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01 nov 2005Fini a Mondolibero:Il nuovo ruolo dell'Italia nel Mondo

intervista di F. Tassinari

ROMA- (Italia Estera) - Il Ministrio degli Esteri e Vice Presidente del Consiglio Gianfranco Fini, in vista della sua visita in Medio Oriente, ha concesso un'intervista a Mondolibero che la pubblica nel suo numero di ottobre 

D. Dal suo insediamento il Governo Berlusconi ha riservato grande attenzione al rilancio del ruolo dell'Italia sullo scenario internazionale. Qual è oggi il nostro ruolo all'ONU ed il peso che oggettivamente ci viene riconosciuto dalla comunità internazionale?

R. L'Italia gode di grande prestigio all'ONU in virtù del nostro convinto impegno a favore di un sistema multilaterale efficace centrato sulle Nazioni Unite. Il nostro Paese fornisce un contributo di primissimo piano a tutti i principali settori di attività dell'ONU: siamo il sesto maggiore contributore sia al bilancio ordinario sia al bilancio del peacekeeping dell'ONU, e, con oltre 10.000 militari impegnati in 20 diversi Paesi, l'Italia è anche uno dei principali fornitori di truppe alle operazioni di pace sotto l'egida delle Nazioni Unite (a comando ONU o autorizzate dal Consiglio di Sicurezza). Il nostro Paese ospita numerose Agenzie e Uffici dell'ONU, generalmente a titolo gratuito, cui fornisce anche un significativo contributo finanziario. Siamo inoltre fortemente impegnati a sostegno delle iniziative delle Nazioni Unite a favore dello sviluppo, della promozione della democrazia (va sottolineato da ultimo il nostro importante contributo al neo-costituito Fondo per la Democrazia) e dei diritti umani (ricordo in particolare le iniziative italiane per la Corte Penale Internazionale e per l'abolizione della pena di morte, e, da ultimo, per il Fondo per la Democrazia) e della tutela dell'ambiente. Tradizionalmente siamo fra i Paesi più votati alle elezioni per gli organi delle Nazioni Unite, e nel biennio 2007-2008 occuperemo un seggio non permanente in Consiglio di Sicurezza; numerosi sono inoltre gli italiani che prestano servizio presso l'Organizzazione fino ai più alti livelli. Proprio in ragione di questo impegno a tutto campo, stiamo fornendo un contributo rilevante alla messa a punto delle riforme necessarie al rilancio delle Nazioni Unite, che devono essere messe in grado di affrontare con maggior efficacia le sfide del nuovo millennio. Il nostro ruolo di primo piano all'ONU, da tutti riconosciuto, ci consente infine di affrontare con spirito costruttivo i dossier più delicati, come la riforma del Consiglio di Sicurezza: l'Italia è infatti tra i principali promotori del movimento “Uniting for Consensus”, che lavora per individuare una soluzione a tale questione che sia in grado di raccogliere il più ampio consenso in seno alla comunità internazionale.
D. Ministro Fini, Lei a fine ottobre si recherà in Medio Oriente. Il ruolo dell'Italia in quell'area è da sempre fondamentale per lo sviluppo economico, sociale e culturale delle popolazioni alle quali sembra prospettarsi un nuovo tempo di stabilità. Quali sono i programmi di fattibilità di cui l'Italia si può fare promotrice e in un qualche modo garante?
R. L'Italia, assieme ai Paesi del G8 e nel più ampio contesto dell'Unione Europea, sostiene attivamente l'azione e la strategia delineate da James Wolfensohn, Inviato Speciale del “Quartetto” (Onu, Unione Europea, Stati Uniti e Russia) per la ricostruzione economica dei Territori Palestinesi. Per la riuscita di tale piano la Comunità Internazionale e Wolfensohn stesso si sono dati un limite temporale di sei mesi entro il quale registrare concreti passi per lo sviluppo dei Territori. Certamente, tanto più si potrà promuovere lo sviluppo dei territori palestinesi, tale da consentire la nascita di uno Stato economicamente vitale che realizzi le legittime aspirazioni del popolo palestinese, quanto più verrà, d'altro canto, soddisfatta l'altrettanto legittima aspettativa di Israele di vedere garantita la sicurezza del proprio Stato e dei propri cittadini. Per favorire il successo di questo corale impegno, l'Italia ha promosso ed ottenuto un più serrato coordinamento tra i donatori internazionali per la realizzazione di un'iniziativa che rappresenta il maggior sforzo sinora esperito in campo multilaterale, e che si inserisce appieno su quanto l'Italia va da tempo sostenendo, vale a dire che occorre tradurre in realtà un grande “Piano Marshall” per la ricostruzione dei territori. Sul piano bilaterale, l'Italia effettua da tempo nella Striscia di Gaza interventi a dono nel settore sanitario, della protezione dell'ambiente e delle infrastrutture. Concediamo inoltre crediti di aiuto per la creazione di distretti industriali e per le PMI. Sui fondi disponibili per le emergenze abbiamo altresì garantito l'accesso all'assistenza medica ed abbiamo assicurato la disponibilità di medicinali, vaccini ed aiuti sanitari. Non è mancato, inoltre, il nostro aiuto nel settore della sicurezza e per l'ammodernamento dell' amministrazione pubblica palestinese. Sottolineo che l'Italia è sempre stata presente nei Territori Palestinesi, organizzando attività di formazione e istruzione che intendiamo ora sviluppare ulteriormente, attraverso l'offerta di borse di studio e corsi di formazione sia in Italia che in altri Paesi donatori, volta a creare sbocchi professionali. A tal fine contiamo anche sul coordinamento con le iniziative intraprese dagli Enti Locali italiani che già fanno parte del programma “Ali della Colomba”, creato appositamente per facilitare la collaborazione e la cooperazione tra Enti Locali italiani e palestinesi.
D. L'emergenza Afghanistan e Iraq ha in questi ultimi anni distolto l'attenzione della comunità internazionale dai Balcani e da situazioni di emergenza come il Kossovo. Quale è la situazione attuale e i programmi di sviluppo che l'Italia con la propria presenza sta portando avanti? E' previsto un suo viaggio operativo?
R. La polarizzazione dell'attenzione internazionale sulle vicende mediorientali e del Golfo non ha ridimensionato né la nostra sensibilità né il nostro impegno nei Balcani. L'Italia mantiene una forte presenza militare nella Regione, con oltre mille soldati in Bosnia Erzegovina e circa duemilacinquecento in Kossovo. Operiamo al tempo stesso per sostenere il consolidamento della democrazia e lo sviluppo economico, con un'azione a tutto campo condotta sia con iniziative di Cooperazione che con una politica incisiva anche in campo multilaterale, compreso il Gruppo di Contatto che, proprio nella fase di generale riflessione sugli assetti balcanici in cui stiamo entrando, vede riconfermata la propria funzione centrale. La nostra strategia mira a veder realizzato il processo di avvicinamento e la prospettiva di adesione dei Paesi della Regione all'UE. Non è infatti ipotizzabile che il nostro continente presenti la vistosa anomalia dell'esclusione dei paesi dell'Europa centro-orientale e meridionale, in cui vi è una forte aspirazione a ricongiungersi a noi dopo un travagliato periodo di divisioni e di conflitti. Le più recenti scelte di Bruxelles sull'avvicinamento della Croazia e della Serbia e Montenegro sono un notevole progresso nella giusta direzione e sono state appoggiate dall'Italia. Il percorso è ancora lungo, ma la direzione in cui ci muoviamo è certamente quella giusta e credo che condurrà al compimento di questo ambizioso disegno.




 
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