della responsabilità (quantomeno morale) di quanto successo può e deve ricadere anche sul governo italiano.
 Una volta che le migliaia di voci degli italiani in Canada si saranno unite alle nostre attraverso l’elezione dei deputati e senatori nella circoscrizione estero, una tale battaglia acquisterà forza e vigore.
Sarà quindi compito di Paolo Canciani e di Vittorio Coco raggiungere – magari con l’interlocutore principale del Governo Canadese, cioé il Congresso Nazionale degli Italo-Canadesi ed il suo presidente Dominic Campione i giusti e necessari accordi perché la Scuola sia realizzata con i fondi di entrambi i governi proprio a dimostrazione della sempre sbandierata amicizia tra i nostri due Paesi (quello natio e quello di adozione) che, nel torto subito da tanti connazionali, potrebbe invece trovare un fertile terreno per un ulteriore balzo in avanti.(Italia Estera) -
 



 
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