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16 nov 2005ONU: QUALE BILANCIO ? Riflessioni ulteriori di Franco Santellocco

ALGERI, 16 nov. - (Italia Estera) - Ha suscitato numerose reazioni il mio recente articolo sull’Assemblea della FAO tenutasi a Roma in occasione del sessantesimo anniversario di questa Organizzazione.
Alcune sono state positive, mentre altre, come è normale che accada ogni volta che ci si cimenta in articoli d’opinione, hanno espresso un solo parziale apprezzamento o comunque diverse criticità nei confronti di quanto da me scritto.
A prescindere dal diverso contenuto dei singoli interventi, è già motivo di grande soddisfazione vedere l’interesse con cui tante persone si siano avvicinate a tematiche troppo spesso ignorate, perché considerate distanti e irrilevanti nella nostra piccola, ed oggettivamente un po’ egoista, realtà dorata. Tale interesse suscita speranza, perché è il sintomo di una volontà di cambiamento nel miglioramento, nella lotta a quella disarmante miseria che attanaglia buona parte del mondo, che non potrà non portare, passo dopo passo, a sempre migliori risultati concreti.
Senza fare riferimento a nessuno in particolare tra gli spunti di riflessione, numerosi e tutti interessantissimi, vorrei  precisare meglio alcuni dei punti già da me sollevati, al fine di evitare qualsiasi possibile fraintendimento.
In primo luogo, non era mia intenzione provocare alcun genere di confusione tra la FAO o qualsiasi altra Agenzia dell'ONU e l'Occidente con le sue responsabilità. E' chiaro che stiamo parlando di cose diverse, ed è altrettanto chiaro che il continuo lavoro delle Agenzie ONU, tanto sul campo che indirettamente tramite la sensibilizzazione dell’opinione pubblica, non si può paragonare a quello che purtroppo appare, al riguardo, come il sonno perenne ed imperturbabile del “civile” mondo occidentale.
Pur tuttavia, non si può tacere il fatto che la FAO, sebbene espressione di una varietà di Stati che va ben al di là del gruppo ristretto dei Paesi Occidentali e che danno il loro contributo, ciascuno nel proprio piccolo, all'andamento dell'Organizzazione, dipende in massima parte, per il suo funzionamento, dai contributi allo sviluppo concessi dagli Stati del Nord del Mondo. E ciò vale per molte altre Organizzazioni Internazionali.
Il concetto che volevo far passare, addossando all'Occidente le responsabilità dei fallimenti che in più di 50 si sono susseguiti senza sosta nell'ambito degli aiuti allo sviluppo, è che quando una qualsiasi Organizzazione, sia pure internazionale e quindi formalmente super partes, deve la sua stessa esistenza ai finanziamenti di un ben preciso gruppo di Stati, certe distinzioni tendono a diventare alquanto sottili.
In secondo luogo, lamentare una situazione di immobilismo è cosa ben diversa dall'attribuire colpe di alcun genere. Certamente, non è colpa della FAO se la fame nel mondo non ha fatto che aumentare esponenzialmente negli ultimi 60 anni: ci mancherebbe altro !
Tuttavia, bisogna ammettere che, vuoi per intrinseca inefficienza, vuoi per circostanze esterne non controllabili, non è stato fatto molto per cercare di estirpare il problema alla radice.
Io non attribuisco alla FAO nessuna colpa per ciò che è stato, ma mi rammarico a pensare come avrebbe potuto essere diverso se la FAO e le Nazioni Unite avessero funzionato meglio.
Il mio articolo non va letto come un atto di accusa, perché non era questa la mia intenzione: con questo articolo, come con tutti gli altri pubblicati a cadenza più o meno regolare, ho voluto soltanto smuovere le acque, e suscitare interesse, critiche, idee nuove per affrontare i problemi di sempre, in un mondo in cui l'indifferenza più totale sembra farla da padrone.
Ben vengano i meriti delle Nazioni Unite. Ben vengano i meriti della FAO. Ma perché sederci sugli allori di successi limitati e poco concludenti ?
Meglio, anche se più doloroso, evidenziare i punti deboli e cercare di lavorare su quelli. Con la passione di sempre che caratterizza tanti funzionari, tanti diplomatici, tanti operatori della società civile, innamorati di un lavoro che prima di tutto è una missione, che lavorano in silenzio e che vanno avanti incuranti dell'insuccesso ed animati dalla speranza di veder sorgere da queste ceneri un mondo migliore, come un'araba fenice.
A tutte queste persone, singolarmente prese, va il mio plauso e la mia stima, come già sottolineato nel precedente articolo.
Ma se mi si chiede una valutazione complessiva dell'Organizzazione in quanto tale, per onestà intellettuale devo dire che francamente vedo distorsioni che andrebbero sanate senza indugio, e successi limitatissimi e secondari che non giustificano le enormi risorse messe in ballo.
Certamente, non è colpa dell'ONU se in gran parte dei Paesi del mondo vigono ancora regimi sanguinari, dominio di dittatori spietati e criminali. Tuttavia, come spiegare che l'80% dei fondi per la cooperazione lasciano i Paesi cui sono destinati entro 6 mesi sotto forma di fuga di capitali ?
Chi da' modo ad elites corrotte e senza scrupoli di arricchirsi sulla pelle di bambini che ogni giorno muoiono di fame, consegnando loro assegni in bianco nella puerile speranza che vengano saggiamente usati ?
Al di là della necessità di confrontarsi con i Governi dei Paesi in cui si opera, perché si dà a tali Governi più credito di quanto sarebbe strettamente necessario ?
Era proprio necessario offrire il palco a personaggi come Mugabe o Chavez, per celebrare i 60 anni di un'Organizzazione che dovrebbe volerli banditi dalla scena pubblica ?
Sono tante domande, a cui cerco ancora una risposta, e che mi piacerebbe non dovermi porre.
Entro dicembre, come ampiamente sottolineato anche in altra sede, sembra che una delle più devastanti carestie degli ultimi anni si stia per abbattere sul Continente Africano. Le avvisaglie c’erano già da mesi: saremo capaci, e mi rivolgo a tutti quanti, dall’ONU al singolo operatore passando per i Governi nazionali, di intervenire tempestivamente ed efficacemente in soccorso dei nostri fratelli, invece che versare lacrime da coccodrilli ?
Sono d'accordo con quanti affermano che è stupido spendere miliardi in armamenti e guerre. Ma non dimentichiamo che è altrettanto stupido assuefarsi alla pace imposta dalla legge del più forte, e limitarsi a fare buon viso a cattivo gioco.
Quale può essere la soluzione ? Difficile a dirsi.
 
Spero soltanto che questo confronto di idee non resti isolato.
Perché dove nasce interesse, attenzione e voglia di trovare nuove strade, tra persone che mirano con onestà intellettuale e buona fede allo stesso obiettivo, pur su strade diverse, non possono che prodursi frutti duraturi e risultati concreti. 



 
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