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17 nov 2005Smentita della Farnesina: non è stata “abolita” "la missione antisequestro" in Venezuela

ROMA - 15 nov. - (Italia Estera) - Si rileva alla Farnesina come non risponde a verità la notizia riportata da alcuni organi di stampa che “la missione antisequestro” in Venezuela sia stata “abolita”. A pubblicare la notizia è stato il  Corriere della Sera in un  pezzo  a firma di Gian Antonio Stella. La notizia è stata ripresa anche da “La Voce d’Italia” di Caracas.
Nel  pezzo dal titolo “Otto italiani rapiti in Venezuela. E il governo richiama la task force. Una ragazza l’ultima vittima. Smantellata la squadra antisequestri. Dopo il ritiro è salito il numero di azioni criminali”?  Stella  racconta del  sequestro di una connazionale di 28 anni (Paola Carlesi D’Amico, cinquantaquattresima italiana rapita negli ultimi cinque anni o meglio “quelli di cui abbiamo notizia” precisa il giornalista) e di altri sette sequestrati prima di lei e dei quali non si sa più niente: Renzo Botti, rapito quasi due anni fa a Valencia; Ornella Ferranti che sarebbe dall’agosto del 2004 nelle mani dei guerriglieri dalle parti di San Cristobal;Anita Capuozzo, 36 anni, rapita a Caracas il 20 agosto 2005; Marco Russo, 29 anni, rapito a maggio a Barquisimeto; Guido Francesco Giovannone, sequestrato a San Cristóbal a fine luglio; Silvio Stanca, scomparso il 6 agosto nel Táchira; Eliseo Lepore, rapito il 9 settembre a La Fría, ancora nel Táchira,
Di loro “non ne sappiamo niente. Peggio – scrive Stella - per rosicchiare spiccioli nel fondo del barile là dove meno si notano i tagli, il nostro governo ha abolito la missione anti-sequestro che avevamo nel Paese sudamericano. E tiene da mesi la nostra comunità, che implora un aiuto, appesa al rinvio. Forse domani, forse dopodomani, forse la settimana prossima...”
Stella ricorda che da anni gli italiani in Venezuela, arrivati soprattutto nei primi decenni del secondo dopoguerra, sono tra i principali obiettivi dei sequestri. Un problema talmente grave che, ricorda Stella, il governo italiano aveva deciso di mandare in Venezuela due specialisti, il vicequestore Filippo Bonfiglio e il tenente colonnello dei carabinieri Franco Fantozzi. “I quali – sottolinea - si erano dati da fare, girando in lungo e in largo il Venezuela, su due fronti. Il primo: pressare sui colleghi sudamericani perché spingessero a quei ritocchi legislativi (intercettazioni, pene severe per i mediatori e gli omertosi ma soprattutto blocco dei beni) che in Italia permisero di stroncare un fenomeno che per alcuni anni era stato devastante. Il secondo: stare vicino alle famiglie. Dimostrare che l’Italia non si ricorda degli emigrati, che con le loro rimesse le hanno permesso di diventare uno dei primi Paesi industrializzati, soltanto quando va a sfilare al Columbus Day o si commuove per una fiction o organizza un premio in diretta tv. Ma anche nei momenti di difficoltà”.
“Bene, questa squadretta, che al di là di questo appoggio psicologico ai parenti aveva mostrato di essere utilissima anche sul piano operativo, è stata smontata. Prima, nonostante le proteste anche in Parlamento di deputati di colore opposto come la diessina Marina Sereni o il nazional-alleato Marco Zacchera o la missione in Venezuela guidata dal senatore Riccardo Minardo, è stato richiamato Franco Fantozzi, premiato con un altro incarico, poi Filippo Bonfiglio, mandato a occuparsi del commissariato di Taormina”. E “dal quel momento gli italiani nelle mani dei banditi, che erano scesi a due, hanno ripreso ad aumentare: tre, quattro, cinque, sei... Fino all’angosciante record di oggi: otto ostaggi”.
Gian Antonio Stella, da quel giornalista di razza che è, ha anche registrato le dichiarazioni di Marisa Bafile, vice direttore de “La Voce d’Italia”: “Siamo rimasti di nuovo soli. Per una volta che un’iniziativa dell’Italia riscuoteva soltanto elogi, è stata bocciata”. Bafile aggiunge anche: “Da quel momento è cominciato un imbarazzato tira e molla con la Farnesina che promette un giorno o l’altro l’arrivo di briciole, briciole, briciole... Sono anni di vacche magre, le finanze sono in crisi, occorre tagliare... E chi lo vede un taglio nel lontano Venezuela? Anche poche decine di migliaia di euro possono far comodo. Meglio spostarli, elettoralmente, su qualche sagra della ciliegia o qualche fiera della castagna nei collegi giusti in giro per la Penisola: è da lì che arrivano i voti”.
La nota della Farnesina che smentisce così prosegue: La Farnesina segue con la massima attenzione la recrudescenza del fenomeno dei sequestri a scopo di lucro a danno di connazionali in Venezuela.
L'Unità di Crisi continua a finanziare missioni di lungo periodo di esperti antisequestri che hanno sicuramente non solo contribuito alla soluzione di numerosi casi ma anche ad un'efficace azione di prevenzione. La Farnesina ha indicato nel contempo la necessità di ampliare le competenze dell'Ufficio di Collegamento della Polizia di Stato, già attivo presso la nostra Ambasciata a Caracas, attualmente impegnato esclusivamente sul versante della lotta al narcotraffico, al fine di assicurare la massima continuità e sistematicità nel contrasto del fenomeno dei sequestri.
Prosegue inoltre con regolarità l'azione di sensibilizzazione della collettività italiana sul rischio dei sequestri e sono state consigliate, nei consueti incontri con i connazionali, concrete misure cautelative. L'azione condotta dalla Farnesina ha sin qui consentito, anche grazie alla collaborazione con le Autorità Venezuelane, la soluzione negli ultimi due anni di circa 30 casi di sequestri non solo di cittadini italiani ma anche di discendenti di italiani non in possesso di passaporto italiano.



 
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