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12 nov 2005Celebrato al Vittoriano il secondo anniversario della strage di Nassiriya - Ciampi ha consegnato ai familiari di quelle vittime 19 croci d'onore alla memoria

DUE ANNI FA, QUELLA MATTINA, A NASSIRIYA
 
ROMA - (Italia Estera) - Finiva alle 10.45 del 12 novembre 2003 (le 8.45 in Italia) la relativa tranquillità che aveva caratterizzato fino a quel momento la missione militare italiana in Iraq, iniziata pochi mesi prima, a giugno. Quella mattina, due automezzi imbottiti di esplosivo si lanciavano a tutta velocità contro la base 'Maestrale': 19 italiani morti (12 carabinieri, 5 soldati e due civili) e 20 feriti, 9 vittime irachene. La più grande disgrazia per le  forze armate italiane dalla fine della seconda guerra mondiale.
Sotto le macerie, 12 carabinieri della Msu (Enzo Fregosi, Giovanni Cavallaro, Alfonso Trincone, Alfio Ragazzi,  Massimiliano Bruno, Daniele Ghione, Filippo Merlino, Giuseppe Coletta, Ivan Ghitti, Domenico Intravaia, Horatio Maiorana,  Andrea Filippa); cinque uomini dell' esercito (Massimo Ficuciello, Silvio Olla, Emanuele Ferraro, Alessandro Carrisi e Pietro Petrucci); due civili, il regista Stefano Rolla, che stava facendo un sopralluogo per un film sulle missioni di pace e l' operatore della cooperazione internazionale Marco Beci.
 
 Una cerimonia solenne, toccante, vibrante di dolore ancora vivo, ma anche di orgoglio di Patria, quella che si è svolta al Vittoriano per celebrare il secondo anniversario della strage dei militari e civili italiani caduti a Nassiriya nel terrificante attacco alla base Maestrale (ribattezzata Animal House) il 12 novembre 2003. Carlo Azeglio Ciampi, con accanto la signora Franca, ha consegnato ai familiari di quelle vittime 19 croci d'onore alla memoria e 3 ai carabinieri superstiti, che rimasero gravemente feriti (il maresciallo Riccardo Saccotelli, il brigadiere Cosimo Visconti, l'appuntato Antonio Altavilla).
Poco prima il capo di stato maggiore della Difesa, Gianpaolo Di Paola, aveva rievocato i terribili momenti di due anni fa come episodi che costituiscono un "ricordo indelebile per la memoria collettiva degli italiani".
Il ministro della Difesa Antonio Martino con queste parole si è rivolto ai congiunti dei 19 nostri connazionali uccisi nell'attentato del 12 novembre del 2003, riuniti al Vittoriano: "A tutti gli italiani, ma soprattutto ai familiari dei caduti di Nassiriya, chiedo umilmente di guardare alla speranza che va germogliando in Iraq". Ha definito il 12 novembre 2003 "uno dei giorni più tristi nella storia della Repubblica".
 
"Gli irakeni - ha detto Martino, parlando davanti al capo dello Stato, e ai numerosi parenti dei caduti - partecipano in massa alle elezioni, fanno la fila per votare. E votano a rischio della vita. Sono questi cittadini, questi elettori i veri partigiani della vera resistenza irakena. La concreta rinascita degli irakeni e la loro sentita riconoscenza verso di noi conferiscono significato al sacrificio dei caduti". "Con le onorificenze di oggi - ha proseguito - lo Stato italiano, nella sua più alta espressione, tributa il dovuto riconoscimento alle vittime ed ai superstiti della strage di Nassiriya. Il conferimento della Croce d'onore ai caduti ed ai feriti attesta che l'Italia considera altissimo il valore del sacrificio". In Iraq, ha sottolineato Martino, "i soldati italiani pacificano gli altri e difendono noi. Non dobbiamo dimenticarlo. Le onorificenze alla memoria dei caduti ed ai feriti di Nassiriya, sono un ricordo, un monito, uno sprone". Nel suo intervento il ministro della Difesa ha rinnovato "il fervido cordoglio dell'Italia intera ai familiari dei caduti, nella speranza che la solidale partecipazione delle Istituzioni al loro terribile lutto possa alleviare il peso del dolore. E' ancora viva in noi - ha aggiunto - l'emozione suscitata da quella straziante notizia. Fu uno dei giorni più tristi nella storia della Repubblica". "Restammo increduli", ha ricordato il ministro. "Un attacco così barbaro e vile era ingiustificato ed ingiustificabile. La pena degli italiani fu sincera, profonda, corale. E lo è ancora oggi. L'Italia si mostrò affranta e dimostrò comprensione e condivisione verso la nostra pacificatrice missione in Iraq. E rese omaggio, insieme ai militari caduti, ai due civili morti nell'adempimento del proprio lavoro". "I nostri militari - ha sottolineato Martino - erano a Nassiriya per aiutare gli irakeni. Allora come oggi. Hanno aiutato ed aiutano uomini, donne, bambini a riprendere la convivenza civile, dopo anni di oppressione, repressione, persecuzione. Hanno aiutato ed aiutano a far funzionare gli uffici, gli ospedali, i servizi. Hanno aiutato ed aiutano le forze militari e la polizia dell'Iraq a strutturarsi secondo i principi dello stato di diritto. Hanno sfamato, curato, salvato. Non hanno preso nulla ma dato molto, in ogni senso. Questi - ha detto il ministro, rivolgendosi al presidente Ciampi - erano e sono gli uomini degli obiettivi della missione Antica Babilonia".
Il presidente della Repubblica non ha preso la parola, è rimasto ad ascoltare, accanto al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, al sindaco Walter Veltroni, al sottosegretario agli Esteri Margherita Boniver, rivivendo nella memoria il suo terribile 12 novembre. Quel giorno, Ciampi era in partenza per Washington e apprese la notizia dell'attentato mentre si recava dal Quirinale all'aeroporto. Fu il giorno più triste, la prova più dura del suo Settennato, quel viaggio, il sorvolo dell'Atlantico scandito dal bilancio sempre più grave di vite umane. Momenti che Ciampi ha rivissuto abbracciando i familiari delle vittime di quel giorno. Vedove, fratelli, madri, figlie di quei caduti, sui quali è ricaduto il peso più grande della tragedia di Nassiriya. Lo Stato ha voluto riconoscere il sacrificio dei loro cari con queste onorificenze di nuova istituzione. Per consegnarle, Ciampi ha scelto la Sala delle Bandiere, la sala più emblematica del Vittoriano, che custodisce i tricolori storici. E' un corridoio lungo e stretto, poco illuminato, con bacheche in cui sono esposte le bandiere dell'Italia unita. Qui Ciampi ha abbracciato uno per uno i familiari delle vittime, ha appuntato sul petto ad ognuno di loro la croce d'onore, ha ascoltato da ognuno quanto sia ancora vivo il dolore.
I familiari con la decorazione al petto sono poi tornati nella parte della sala in cui erano rimasti in attesa. Il picchetto d'onore ha intonato il Silenzio Fuori Ordinanza in onore dei caduti ed è stata letta la Preghiera del Soldato e la Preghiera del Carabiniere. Prima di lasciare il Vittoriano, il Capo dello Stato è andato ancora a salutare i familiari. Dopo di lui è andata anche la signora Franca. La cerimonia si è conclusa così dopo meno di un'ora.
 
Paola Fregosi, vedova del maresciallo dei carabinieri Enzo Fragosi, riassume con queste parole lo stato d' animo che accomuna i parenti delle vittime italiane di Nassiriya:"Siamo orgogliosissimi di questa Croce anche se forse in un futuro, vicino o lontano, può darsi che ci sia data la medaglia d' oro al valor militare. Adesso ringraziamo tantissimo il Capo dello Stato, le autorità che ci hanno voluto dare questa onorificenza". "Come sono passati questi due anni? Bisogna distinguere il dolore privato da quello pubblico - dice -. Noi non ci riteniamo vedove diverse. Siamo uguali a tutte le altre donne rimaste senza marito. Dal punto di vista pubblico, devo dire che abbiamo avuto un popolo italiano, le autorità e l' Arma dei Carabinieri molto, molto vicini. Ci hanno aiutato e ci stanno onorando tantissimo. Ci chiamano tuttora in giro per l' Italia, dal piccolo paese alla città ".
 
Il vicepresidente del Consiglio e Ministro degli Esteri Gianfranco Fini,  ricorda "con sentimenti di dolore ed orgoglio i diciannove caduti di Nassiryia, nel secondo anniversario di quel barbaro eccidio". "Provo dolore - ha proseguito Fini in una dichiarazione - nel commemorare la morte di uomini coraggiosi - carabinieri, soldati ed esperti civili - che vennero sottratti in modo vigliacco alle gioie della vita ed all' amore dei loro cari. Sono vicino alle famiglie delle nostre vittime, in questo anniversario che rinnova il loro sentimento di tristezza e la loro sofferenza. Ma sono anche orgoglioso. Orgoglioso di ricordare uomini che erano impegnati in una missione di pace in un Paese travagliato, dove lavoravano per riportare sicurezza, stabilità e speranza. Due anni dopo, voglio affermare a gran voce e senza retorica che il loro sacrificio non è stato vano. L' Iraq procede verso la democrazia in maniera lenta e faticosa, ma con innegabili progressi". "Dopo decenni di dittatura - aggiunge il vicepresidente del Consiglio - ha un Governo legittimamente eletto ed una Costituzione approvata dal popolo. Lo Stato di diritto si è sostituito all' arbitrio personale. I processi, regolati dai codici, si fanno nelle aule di tribunale e non più nell' oscurità delle segrete dei palazzi di Saddam Hussein. La stampa di regime ha lasciato il posto a decine di organi di informazione liberi ed indipendenti. A Nassiryia e nell' intera regione del Dhi Qar, la zona dove il nostro contingente opera con ammirevole dedizione e professionalità, sono state ripristinate condizioni di sicurezza che consentono il graduale ritorno alla vita normale. I nostri militari non hanno riportato solo la sicurezza: hanno costruito scuole ed ospedali, hanno fornito elettricità ed acqua potabile ad una popolazione stremata. Nel momento in cui si commemora un evento così doloroso e drammatico, tengo a ricordare tutto quanto l' Italia ha fatto per il miglioramento delle condizioni di vita degli Iracheni in settori fondamentali come la sanità, la formazione della pubblica amministrazione e della società civile e la ricostruzione delle infrastrutture primarie del Paese. Tutto questo - conclude Fini - non va dimenticato in questo giorno dominato da mestizia e fierezza".
 
Il segretario dei Ds Piero Fassino ha voluto ricordare il secondo anniversario della strage di Nassirya  con queste parole, inviando una lettera di amicizia e solidarietà ai familiari delle vittime, al Comandante generale dell'Arma dei Carabinieri, al Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate e al Capo di Stato Maggiore della Difesa Ammiraglio di Paola:"Nessuna parola può alleviare il dolore e l'angoscia che ha colpito i familiari, gli amici e i compagni d'arma dei caduti di Nassirya. Proprio per questo vogliamo essere loro vicini in un giorno che rinnova quel dolore".. "Quella strage - ha aggiunto Fassino - ci dice quanto odio e quanta efferatezza vi sia in chi ricorre al terrorismo, come ancora ci dimostrano gli agghiaccianti attentati di questi giorni ad Amman. Una sfida a cui dobbiamo reagire con tutte le nostre forze di uomini liberi e democratici". "La memoria dei caduti di Nassirya - ha concluso Fassino - ci stringe ancora di più intorno alle forze Armate e all'Arma dei Carabinieri, a cui deve andare la gratitudine dell'intero paese per il coraggio e la generosità con cui assolvono alla loro missione costituzionale e con cui rappresentano l'Italia nel mondo".



 
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