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Il voto degli Italiani all'Estero

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Italiani d'Argentina
  
18 mar 2002Conferenza Stato-Regioni-PA-CGIE/Il testo integrale del saluto introduttivo di F

- ROMA – Ecco il testo integrale del saluto introduttivo del Segretario generale del CGIE, Franco Narducci, alla Conferenza Permanente Stato-Regioni-Province Autonome-CGIE, in corso alla Farnesina:

Signor Sottosegretario alla presidenza del Consiglio
Signori Ministri del Governo italiano
Signori e signore Sottosegretari
Signori delle regioni e delle Province italiane
Signori e Signore Deputati
Signor sindaco di Roma
Signori e signore Ambasciatori
Signori e Signore

Aprendo la Conferenza Stato-Regioni-Province autonome- CGIE desidero anzitutto porgere a tutti un cordiale benvenuto e un augurio di buon lavoro in questi tre giorni, affinche’ siano intensi di proposte e di obiettivi raggiunti. Ringrazio la presenza dei massimi rappresentanti politici della Regione Lazio, della Provincia e della citta’ di Roma che ospitano questo appuntamento.
Ringrazio calorosamente il presidente del Consiglio che convocando la Conferenza ha dato risposta alle sollecitazioni espresse dal Consiglio Generale degli Italiani all’Estero.

La Conferenza e’ un momento storico che permette agli italiani residenti all’estero di far sentire la propria voce in una sede istituzionale per affermare il ruolo delle nostre comunita’ nel mondo e di dare il nostro contributo alla riflessione e alle soluzioni per le numerose questioni iscritte all’ordine del giorno. Ma anche per continuare ad offrire il sostegno di sempre, perche’ non abbiamo mai voltato le spalle alla nostra nazione e alle nostre radici.

Gli italiani nel mondo sono avamposti dell’Italia e delle Regioni italiane. L’Italia puo’ affrontare le nuove sfide internazionali del terzo millennio anche con lo spirito e l’immaginazione dei milioni di uomini e donne che si avventurarono verso tante destinazioni lontane.

La Conferenza si riunisce in un momento di importanti novita’ istituzionali:
- a nomina del Ministro per gli Italiani nel Mondo, incarico affidato all’Onorevole Mirko Tremaglia che per anni insieme ad altri uomini politici ha combattuto le battaglie per i diritti assieme al CGIE, e che con il sostegno della Direzione Generale degli Italiani all’Estero e Politiche Migratorie e del suo Direttore, Min. Carlo Marsili, si sta battendo con vigore per la soluzione dei problemi riguardanti i nostri connazionali emigrati;
- la seconda grande novita’ istituzionale e’ certamente l’approvazione della legge per l’esercizio del voto all’estero.
La conquista del voto all’estero e’ un avvenimento di portata storica che premia lo sforzo di quanti, in tanti anni d’impegno, hanno lavorato per riunificate sul piano dei diritti politici e civili le due Italie: l’Italia che sta in Italia e l’Italia che sta nel mondo.

Un merito particolare va riconosciuto al Parlamento italiano che nella scorsa legislatura ha saputo e voluto modificare la Costituzione istituendo la Circoscrizione estero per il voto dei cittadini italiani residenti nel mondo e che, nella presente legislatura, quasi all’unanimita’ e in tempi incredibilmente rapidi ha approvato definitivamente la legge ordinaria che rende possibile il voto per corrispondenza e l’elezione di 12 Deputati e 6 Senatori in rappresentanza delle nostre comunita’ residenti all’estero.

Soprattutto due figure meritano il nostro plauso: il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi che ha sostenuto con autorevolezza e forza morale il raggiungimento del sogno di una democrazia compiuta per i nostri connazionali emigrati, e il Ministro Tremaglia che a questo traguardo ha dedicato con tenacia, lungimiranza e spirito unitario trenta anni della sua vita.

Nessun Paese al mondo ha ora una legge tanto innovativa sul piano dei diritti politici dei propri connazionali all’estero e tanto impegnativa sul piano dell’organizzazione del voto da parte della Pubblica Amministrazione e della rete consolare.

Un appello rivolgiamo ai nostri Ambasciatori perche’ con la loro intelligenza ed autorevolezza sappiano in tempi brevi varare accordi con i Paesi che ospitano le comunita’ dei nostri connazionali in grado di garantire le condizioni migliori possibili per l’esercizio dei nostri diritti politici e civili.

Ma l’appello ai nostri massimi rappresentanti diplomatici non puo’ essere limitato alla efficace organizzazione della macchina organizzativa per il voto, perche’ bisogna potenziare la rete di protezione per i nostri lavoratori in mobilita’ internazionale e conosciamo tutti la dimensione della pressione che regna nel mondo del lavoro attuale, con aumenti dei rischi per al salute dovuti al mancato rispetto di normative precise, che per lo meno in Europa hanno identica vigenza per tutti gli Stati membri.

Oggi la nuova frontiera del lavoro e della mobilita’ italiana nel mondo si presenta completamente diversa e piu’ impegnativa. Nuove professionalita’, nuovi protagonisti, che l’Italia, lo Stato e le Regioni devono valutare a fondo per metterne a frutto le potenzialita’.

Occorre dunque riconsiderare intensamente le carenze che contraddistinguono la nostra rete consolare nel mondo, che negli ultimi anni e’ visibilmente peggiorato nonostante le possibilita’ offerte dalle tecnologie della comunicazione. Il problema vero e’ che gli organici hanno subito una continua erosione, il che ha portato alla chiusura di molte sede, un problema riconosciuto dal Parlamento nei giorni della discussione sul dramma dell’Argentina.

Quando parliamo dei servizi consolari ci sentiamo spesso accusati di voler tirare l’acqua al nostro mulino, che in definitiva e’ il mulino dei cittadini che rappresentiamo in emigrazione, cioe’ il mulino delle esigenze quotidiane, dei legami con l’Italia.
Non abbiamo avuto dubbi quando il Presidente del Consiglio ha inserito tra i parametri di valutazione dell’efficienza dei nostri diplomatici la quantita’ di affari e di prospettive che riesce ad aprire al business del “made in Italy” nel Paese o nella circoscrizione in cui opera. Tedeschi, francesi, inglesi ed altri si applicano da tempo in questo esercizio. Ed e’ naturale che tale impegno sara’ tanto piu’ prestigioso e proficuo quanto piu’ i prodotti e i servizi da promuovere nel mondo saranno competitivi per qualita’ e livelli di tecnologia e innovazione in essi contenuti. Certo parallelamente si dovrebbe mettere ordine nella giungla delle competenze dei tanti acronimi che dovrebbero fornire e trovare sostegno nei nostri diplomatici e perseguire un forte coordinamento delle varie istanze, istituzionali e non, cointeressate alla promozione della nostra economia, in una prospettiva di sistema integrato, in cui anche la promozione della Lingua e della Cultura Italiana trovi collocazione nella casella giusta, come ci insegna il modello francese in termini di turismo.

Ma pur sottoscrivendo quanto detto, ci pare che non si possano dimenticare i servizi occorrenti ai nostri cittadini all’estero e alle loro famiglie. Anche perche’ rappresentano tuttora un bacino di risorse concretamente formidabile, almeno a giudicare dagli indicatori sull’interscambio e dalla quantificazione dell’indotto che si riversa nel nostro Paese.

Il servizio consolare e’ chiamato ad un profondo rinnovamento, perche’ e’ l’immagine della nostra presenza nel mondo e le nostre comunita’ hanno fatto molta strada per cui esprimono esigenze nuove.
Non si tratta di rivendicare il debito storico dell’Italia nei confronti dei cittadini italiani emigrati ma di riconoscere che il nostro lavoro nel mondo ha accompagnato la crescita civile, economica e democratica dell’Italia, superando contrapposizioni ed egoismi.

Questa Conferenza cade anche in un altro momento dio novita’ istituzionale, la riforma del titolo quinto della Costituzione, con particolare riguardo alla potesta’ legislativa tra Stato e Regioni in materia di emigrazione, alle nuove competenze legislative attribuite dalla riforma costituzionale attuata con legge costituzionale n. 3/2201.
Novita’ che delineano un quadro operativo per il CGIE completamente innovato e che obbliga dunque a ripensare e a intensificare l’interlocuzione con le Regioni.

Le Regioni hanno accumulato un grande patrimonio di esperienze operative tra le comunita’ all’estero, anche se delimitato ai propri corregionali. Tanto piu’ dunque si tratta di coagulare un sistema di valori condivisi e di creare un saldo legame tra el prospettive d’intervento di Stato, Regioni, Province autonome e rappresentanze degli italiani all’estero, per dare concretezza ai progetti di cui discutiamo in questi ultimi anni, che sarebbe controproducente rappresentare in termini d’antagonismo. D’altronde il modello non ha istituito la Conferenza programmatica Stato –Regioni – Province Autonome – CGIE a scadenza triennale.

Le attese che il CGIE ripone nella Conferenza sono grandi e sono pari a quelle degli italiani residenti all’estero. Ci aspettiamo indicazioni precise e concrete sul lavoro intenso e appassionato prodotto in cinque tavoli tematici dai rappresentanti degli italiani emigrati e da quelli delle Istituzioni.

Nel disegnare il quadro programmatico, che costituira’ anche l’indirizzo amministrativo e operativo del CGIE, si deve dare spazio all’indispensabile sinergia fra gli aspetti nazionali e regionali per creare un meccanismo attuativo di un processo continuo. La nostra visione dei problemi e dell’impegno e’ a largo respiro ma riteniamo che gli obiettivi prioritari indicati nella bozza di documento della Conferenza che sara’ discusso domani costituiscano l’indirizzo preminente per l’elaborazione delle linee politiche del Parlamento, del Governo, delle Regioni e delle Province autonome verso le comunita’ italiane che vivono in ogni pare del mondo.

Concludo il mio indirizzo di saluto richiamando alcuni eventi che hanno visto e vedono le nostre comunita’ all’estero confrontate con drammi e problemi che stanno scrivendo la storia dei nostri giorni, la storia del mondo.

Gli attacchi terroristici dell’11 settembre a New York e a Waschington hanno chiamato in causa le nostre comunita’, la nostra gente, a prodigarsi in mille gesti di solidarieta’, di testimonianze profonde verso chi e’ stato colpito, perche’ sappiamo che questa e’ la strada per difender valori e la comune civilta’ umana.

Il dramma del popolo argentino ci ha colpito dolorosamente, non solo per i milioni d’italiani e loro discendenti che in ogni campo hanno un legame saldo con la nostra nazione.

A nome del CGGIE desidero esprimere un grande ringraziamento a tutte le istituzioni italiane, al Parlamento, al Governo, al Ministro Tremaglia, ai Presidenti delle Regioni e delle Province, e a tutte le persone anonime. Grazie per la solidarieta’ che avete manifestato e grazie per le tante iniziative che avete messo in campo.

Nell’ultimo anno il Presidente Ciampi ha visitato il Brasile, l’Uruguay, l’Argentina. Ha trovato ovunque un genuino desiderio di infondere nuova linfa nei legami con l’Italia e con l’Europa. L’Unione Europea ha iniziato un dialogo con il continente e con i Mercosur che ha suscitato aspettative e la promessa di un salto di qualita’ nei rapporti economici e commerciali. Ma non bisogna demordere, bisogna insistere, e il Governo italiano deve avere un ruolo di primo piano nel sollecitare l’Europa.

Auguro agli italiani all’estero di mantenere intatte, pur nella dialettica spesso accesa, la capacita’ di conservare, la capacita’ di unire, la capacita’ di progredire, la capacita’ di legittimita’ democratica.




 
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