LUGANO, 19 DIC. (Italia Estera) - Per chi leggerà queste righe,vivendo in altri contesti,sia economici che sociali,(anche senza andare nel terzo mondo) facendo confronti con la propria realtà, difficilmente potrà capire il nostro “disaggio socioeconomico”, ma per noi che viviamo in questa nazione tutto questo è scontato.
Secondo l’autorevole settimanale Cash, nel 2004 in Svizzera, risiedevano o risultavano qui domiciliati, 163.000 milionari, (milionari in franchi Svizzeri) e il loro numero è in continua crèscita.
L’altra faccia della medaglia sono i nuovi poveri,i “working poor” che sono in calo , ma ci sono.
Per chi non fosse al corrente i working poor, sono quella marea di gente che nonostante abbiano un lavoro fisso con un’entrata fissa mensile, quello che si ritrovano in busta paga, a fine mese non è sufficiente per arrivare alla prossima busta paga conducendo un’esistenza dignitosa, sono quelli che una volta si chiamava ceto medio.
In particolar modo in questa fascia entrano i disoccupati che non hanno più diritto all’assegno di disoccupazione,le famiglie mono parentali ,donne sole ecc.
Secondo l’ufficio federale di statistica, nella confederazione Svizzera,nel 2003, erano il 7,4 % , della popolazione attiva, nel 2004 , sono scesi al 6,4 %, ma nella Svizzera del sud (sempre il sud) quella di lingua Italiana, il Cantone Ticino, sono il 12,6 %.
La conferenza Svizzera delle istituzioni che si occupa del sociale, ha stabilito che vive nella soglia di povertà, chi guadagna mensilmente , Frs. 2450 se vive solo, e Frs. 4550 una famiglia con due figli a carico, questo dedotti gli oneri sociali e le imposte alla fonte,le vere tasse se è il caso si pagano a parte.
Purtroppo bisogna dire, che ci sono tante famiglie, che pur lavorando entrambi i coniugi, si vedono costretti ad integrare le entrate con lavoretti o conduzione di portinerie, e a dover rinunciare a tante cose su se stessi, per poter presentare i figli vestiti e alimentati dignitosamente.
È doveroso anche dire che in gran parte, queste famiglie o meglio dire questa fascia sociale è alimentata da nuovi migranti , in particolar modo da Balcanici Slavi e in minor quantità da Latini d’oltre oceano,ma non mancano le famiglie Svizzere DOC.
L’emigrazione Italiana è ormai alla terza o quarta generazione, e solo la prima ha conosciuto questi disagi, le generazioni nate cresciute e formate qui, le troviamo in tutte le funzioni, dall’imprenditoria privata o alla gestione della cosa pubblica, persino in punti chiave del terziario avanzato, come istituti di credito o assicurativi.
Certo che anche gli Italiani della prima ondata migratoria ,che non sono rientrati ai paesi d’origine per restare vicini ai nipoti, e che devono vivere solo con l’assegno di vecchiaia, non se la passano tanto bene.
Tanto per fare un esempio, in Svizzera meno del 40 % dei cittadini sono proprietari della casa in cui vivono, e gli affitti non sono bruscolini.
Nella ricca Svizzera, con una popolazione di quasi 7.360.000 abitanti, ci sarebbero (fonte Caritas Svizzera 2004 ) 850.000 working poor, nel 2003 quelli che beneficiavano di un aiuto da parte dei cantoni erano circa 300.000.
Ma bisogna anche tener conto che il 50 % degli aventi diritto ad un sussidio non lo chiede, o perché non informato, o perché si vergogna ,e reputa chiedere umiliante.
E bisogna ricordate che per legge, (e la costituzione Svizzera lo dice a chiare lettere e lo impone agli stati) a ogni cittadino deve essere garantito il minimo vitale, sia Svizzero o straniero integrato.
Purtroppo ci sono delle persone,che non possono beneficiate di nessun aiuto, perché magari sono clandestini, essendo entrati in questo stato illegalmente, o con un visto turistico,che non consente il lavoro, che scade dopo tre mesi, tutta questa gente è facile preda, di sfruttatori senza scrupoli, che nel migliore dei casi li fa lavorare in nero, senza diritti ma con tanta paura, e nei casi peggiori li avviano nella prostituzione, nella malavita e nello spaccio.
Ma anche tra questa gente , si celano tante brave persone laboriose ed educate, che si integrerebbero immediatamente nel tessuto sociale se fosse loro concesso di farlo.
Giovanni Poete