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Il voto degli Italiani all'Estero

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08 dic 2005VOTO ITALIANI IN CANADA: LE INTERVISTE DEL MARCO POLO: Il Sottosegretario Stefani

Il Direttore Nick Vultaggio intervista il Ministro Tremaglia, il Sottosegretario Stefani, l'Ambasciatore Colombo e il console Uberto Vanni D'Archirafi

IL SOTTOSEGRETARIO STEFANI (RESPONSABILE ITALIANI ALL’ESTERO PER LA LEGA): UNA DECISIONE CHE RISPETTA A PIENO I DIRITTI DELL’INDIVIDUO

VANCOUVER,8 DIC.- (Italia Estera) - La decisione del Governo di Ottawa cambia lo scenario del voto degli italiani all’estero per quanto concerne il Canada. Che valore avra’ secondo voi per gli italiani poter votare nelle prossime elezioni e potersi nel contempo candidare per Parlamento e Senato?
Credo che la decisione del Governo di Ottawa sia importante al di là della possibilità per i nostri connazionali di votare ed essere votati. Sancisce un principio essenziale nelle moderne democrazie, quello di potere contribuire ai destini politici del Paese d’origine, pur essendo ormai parte integrante del tessuto sociale in cui si è nati o in cui sono nati i propri genitori o nonni. Quella del governo canadese, quindi, al di là del valore che avrà per gli italiani o gli italo-canadesi di sentirsi partecipi di un grande progetto e di un grande disegno democratico, è una decisione che rispetta l’individuo.

Dopo lunghe mediazioni si è giunti finalmente ad un accordo. Quali secondo lei le ragioni dell’attesa e delle perplessità nutrite dal governo canadese? Si è trattato semplicemente di tempi burocratici?
Sinceramente non so quali siano state realmente le ragioni per le quali il governo di Ottawa abbia tardato tanto nel riconoscimento del voto in Italia per gli italo-canadesi. Probabilmente alla base di questa lunga attesa c’è stata la perplessità per così dire ‘costituzionale’ sul fatto che uno stesso soggetto potesse esprimere un voto per due distinti Paesi. Sempre se è stata questa la ragione, la rispetto, ma non posso che dirmi felice che sia stata superata, sia pure con le prescrizioni che sono state poste in materia di incompatibilità.

Prima Rai International e poi la decisione di Ottawa evidenziano la grande amicizia e l’ulteriore passo avanti nei rapporti tra Canada e Italia. La sua opinione in merito e le prospettive future di questo binomio.
Posso dire di avere seguito con attenzione e interesse la battaglia che la comunità italiana ha combattuto per la vicenda di Rai International e la sofferta decisione della Crtc, che, da organismo federale, ha dovuto vagliare con grande equilibrio una problematica delicatissima. Credo, comunque, che nel deliberato della Crtc abbia pesato in modo decisivo la bontà dei rapporti tra Canada e Italia, ma, soprattutto, la consapevolezza dell’importanza che la comunità italiana ha nel panorama dell’intero Paese nordamericano. Negare a Rai International di espandere la propria programmazione in Canada significava, oltre che negare ad un ente televisivo pubblico tra i più prestigiosi al mondo di potere raggiungere un Paese in cui è grande la ‘fame’ di italianità, anche rispondere negativamente alle istanze di una componente importante della società canadese. E ritengo che queste considerazioni valgano anche per la decisione sul voto degli italo-canadesi, che hanno saputo meritarsi la stima e il rispetto di tutto il Paese, al di là del lavoro che svolgono, del ruolo che sostengono. L’Italia è importante, insomma, anche lontano dai suoi confini.

Gli italiani in Canada rappresentano un patrimonio per l’Italia e per lo stesso Canada, grazie al contributo che hanno dato e che danno ad entrambi i paesi. Cosa ne pensa a riguardo?
Al suo interrogativo credo di avere già risposto. Italia e Canada, pur nella diversità delle rispettive società, costituiscono soggetti di uno stesso scenario sociale, culturale, ideologico. Paesi che coltivano la libertà considerandola bene irrinunciabile ed elemento fondante per la democrazia.
Se il Canada guarda con ammirazione all’Italia, alle sue bellezze, ai suoi tesori d’arte, alla sua civiltà, l’Italia guarda al Canada come riuscito modello di convivenza, capace di superare enormi barriere culturali nello spirito del reciproco rispetto.
E’ stato dichiarato da più parti che secondo lei sarebbe il caso di rimandare il voto degli italiani all’estero. E’ ancora di questa idea? E se si perché?
Purtroppo devo dire che sulle mie parole è stata giocata una partita che ho definito e definisco ancora sporca da parte di chi, avversario politico, le ha stravolte e ha voluto colpire, con me, la Lega, movimento di cui ho l’onore di fare parte. Quando ho detto che sarebbe stato opportuno rimandare di un anno il voto degli italiani all’estero non ho fatto una semplice proposta, ma ho ipotizzato una soluzione ad un problema che è sotto gli occhi di tutti, legato alle ancora molte difficoltà nell’approntare una macchina elettorale per il voto all’estero che fosse immune da qualsiasi problema che potesse inficiarne il risultato.
Ho voluto, in poche parole, dire che, se questi problemi non fossero stati tutti e completamente risolti, l’Italia non poteva permettersi di vedere una sia pure lontanissima ombra sul voto. Fermo restando che di questa possibilità data agli italiani all’estero sono stato e resto un convinto assertore, sempre che tutti coloro che hanno diritto a votare abbiamo le stesse possibilità e le stesse garanzie. Alla luce di questa spiegazione, è sempre convinto che io volessi solo rinviare il voto oppure ora pensa che la mia era una proposta quanto meno sensata?



 
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