Fondato nel 2000 Direttore Responsabile Giuseppe Maria Pisani                  
HomeArgomentiArchivioNewsletter gratuitaChi siamoI nostri serviziContattiSegnala il sito
 
Cerca nel sito
»www.ItaliaEstera.tv
»Paolo Gentiloni é il Ministro degli Esteri italiano
»Emigrazione: Note storiche per non dimenticare - Quanti sono gli italiani all'estero?
»Direzione Generale per gli Italiani all'Estero
»Rappresentanze Diplomatiche - in aggiornamento
»AIRE Anagrafe degli Italiani all'Estero
»Servizi Consolari per gli italiani all'estero
»Autocertificazione
»Patronati italiani all'estero
»Cittadinanza Italiana all'Estero
»Il voto degli italiani all’estero
»COMITES
»CGIE Consiglio Generale degli Italiani all'Estero
»Assessorati Regionali con Delega all'Emigrazione e all'Immigrazione
»IL PASSAPORTO ELETTRONICO
»Viaggi Usa, comunicare i dati in anticipo - Registrazione anche da turisti italiani
»STAMPA ITALIANA ALL'ESTERO: quanta, dove, quanti fondi, chi li prende
»LA CONVENZIONE ITALIA-STATI UNITI PER EVITARE LE DOPPIE IMPOSIZIONI FISCALI
»La convenzione Italia-Canada per evitare le doppie imposizioni fiscali
»Ascolta la radio di New York: ICN
RomaneapoliS
www.romaneapolis.tv


Il voto degli Italiani all'Estero

Elezioni Politiche 2008

Elezioni Politiche 2006


Infocity
Messaggero di sant'Antonio
Italiani d'Argentina
  
07 nov 2005Voto all’estero: arrivano spinte ed “istruzioni” di qualunquismo

Editoriale di Nino Randazzo su"Il Globo" di Melbourne e "La Fiamma" di Sydney di lunedì 7 novembre 2005
MELBOURNE - (Italia Estera) - Non ci sono, in teoria, certezze assolute sull’appuntamento storico del primo esercizio di voto politico italiano all’estero. Tuttavia in pratica i dubbi rimasti sono minimi al punto d’apparire insignificanti. Tutto, dai segnali degli organi istituzionali preposti al funzionamento dei meccanismi elettorali alle convinzioni espresse e sottintese trasversalmente nell’intero schieramento politico di maggioranza e d’opposizione, indica che per la data ad oggi più probabile, il 9 aprile 2006, domenica delle Palme, anche la circoscrizione Estero avrà eletto i suoi 12 deputati e sei senatori al Parlamento nazionale. Per corrispondenza e col necessario anticipo per consentire lo scrutinio delle schede a Roma contestualmente al conteggio dei voti espressi in tutta Italia.
 
 L’anagrafe dei votanti all’estero non sarà perfetta, né forse potrà mai esserlo; rimane ancora da adottare un semplice e rapido provvedimento di legge per definire la detrazione dei seggi di Camera e Senato dalle circoscrizioni nazionali per passarli alle quattro ripartizioni extraterritoriali (Europa; America meridionale; America settentrionale e centrale; Africa, Asia, Oceania e Antartide); si voterà in base alla legge esistente, la 459 del 2001, indicando la preferenza, o preferenze, su schede coi nominativi dei candidati (diversamente dal progettato sistema proporzionale, con liste bloccate e assenza dei nomi dei candidati sulle schede, che invece si applicherà alle circoscrizioni nazionali). In ogni caso, si va verso il voto. E il clima di campagna elettorale è percepito con crescente chiarezza simultaneamente in patria e all’estero.
 
 Anche senza scendere ancora nei dettagli di candidature e programmi (ci sono altri tre mesi buoni allo scioglimento delle Camere), meritano di essere annotati almeno tre aspetti salienti di questo avvio di campagna elettorale tra i connazionali fuori dai patri confini. L’espressione di una volontà di partecipazione che smentisce le cassandre del disinteresse e del disimpegno. Una fiammata di esaltazioni “indipendentiste” dove bruciano l’irrealtà e il nonsense di chi ha capito poco o nulla della situazione interna italiana, e di chi al contempo in Italia ha la stupidità o l’interesse a non farla conoscere all’estero.  Il fiorire in Italia di insulse “istruzioni” sul profilo ideale del “candidato all’estero”, a presunto uso e consumo di presunti “negretti” alla periferia dell’impero.
 
 Vanno cadendo, man mano che si allargano iniziative e strategie di contatti e sondaggi pre-elettorali, le tesi di quanti hanno discettato da un decennio e passa, anche nelle file di deputati e senatori oltre che sui mass media, circa indifferenza, impreparazione, incompetenza, persino rigetto e illegittimità, dei cittadini emigrati di fronte all’esercizio di voto politico e all’elezione di rappresentanza parlamentare diretta. Ed ecco, invece, che la voglia di partecipazione traspare dalle notizie che giungono dai principali insediamenti italiani nel mondo. Una volontà che del resto aveva già cominciato ad esprimersi con l’elezione dei Comites. Ora si apre un panorama di oggettività e realtà. Gli indifferenti, gli astensionisti, i disinformati sono innegabilmente una quota degli elettori all’estero, ma si contano a milioni anche in Italia. Non per questo ne vanno di mezzo la sostanza e il valore della democrazia e del voto. Oggi l’informazione italiana all’estero, sia della carta stampata sia dei mezzi di diffusione radiotelevisiva e online, per chiunque la voglia fruire, è presente, operante, sufficientemente puntuale, disponibile e accessibile in tutti e quattro i surriportati comparti della circoscrizione Estero. Chi, per svariati motivi e circostanze, non si curava d’informarsi, di educarsi alla consapevolezza della società intorno, di farsi una coscienza civica mentr’era in patria, difficilmente cambierà abito mentale all’estero. Ma pure all’estero vive una massa di connazionali che una coscienza civica ce l’ha, che un profondo sentimento d’italianità ce l’ha e lo dimostra, che il diritto di voto intende e sa esercitarlo con convinzione, senso di responsabilità e chiarezza di scelte. Molto si può e si deve fare ancora per accelerare questo processo d’informazione e formazione, ma nelle nostre comunità nel mondo si è già ad un buon livello di sensibilità e capacità, tanto di articolare e difendere le specifiche istanze locali quanto di contribuire all’evoluzione dei processi democratici dell’Italia, alla pari con gli italiani d’Italia. 
 
 Sullo sfondo di questa situazione comincia, però, a proiettarsi un’ombra di cialtroneria illusionistica, alimentata in minima parte da avventurieri e sognatori nel mondo dell’emigrazione scollati dalla realtà italiana e in massima parte da certi ambienti d’Italia fra l’associazionistico e l’istituzionale, a loro volta pateticamente scollati dalla realtà degli italiani all’estero. E così spuntano autocandidature di “indipendenti”, filippiche e anatemi contro i partiti, non più aggregazioni indispensabili al funzionamento delle democrazie bensì tombe delle democrazie, appelli alla formazione di “liste civiche”, sbandieramento di meriti di un certo libero associazionismo, indefinito quanto impalpabile. Lasciamo correre i vari avventurieri tipo “capitan Fracassa” all’estero che lasciano il tempo che trovano. Ma chi in Italia, anche tra personaggi di alto o basso rango nelle istituzioni, invita ed incita gli elettori all’estero ad estraniarsi dalla dinamica e dalla dialettica degli schieramenti politici nazionali, forse non si rende conto che offende la dignità e danneggia gli interessi proprio di quegli elettori, perché in sostanza pretende che i 18 futuri eletti della circoscrizione Estero siano degli sradicati, dei ghettizzati, delle anime morte, dei paria o degli zombie tra i variamente ma ordinatamente allineati 950 componenti delle aule parlamentari, senza ancoraggi, senza sponde, senza alleanze, senza punti di riferimento. Oppure, ancora peggio, sogna di farne un gruppuscolo quale piccolo feudo personale.
 
 Mentre da un lato c’è chi irresponsabilmente invoca e incoraggia una specie di deriva qualunquista all’estero, proprio in un momento in cui in Italia la politica tende a riprendersi il suo ruolo genuino togliendolo all’improvvisazione populista, dall’altro è cominciata una serie di ridicole istruzioni, “made in Italy” e affidate alle agenzie stampa specializzate, su come dovrebbe o non dovrebbe essere il candidato d’oltreconfine, quali i requisiti e quali i tratti caratteriali negativi. Poco ci manca che non si istituisca una commissione, antipartitica più che apartitica, per esaminare i candidati alla candidatura nelle “colonie”.
 
 Alla fine non saranno queste spinte, non sarà il complesso dei giochi di proselitismo fuorviante, non saranno gli appelli a un vuoto indipendentismo, non sarà il nostalgico genere di retorica da “Tripoli, bel suol d’amore”, a determinare l’andamento del voto all’estero. Dove l’identità personale, i contenuti programmatici, le prove ed esperienze di produttivo collegamento con la collettività di riferimento, insieme ad una netta collocazione nel panorama politico italiano, dei singoli candidati guideranno le scelte coscienti e intelligenti degli elettori
                                                               NINO RANDAZZO
 



 
Opzioni


Stampa  Stampa

Invia ad un Amico  Invia ad un Amico


Copyright © Italia Estera 2001- 2014. Tutti i diritti riservati