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08 dic 2005Emergenza AIDS: niente farmaci e niente cibo ++di Gino Bucchino++

GINO BUCCHINO, VICE SEGRETARIO DEL COMITATO DI PRESIDENZA DEL CGIE E' STATO NEGLI ANNI PASSATI MEDICO VOLONTARIO IN AFRICA. QUESTO E' UN SUO CONTRIBUTO SULL'AIDS.
 
MONTREAL, 8 DIC. (Italia Estera) - I numeri sono di quelli che fanno rabbrividire. Quaranta milioni di persone nel mondo infettate dal virus HIV. Ogni giorno ne muoiono 8 mila, di cui 1500 bambini sotto i 15 anni.  Anche se il resto del mondo non puo’ certo dichiararsi fuori pericolo perche’ nessun paese e’ esente da questa malattia, la vera emergenza e’ nei paesi in via di sviluppo, in particolare nei paesi dell’Africa sub sahariana. E particolarmente a rischio, come al solito, sono le donne. In nazioni come Sud Africa, Botswana, Lesotho, Namibia, le donne incinte infette dal virus sono addirittura il 30 per cento. La cosa incredibile e’ che un serio piano di intervento sul fronte sanitario e alimentare potrebbe fermare, interrompere la catena di infezione e di morte. Non esiste al mondo malattia piu’ studiata e conosciuta dell’AIDS. Si sa tutto delle modalita’ di contagio, anche se molto resta da fare sul piano dell’educazione, e, a ormai venti anni dalla comparsa di questa malattia, possiamo anche dire che se pur non esiste ancora un vaccino  capace di evitare l’infezione o un farmaco in grado di curare e di fare guarire, esistono dei farmaci eccezionali in grado di mantenere sotto controllo la malattia. E allora dove sta il problema? Pazzesco doverlo dire, ma questa e’ la verita’. Le industrie farmaceutiche che detengono il monopolio dei farmaci antiretrovirali non ne vogliono sapere di abbassare il prezzo dei farmaci. L’elevato costo dei farmaci rimane quindi una barriera insormontabile per tutti i paesi poveri del sud del mondo che non posseggono alcuna capacita’ produttiva locale. E tutto cio’ alla bella faccia dell’obbiettivo di invertire le curve di infezione della malattia solennemente pronunciato dalla Dichiarazione del Millennio assunta dall’ONU nel 2000. E alla faccia delle promesse del nostro Presidente del Consiglio a Genova nel G8 del 2001, quando tanto per farsi bello davanti a Blair, Bush e Putin si lascio’ andare nell’impegno di stanziare 100 milioni di dollari per debellare le malattie endemiche dell’Africa, come appunto l’AIDS, la malaria e la tubercolosi. Impegno  ovviamente non solo  non mantenuto ma che ha avuto un devestante effetto domino dato che i soldi che avrebbero dovuto stanziare anche gli americani erano subordinati al mantenimento dell’impegno da parte dell’Italia.
Ma paradossalmente, incredibile a dirsi e a crederci, anche una massiccia distribuzione o disponibilita’ a basso costo dei farmaci antiretrovirali sposterebbe di ben poco la curva di infezione e di morte nei paesi poveri. Il fatto e’ che senza cibo guarire e’ impossibile.Insieme agli antiretrovirali il mezzo principale per tenere a bada gli effetti devastanti del virus e’ poter contare su una sana, nutriente e equilibrata alimentazione. Una sana alimentazione puo’ aiutare le persone ammalate di AIDS a rimanere in salute piu’ a lungo, dando la possibilita’ al proprio organismo di combattere le malattie tipicamente associate all’AIDS, come diarrea, polmoniti, infezioni batteriche varie e soprattutto tubercolosi che finiscono  per avere ragione con piu’ facilita’ di un fisico debilitato. Le parole chiave, le parole tristi, sono sempre le stesse: globalizzazione selvaggia, neoliberismo, neocolonianismo, insensibilita’,  cecita’ di coloro che non ridistribuiscono la ricchezza del mondo, di coloro che vogliono tutto e subito, le promesse non mantenute. E poi la beffa del PAM (il programma alimentare mondiale) che riesce si’ a distribuire qualcosa da mangiare nelle scuole, ma che paradossalmente finisce per fare piu’ male che bene. E’ solo nelle scuole infatti che il programma riesce ad arrivare. Ma in Kenia per ogni bambino che va a scuola ce ne sono altri 4 o 5 che vivono per strada, nelle baraccopoli, in continua affannosa ricerca di cibo. Spesso il bambino che va a scuola infila di nascosto tutto o parte del cibo che gli viene dato per portarlo a casa e dividerlo con i fratelli e la famiglia. Il risultato e’ che nessuno mangia a sufficienza, prolungandone la vita a tutti solo di qualche mese. Qualcuno sostiene, forse non a torto, che sarebbe meglio che qualcuno morisse e gli altri vivessero normalmente invece che morire tutti. E poi l’educazione. Tanti Paesi africani con un coraggioso piano di intervento sull’educazione che vede tanti volontari andare in giro per villaggi organizzando anche vere e proprie manifestazioni teatrali raccontano, spiegano, recitano, insegnano come fare un sesso sicuro sono riusciti a fare diminuire sensibilmente il numero degli ammalati. Papa Ratzingher dice che la soluzione esiste: castita’ e astinenza. Ma questa e’ un’altra storia.



 
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