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16 nov 2005Devolution, sì definitivo del Senato

Bossi in tribuna con moglie e figli. Berlusconi: ''Un altro impegno mantenuto''. Il dissenso di Fisichella: ''Voto contro e lascio An'' - Prodi: ''La Riforma è contro gli interessi del Paese''
ROMA - Il Senato ha dato il via libera definitivo al disegno di legge di riforma costituzionale in senso federalista. Con 170 voti a favore, 132 contrari e 3 astenuti l'Aula ha approvato definitivamente in quarta lettura il disegno di legge di riforma costituzionale che introduce devolution e premierato. I presenti sono stati 306, i votanti 305, la maggioranza richiesta era di 161. ''E' un altro impegno mantenuto. Avevamo un programma che stiamo rispettando'', è il commento a caldo del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi prima di entrare al gruppo della Lega Nord al Senato per partecipare al brindisi organizzato per festeggiare l'approvazione della riforma della seconda parte della Costituzione ed il ritorno di Umberto Bossi nella Capitale dopo la lunga malattia. Per l'occasione, verrà consegnata al Senatur una copia della nuova Costituzione con la copertina rigorosamente verde. Mentre sul balcone del gruppo della Lega Nord al Senato, in piazza San Luigi dei Francesi, campeggia uno striscione con la scritta 'Grazie Umberto'.
Il leader della Lega ha seguito le votazioni dalla tribuna degli ospiti, insieme alla moglie Manuela Marone e al più piccolo dei figli, ed ha salutato con il pugno destro alzato in segno di vittoria il sì definitivo dell'assemblea. Sui banchi del governo i ministri del Carroccio Calderoli e Maroni si sono abbracciati, il titolare del Welfare ha sventolato il fazzoletto 'verde padano' mentre Calderoli salutava il 'senatur'.

Per entrare in vigore il provvedimento, non essendo stato approvato dalla maggioranza di due terzi, dovrà ora passare al vaglio del referendum confermativo, che potrà essere chiesto entro tre mesi dalla pubblicazione della legge da un quinto dei membri di una Camera o da cinquecentomila elettori o da cinque Consigli regionali. A questo proposito, Umberto Bossi ha dichiarato: ''Non abbiamo paura del Referendum''. ''Per me gli italiani lo voteranno. Il Nord e il Sud voteranno nella stessa maniera. Non c'è paura di spaccare il Paese''. Ottenuta la conferma dell'elettorato, il Senatur ritiene che l'impianto avrà bisogno di ulteriori aggiustamenti. ''Non è facile fare una Costituzione perfetta. Tutto è perfettibile e sono consapevole che andrà perfezionata''. Quanto alle preoccupazioni del centrosinistra, il leader della Lega ha detto che sono infondate: ''La riforma della Costituzione non è qualcosa di pericoloso. Dà più poteri alle periferie, quindi alle istituzioni più vicine ai cittadini. In tutto il mondo ormai ci sono Paesi federalisti''.
Bossi fa anche sapere che la Lega voterà la legge elettorale perché ''il sistema proporzionale è più lineare''.
Anche per il ministro della Giustizia Roberto Castelli, ''è importante che il popolo si esprima''. E' chiaro, ha aggiunto Castelli, ''che bisognerà far capire bene agli italiani tutto il buono che c'è in questa riforma e battere la propaganda strumentale della sinistra che purtroppo si è abbandonata soltanto a slogan''.
Il ministro per le Riforme Roberto Calderoli ha sottolineato come la Cdl esca ''più forte'' dall'approvazione della riforma costituzionale al Senato.
Laconico, invece, il giudizio del vicepremier Gianfranco Fini. ''Hanno parlato i fatti: i voti dell'aula. Questo è il mio unico commento''.
Nella maggioranza si registra la presa di posizione contro la riforma del vicepresidente del Senato Domenico Fisichella. ''Credo di aver fatto qualcosa per la nascita e lo sviluppo di Alleanza nazionale, al cui interno mi sono costantemente impegnato perché fosse evitato l'esito federalista. Oggi siamo all'epilogo. Ne prendo serenamente atto senza malanimo verso nessuno: lascio Alleanza nazionale. Le mie dimissioni decorrono dal momento dell'approvazione di questa riforma costituzionale, cioè tra pochi minuti'', ha detto annunciando in aula a palazzo Madama il suo voto contrario.
Per il presidente dei senatori di An, Domenico Nania, invece, ''questa è una riforma fatta su mandato degli italiani, ed è a loro che rivolgiamo il nostro pensiero nel momento in cui votiamo, perché saranno loro a decidere con il referendum per il sì o per il no''. ''Con la nostra riforma - ha spiegato nella sua dichiarazione di voto - torna l'interesse nazionale contro il federalismo secessionista del centrosinistra, i cittadini hanno il potere di decidere chi li governa''.
L'esponente dell'Udc Marco Follini propone di ''smilitarizzare il referendum''. "Dopo il quarto voto parlamentare sulla riforma costituzionale resta apertissima la questione di come ricucire il tessuto istituzionale, dopo due legislature passate all'insegna della controversia - ha spiegato dopo il voto -. Continuo a credere che una buona idea sia quella di smilitarizzare il prossimo referendum, lasciando agli elettori una piena libertà di coscienza. Vorrei ricordare che nel '46 la Dc di fronte al bivio, ben più drammatico, del referendum fra Repubblica e Monarchia scelse secondo questo stesso principio, contribuendo anche così a tenere il Paese più unito intorno alle sue nuove istituzioni".
Salvatore Lauro (Cdl) nell'annunciare il si del suo gruppo ha affermato:“Ne cogliamo il tratto radicalmente innovativo  capace di abbattere le mura che ancora resistono al cambiamento”.

Duro il commento del leader dell'Unione Romano Prodi che esprime una ''profonda amarezza, come cittadino e come uomo politico'', per una riforma che ''cambia radicalmente il volto della nostra Repubblica e della democrazia italiana''. ''E' una riforma incoerente e squilibrata - scrive il Professore sul suo sito www.romanoprodi.it - che svuota il Parlamento senza rafforzare davvero la capacità di governo, che rende il Presidente del consiglio fortissimo con la Camera dei deputati e debolissimo col Senato, che rende interminabile il procedimento legislativo, che sottrae potere al Presidente della Repubblica e umilia tutte le istituzioni di garanzia, che crea un Senato privo di ogni reale rappresentatività delle regioni e delle autonomie locali, mentre si ampliano le competenze regionali fino al punto di mettere a serio rischio, aprendo la via a inaccettabili disparità fra i cittadini, la stessa unità sostanziale della Repubblica''. Per Prodi siamo davanti all'''ultimo atto'' di una ''coalizione che ha governato per cinque anni mettendo sempre e solo al primo posto gli interessi personali e quelli di parte, senza mai preoccuparsi dell'interesse generale degli italiani''.
Il presidente dei senatori Ds, Gavino Angius, nella sua dichiarazione di voto a palazzo Madama, ha osservato: ''Questa legge reca un danno al Paese in nome di uno scambio politico e di un ricatto della Lega. Si tratta di una vittoria politica di Bossi e di una sconfitta per il nostro Paese, perché questa Italia peserà sempre meno nell'Europa che si sta costruendo''. Secondo il presidente dei senatori della Margherita, Willer Bordon, ''fa bene la Lega a vantarsi di questo che il suo trionfo. Ma non è il trionfo dei suoi alleati, Udc e An in testa. La nostra antica e bella storia ci ricorda che quello che oggi viene celebrata come la vittoria di Bossi, domani sarà ricordata come una vittoria di Pirro''.
Devolution: la riforma della Cdl che cambia l'Italia  
Premier, Parlamento, iter legislativo, Presidente della Repubblica, Corte Costituzionale, Devolution: le sei mosse della «grande riforma» targata CDL che per la maggioranza di centrodestra cambierà il Paese. In attesa del referendum di giugno. Questi, in pillola, i punti salienti del ddl costituzionale che verrà domani sera approvato in via definitiva dal Senato:
PREMIER: diventa premier il candidato della coalizione che vince le elezioni. Per l’insediamento non c’è più bisogno del voto di fiducia.
Il Premier «determina» (e non più «dirige») la politica del governo.
Nomina e revoca ministri. Ha il poter di sciogliere la Camera.
PARLAMENTO: I componenti della Camera scendono a 518, dei quali 18 eletti dagli italiani all’estero.
I senatori saranno 252 eletti in ciascuna Regione contestualmente ai rispettivi Consigli.
Ai lavori del Senato partecipano, senza poter votare, rappresentanti delle Regioni.
ITER DELLE LEGGI: La Camera discute e approva le leggi sulle materie riservate allo Stato , ad esempio politica estera, immigrazione, sicurezza, politica monetaria).
Il Senato ha 30 giorni per proporre modifiche, ma è la Camera che decide in via definitiva. Al Senato spetta la competenza primaria sulle materie «concorrenti», cioè riservate sia allo Stato sia alle Regioni.
CAPO DELLO STATO: Scioglie la Camera ma solo su richiesta del Premier. Questo potere, di fatto, gli viene quindi tolto.
Rappresenta «l’unità federale della Repubblica». L’età per essere eletto scende di 10 anni: da 50 a 40.
CORTE COSTITUZIONALE: I giudici restano 15 ma cambiano i soggetti che li nominano. 7 sono eletti dal Parlamento (4 dal Senato federale e 3 dalla Camera). 4 sono scelti dal Presidente della Repubblica. 4 sono eletti dai magistrati.
DEVOLUTION: alle Regioni passa la legislazione «esclusiva» su: assistenza e organizzazione sanitaria, organizzazione scolastica; definizione della parte dei programmi scolastici di interesse specifico della Regione; polizia amministrativa regionale e locale. E’ la devolution. Se il governo ritiene che una legge regionale pregiudichi l’interesse nazionale, ne può promuovere l’annullamento.
 



 
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