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03 ott 2005Il Papa ha aperto in San Pietro l'undicesimo sinodo dei vescovi. che si concluderà il 23 ottobre

CITTA’ DEL VATICANO - (Italia Estera) -  Un mondo privo di Dio è un mondo nel quale prevalgono l'arbitrio e l'oppressione, lo spargimento di sangue e l'ingiustizia, i poteri e gli interessi di parte. Se Dio viene tollerato solo come fatto privato, se viene espulso dalla vita pubblica, la società smarrisce la bussola della misericordia e dell'amore verso il prossimo. E' questo un problema che investe in primo luogo l'occidente e la Chiesa in Europa, nodo nevralgico del cattolicesimo, luogo chiave del pontificato di Benedetto XVI.. Un’omelia dai tratti forti quella con la quale Ratzinger ha aperto questa mattina in San Pietro l’undicesimo sinodo dei Vescovi.
 Alla messa  solenne, tra canti in latino e preghiere nelle varie lingue del mondo compreso lo swahili, il Papa ha dato inizio in san Pietro all’assise dei presuli cattolici che raduna da oggi al 23 ottobre in Vaticano 256 padri sinodali da 118 paesi del mondo, 55 cardinali, 8 patriarchi, 82 arcivescovi, 123 vescovi, 36 presidenti di conferenze episcopali, 12 religiosi. Assenti i soli vescovi cinesi che non hanno avuto il permesso di uscire dal loro Paese. Il sinodo, indetto dal defunto Giovanni Paolo II che ne scelse anche il tema "L'Eucaristia, fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa", potrebbe affrontare temi delicati, quali la comunione per i divorziati risposati o la crisi delle vocazioni in Occidente. Il sinodo, istituito da Paolo VI sull'onda dello spirito conciliare che reclamava maggiore collegialità nella Chiesa, ha comunque solo potere consultivo, e non deliberativo.
 
L'immagine chiave usata dal Papa durante l'omelia, che per altro richiama le prime parole pronunciate da Ratzinger appena eletto, è quella della vigna del Signore, dell'uva buona e dell'uva cattiva, immagine che ricorre nell'antico come nel nuovo testamento. ''Sono un umile servitore nella vigna del Signore'', aveva detto Benedetto XVI quando si affacciò dal balcone della basilica vaticana per salutare i fedeli che festeggiavano la sua elezione. E oggi è tornato su questa metafora essenziale delle Scritture che racchiude, nella visione di Ratzinger, i tratti fondanti del messaggio cristiano. ''Il vino esprime la squisitezza della creazione - ha spiegato il pontefice - ci dona la festa nella quale oltrepassiamo i limiti del quotidiano: il vino 'allieta il cuore'. Così il vino e con esso la vite sono diventati immagine anche del dono dell'amore, nel quale possiamo fare qualche esperienza del sapore del Divino''.
. Il Papa ha evocato, in termini biblici, la punizione di Dio verso gli uomini e verso la stessa Chiesa incapaci di rinnovare la fede attraverso una nuova conversione. Eppure la speranza risorge perché ''Dio non fallisce''. Di particolare significato, in questo senso, le parole conclusive dell'omelia con le quali Benedetto XVI ha voluto dare impulso a una visione positiva e ricca di possibilità per il futuro: ''Se rimaniamo uniti a Lui allora porteremo frutto anche noi, allora anche da noi non verrà più l'aceto dell'autosufficienza, della scontentezza di Dio e della sua creazione, ma il vino buono della gioia in Dio e dell'amore verso il prossimo''.



 
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