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19 nov 2005LA FIEI SULLA CONFERENZA STATO-REGIONI-PROV. AUTONOME-CGIE

ROMA- 19 nov. - (Italia Estera) - Le innovazioni emerse negli ultimi 10-15 anni sul versante emigrazione, scaturite essenzialmente dalle esperienze di punta dell'associazionismo, e tra queste da quelle di molte organizzazioni aderenti alla FIEI, non sono ancora state in grado di modificare la prevalente lettura che della realtà migratoria viene fatta a livello delle istituzioni locali.
Salvo limitati esempi di regioni che hanno legiferato riconoscendo, almeno formalmente, emigrati ed immigrati, titolari di pari diritti e allo stesso tempo risorse preziose per lo sviluppo, la quasi generalità degli enti regionali e provinciali si è mossa in un'ottica ora assistenziale, ora esasperatamente localistica.
Solo in rarissimi casi ed in modo del tutto occasionale si è pensato di intervenire superando il tradizionale ambito dei limitati capitoli di bilancio "emigrazione", i quali hanno consentito, ad oggi, investimenti inferiori ad un centesimo della spesa corrente media pro-capite rispetto ai residenti; i risultati sono stati assai limitati nell’ assenza di una politica regionale organica verso le comunità regionali all'estero, e nella cronica carenza di un raccordo programmatico fra le Regioni, e delle Regioni con lo Stato centrale.
Il giudizio sull'operato del Governo ed in specie del Ministero per gli italiani all'estero, che in tale ambito avrebbe dovuto manifestare quantomeno capacità di orientamento, è ancora più severo perché alle molte parole hanno seguito azioni inefficaci ed all'insegna di approcci vecchi nell'impostazione e nella sostanza.
Le comunità italiane all'estero, nell'epoca della globalizzazione, costituiscono una grande opportunità per lo sviluppo locale e trasnazionale, sia in rapporto all'Italia che ai paesi d'accoglienza, e ciò vale dal punto di vista culturale, sociale ed economico.
L’acquisizione di questa consapevolezza, la messa in moto di in un reale processo in tale direzione, e quindi l'affermazione di una lettura progressiva delle nostre comunità, ha la possibilità di concretizzarsi solo se le regioni si dotano di una organica politica mirata agli interventi verso le collettività emigrate con il coinvolgimento diretto di settori (assessorati regionali) quali il lavoro, la cultura, l’educazione e la formazione, l'inclusione sociale, l’ internazionalizzazione delle PMI ecc.
L’obiettivo è che ogni regione decida e riservi una quota parte delle voci di bilancio dei singoli assessorati che sia proporzionale al numero di corregionali all'estero, in particolare relativamente alla spesa corrente mirata al superamento di situazioni di esclusione sociale o di indigenza - presenti in molti paesi -, e, parallelamente, sul piano degli investimenti sulla risorsa emigrazione, come volano di sviluppo delle attività finalizzate all’internazionalizzazione in ambito culturale, sociale ed economico. Ciò soltanto può consentire, senza particolari aggravi di spesa, di impostare seriamente un politica verso le collettività regionali all’estero.
Le modifiche alla Costituzione accentuano la responsabilità delle singole regioni ed aprono uno scenario nel quale ci sarà bisogno di concertazione tra Stato centrale e Istituzioni locali con interventi orientati al migliore esercizio della sussidiarietà istituzionale con il coinvolgimento del terzo settore di cui l'associazionismo è parte fondamentale.
In questo quadro, le cui variabili appaiono sin da ora numerose, gli interventi regionali verso le comunità all'estero hanno bisogno di un cambiamento sostanziale delle prospettive e delle modalità di programmazione ed attuazione.
E' imminente lo svolgimento della Conferenza Stato-Regioni-Province Autonome-CGIE: la FIEI auspica che il dibattito, pur condizionato quanto ai concreti esiti possibili dall'esaurimento della legislatura e dalla fine del governo in carica, possa nondimeno andare oltre le riflessioni pur doverose con le quali ci si misura già dalla precedente Conferenza e possa determinare nuovi indirizzi per una politica organica delle Regioni verso le nostre comunità.
A partire da una normazione regionale improntata a coerenza ed organicità, costruita nelle singole regioni con l'apporto dei diversi assessorati e dell’associazionismo, superando definitivamente la logica del capitolo di spesa "emigrazione".
Strumenti e modalità condivise, risorse professionali e competenze designate dai singoli assessorati, dovrebbero affiancare i già esistenti nuclei degli “Uffici Emigrazione” avviando così una strumentazione nuova per una nuova stagione delle relazioni con le nostre comunità regionali.

L'occasione della Conferenza Stato- Regioni- Province Autonome- CGIE dovrebbe essere anche il momento di presa d'atto e del definitivo superamento delle sperequazioni fra cittadini italiani all'estero determinate da legislazioni regionali differenziate che andrebbero raccordate e armonizzate, ove possibile, senza con ciò ledere la potestà legislativa delle singole regioni.

Ciò con riferimento ai tradizionali interventi assistenziali che spesso avvengono in assenza di una conoscenza dei reali fabbisogni –raramente monitorati a tappeto in modo puntuale e scientifico- e comunque separatamente, laddove sarebbe auspicabile che le regioni e le province autonome insieme alimentassero un fondo comune da gestire con criteri e modalità condivise per gli interventi specifici di tutela socio-assistenziale.

Sarebbe auspicabile anche che la molteplicità di proposte e di iniziative per una politica a tutto campo rivolta all'emigrazione trovasse una sede nella quale le diverse regioni programmassero priorità, si associassero -su obiettivi comuni di tutte le collettività- per essere più efficaci, si dividessero compiti settoriali, pur in una nuovamente ribadita autonomia delle singole regioni.

Coerenza, organicità e proporzionalità della spesa, vanno anche richieste per gli interventi del governo e degli enti ed agenzie che operano e spendono per attività rivolte all'estero.

Vale la pena di ricordare il peggioramento dei servizi per gli italiani all'estero relativamente alla rete consolare, alla carenza nella tutela dei diritti di cittadinanza (pensioni, assegno sociale), alla scuola e alla formazione professionale, così come per le attività a capo degli Istituti di Cultura.

Nelle attività di promozione turistica, di sviluppo e di internazionalizzazione delle PMI, nella cooperazione internazionale in America Latina, persiste una sottovalutazione del ruolo importante della realtà migratoria che invece andrebbe attivato e potenziato.

La Conferenza Stato- Regioni- Province Autonome- CGIE è una importante occasione per dare un segnale di novità e indicare su quali nuove basi vada collocato il rapporto tra Italia e collettività emigrate a partire dalle realtà locali ed allo stesso tempo per fondare un nuovo programma sul quale impegnare il Governo attuale e futuro ed i parlamentari della circoscrizione estero che saranno eletti alle prossime elezioni.




 
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