“L’etichetta ‘Made in’ è un riconoscimento implicito alla qualità e all’identità, e uno strumento per difendere i diritti e per combattere la concorrenza sleale”
FIRENZE, 6 dic.- (Italia Estera) - Il marchio 'Made in' è necessario sia per rendere più trasparente il mercato e più informati i consumatori, sia per consentire alla manifattura europea di distinguere i propri prodotti per identità e qualità e per combattere la concorrenza sleale. E’ questa in sintesi la posizione espressa dal presidente della Regione Toscana Claudio Martini in una lettera inviata al presidente della Commissione europea Josè Manuel Barroso. Sull’istituzione del marchio, che si riferisce ai prodotti del settore tessile e abbigliamento importati nell’Unione europea dai Paesi extracomunitari, la Commissione europea dovrà pronunciarsi domani. In particolare lo schema su cui la Commissione sarà chiamata a decidere riguarda l’obbligo di apporre un’etichetta indicante l’origine dei prodotti per i Paesi extra Ue, mentre verrà lasciata ai Paesi Ue la facoltà di apporre un marchio di origine per le proprie produzioni nazionali.
“Si tratta – scrive Martini a Barroso – di un passaggio assai delicato che, pur rappresentando un compromesso rispetto alle esigenze di Regioni e territori europei, tra cui la Regione Toscana, fortemente caratterizzati dalla presenza del settore tessile e abbigliamento – testimonia un riconoscimento implicito accordato all’industria europea per poter distinguere la propria qualità anche in termini di identità”.
Il presidente indica nella missiva i motivi di fondo che rendono così importante l’introduzione del marchio: “L’indicazione del Paese dove sono avvenute le fasi determinanti della lavorazione fornisce al consumatore l’informazione diretta sul saper fare manifatturiero, sul contenuto di valori etici e di diritti civili racchiusi in ogni prodotto: diritti umani e in particolare dei lavoratori, rispetto dell’ambiente, priorità alla sicurezza e alla salute di chi utilizza i prodotti. In mancanza di tale Regolamento, invece, i cittadini europei si troverebbero ad essere danneggiati: i consumatori perché non sono in grado di distinguere i prodotti e quindi di di scegliere e di valutare il prezzo offerto, gli imprenditori e i lavoratori perché non sono in grado di far apprezzare i prodotti realizzati in condizioni etiche garantite dalle leggi del proprio Paese”.
Nel sostentere quindi l’introduzione del Regolamento europeo sul marchio Made in Martini evidenzia ancora al presidente della Commissione Ue le conseguenze che si avrebbero da una mancata approvazione: “Senza il marchio di origine made in per tutti i Paesi dell’Unione europea – scrive – ogni perdita percentuale dell’export manufatturiero corrisponde a una perdita di posti di lavoro e ricchezza interna; il mercato europeo continuerà a esserer poco trasparente e la manifattura europea dovrà continuare a battersi ad armi impari contro la concorrenza sleale”. (Italia Estera) -
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