ROMA, 3 gen - (Italia Estera) - "Il ministro Fini mi ha dato istruzioni di dire al governo yemenita che l'Italia è contraria a qualunque ipotesi di uso della forza che possa mettere in pericolo la vita degli ostaggi", lo ha detto l'ambasciatore italiano nello Yemen Mario Boffo. Il diplomatico ha aggiunto che il ministro dell'Interno yemenita gli ha confermato che Sanàa "non pianifica azioni di forza". Con il passare delle ore le parti usano toni sempre più minacciosi dando l'impressione che l'atmosfera del negoziato stia diventando più pesante. Così cresce la tensione intorno ai cinque italiani rapiti il primo dell'anno nello Yemen.
In serata c’è una dichiarazione del ministro degli esteri yemenita: "potremmo intervenire militarmente, nonostante la richiesta del governo di Roma di evitare un ricorso alle armi". Una situazione molto confusa per i cinque turisti italiani nella loro terza notte nelle mani dei sequestratori a circa 170 chilometri dalla capitale. Come si vede questa volta le autorità yemenite stanno mostrando molta determinazione e i sequestratori non hanno esitato a far sapere che "le pressioni" nei loro confronti sono troppe e che non si faranno scrupolo ad "usare misure estreme" contro gli italiani.
Le forze di sicurezza yemenite hanno continuato nella loro azione di assedio del piccolo villaggio roccioso dove si ritiene siano stati nascosti gli italiani. Si parla di circa tremila uomini dell'esercito e delle forze di sicurezza supportati da molti carri armati ed alcuni elicotteri. Una pressione che non piace ai sequestratori e che preoccupa anche il governo italiano.
Il timore che si fa strada è che gli italiani siano incappati proprio in questo giro di vite contro la strategia dei sequestri. Il primo ministro yemenita Abdel Kader Bajammal ha ripetuto che contro i rapitori sarà usato "il pugno di ferro". Immediata è stata la risposta della Farnesina: il Governo italiano chiede che "non siano intraprese azioni che possano mettere a repentaglio l'incolumità degli italiani". Ma la pressione delle forze di sicurezza yemenite non si è allentata e i rapitori hanno separato gli ostaggi proprio nell'eventualità di un blitz.
Intanto per i cinque italiani è iniziata la terza notte di angoscia: unica certezza, ribadiscono fonti investigative, è che sono trattati bene e con umanità