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01 dic 2005L'editoriale di “Corrispondenza Italia”: UN PARALLELO ASIMMETRICO TRA UN CONVEGNO INAS E LE BANLIEU FRANCESI

ROMA - (Italia Estera) - Pubblichiamo qui di seguito l’ultimo numero del notiziario di Corrispondenza Italia a cura dell’Istituto Nazionale per l’Assistenza Sociale (INAS) ente di patronato della Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori CISL
UN PARALLELO ASIMMETRICO TRA UN CONVEGNO INAS E LE BANLIEU FRANCESI

ROMA, 1 dic. -(Italia Estera) -  "Prendiamo le mosse da un piccolo, parzialissimo evento, svoltosi per di più in una provincia italiana periferica su cui certo non si accendono spesso i riflettori della ribalta nazionale: Cuneo. E mettiamo, sull’altro piatto della bilancia, fatti epocali e tragici inediti per l’Europa: la rivolta delle banlieu francesi e lo scoppio della rabbia degli immigrati. Poi proviamo a vedere se tra le due punte di un tale arco voltaico, scocca una scintilla che illumini, appena per un momento, il buio pesto nel quale brancola la crisi della civilizzazione occidentale (per non dire planetarie tout-court, giacché è indubbio che il modello incarnato ancora oggi dalla nostra civiltà è quello, amato-odiato, a cui anelano tutti gli esseri umani in questa fase storica, non solo cinesi o indiani ma finanche epigoni degenerati e avvelenati come è l’aristocratico Bin Laden con la sua passata vita di magnate gaudente, nei luoghi-mito d’Europa e d’America)". Inizia così l’editoriale pubblicato nell’ultimo numero di Corrispondenza Italia, quindicinale per gli italiani all’estero dell’Inas.
"Ebbene, per chi segue minimamente l’attività del sindacato italiano e del suo patronato Inas, il punto di contatto tra questi eventi così asimmetrici non è difficile da stabilire. A Cuneo, l’Inas ha presentato, in un convegno nazionale la bozza di intesa con il Ministero dell’Interno che permetterà ai patronati di aiutare e affiancare l’istituzione pubblica statale in tema di procedure di richiesta e di rilascio dei permessi di soggiorno per gli immigrati extra-comunitari. Un esempio di società flessibile che valorizza la sussidiarietà dei corpi intermedi, l’associazionismo e il suo radicamento nel territorio, per costruire progetti concreti che danno forma e organizzazione all’impulso solidaristico e volontaristico umanisticamente naturale, "in corde scriptum": come dicevano gli antichi.
È una ricetta magica che ci permette di guardate dall’alto in basso i guai francesi? o olandesi o britannici?…Non siamo ridicoli! Lo stato francese (che merita davvero la esse maiuscola) ha fatto uno sforzo titanico che non saremmo noi in grado di imitare, per integrare musulmani o indocinesi come ieri furono integrati italiani, polacchi o armeni. Non c’è paragone possibile tra le periferie urbanizzate e decorose in cui vivono i casseurs che hanno infuocato la notti di Francia e le nostre baraccopoli sugli argini di fiumi o sotto i viadotti della Città Eterna! Oltralpe quei giovani sono cittadini a tutti gli effetti (formali, certo: ma niente a che vedere con la cittadinanza "iure sanguinis" che impronta ancora le nostre leggi e sbarra la porta ai "nuovi italiani"). Parliamo di universi opposti e – incrociando le dita – non osiamo immaginare cosa accadrà nel Bel Paese quanto i bambini gialli o neri o indù, che vanno adesso alla scuola elementare, scopriranno di essere stranieri sia nelle patrie dei loro genitori che nel Paese che li ospita e di cui conoscono la lingua e in cui magari si sono addottorati e hanno un "pezzo di carta" ancora più beffardo e inservibile di quello dei nostri figli e nipoti. Ma questo è un altro discorso. Come è un altro e serio discorso quello che differenzia l‘epopea emigratoria degli europei, italiani compresi, nelle Americhe in cui funzionava "l’ascensore sociale" che dava speranza di riscatto a chiunque avesse forza di braccia (e buona fortuna, ovviamente) e la situazione di stagnazione in cui versa il vecchio continente (Italia più degli altri). Se nelle baulieu francesi si toccano punte di disoccupazione giovanili del 40 per cento, vuol dire che l’ascensore sociale europeo si è rotto e non c’è futuro. A meno di non considerare tale il boom italico del badantato, dei vu-cumprà e della raccolta di prodotti agricoli stagionali… Ha ragione dunque l’onesto Ministro Pisanu quando su queste problematiche si astiene dalle facilonerie irresponsabilmente ottimiste di chi pensa che lo stellone italico e ‘o sole mio scioglieranno i nodi che le nostre classi dirigenti politiche lasciano aggrovigliare. Ed ecco perché valorizziamo, noi della Cisl e dell’Inas, quel prezioso e unico patrimonio rappresentato dall’iniziativa dell’associazionismo: sindacale per quanto ci riguarda, ma non solo. Quanto vale, in termini di civiltà, di ammortizzatore delle tensioni, di capacità di costruire coesione e inclusività, il ruolo delle nostre strutture? Quanto pesa in termini di vera e propria produzione di ricchezza economica e di capitale collettivo? In quali statistiche del pil si può conteggiare il lavoro, la passione, la professionalità e la dedizione dei nostri attivisti sindacali e operatori di patronato? O sono interrogativi troppo ardui per le menti di tanti soloni dalla politica, dell’economia, delle accademie e del giornalismo?".







 
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