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22 mar 2002Cossiga a LA STAMPA di Torino: Un break alla delegittimazione

TORINO – Il quotidiano La Stampa di Torino pubblica oggi un’importante intervista con l’ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga che propone un break da parte di governo ed opposizione, al fine di raffreddare questo clima che nel nostro Paese diventa di giorno in giorno sempre più irrespirabile. La segnaliamo ai nostri lettori


"BANDIERE ROSSE E AZZURRE INSIEME IN PIAZZA CONTRO IL TERRORISMO"
Cossiga: un break alla delegittimazione
"La sinistra la smetta di dire che ci sono i criminali al governo e Berlusconi la pianti con i comunisti che mangiano i bambini In nome dell´unità nazionale il governo rinunci all´articolo 18"


ROMA - tutta colpa della mia irruenza. Senza essere invitato, mi sono intromesso nella trasmissione "Porta a porta"".

E Fassino, presidente Cossiga, ne ha fatto le spese...

"Sì, mi sono già scusato con lui, una lettera privata e una pubblica... Ma non avrei mai telefonato in diretta se nel programma e altrove si fosse compresa la gravità della situazione".

Tutti convengono che siamo tornati agli omicidi Ruffilli, Tarantelli, D´Antona...

"Ecco, vede? Non è così!".

No?

"E´ molto peggio. Legga la rivendicazione delle Br. Lì c´è un chiaro salto di qualità".

Dove lo vede?

"L´ha scritto una mano sola, livello da docenza universitaria, visione sofisticata. Una persona che mostra di sapere e conoscere di più rispetto allo stesso documento su D´Antona".

Tornano i cattivi maestri?

"Aggiornati. Il conflitto di classe ora viene inquadrato nel nuovo punto di vista marxista-leninista espresso dai no-global, ben sintetizzato a livello scientifico dal mio amico Toni Negri nel suo libro intitolato "Impero". E questa battaglia contro l´Impero (non più Usa, Nato e multinazionali ma un sistema dove diventa soggetto politico perfino il Fondo monetario internazionale) vede nuovi attori e prefigura per la prima volta gli amici. Tra cui i fondamentalisti islamici, i palestinesi in lotta contro la "lobby ebraica"...".

Con schemi del genere si può rovesciare la democrazia italiana?

"Con un sistema politico forte e unito, certamente no. Purtroppo, il quadro è perfino più serio di quando scoppiò il terrorismo negli Anni Settanta".

Addirittura.

"Sì. Allora, perlomeno, assistevamo a tentativi disperati di unità morale, civile e politica del paese, nonostante la divisione internazionale tra i blocchi"
.

Oggi?

"La lotta di classe si sta saldando con quella politica. La crisi sociale divampa in un contesto di delegittimazione reciproca, ha ragione Emanuele Macaluso, mai conosciuta nei primi 50 anni di Repubblica".

L´opposizione nega ogni responsabilità.

"La sinistra faccia un sereno esame di coscienza. Si renda conto che le parole possono essere pietre, se non addirittura piombo".

Faccia qualche esempio.

"Debbo ricordare l´appello pre-elettorale di alcuni intellettuali per combattere Berlusconi "con tutti i mezzi"? La gara a delegittimare è cominciata lì".

Com´è proseguita?

"Con la contestazione dei leader, come D´Alema, Fassino e Rutelli, che non delegittimavano abbastanza. Quindi c´è stato il Palavobis, Dario Fo, i girotondi...".

Nulla di più innocente.

"Lo dice lei. Dove mettiamo parole d´ordine drammatiche tipo "la criminalità organizzata al potere"?".

Semplicemente riecheggiano le tesi di alcune procure.

"Certo: le accuse di toghe nere che a me non sembrano dei magistrati ma dei "black bloc"... E poi il grido "resistenza, resistenza, resistenza" lanciato dal procuratore Borrelli (nel clima che sta risorgendo, se fossi Berlusconi o Andreotti sarei poco tranquillo)".

Come se ne viene fuori?

"Servirebbe un "break" da tutte e due le parti".

Un break?

"Come nel pugilato. Da una parte si smetta di dire che c´è la criminalità al governo, dall´altra che i comunisti mangiano i bambini. Che Berlusconi è un capomafia erede di Hitler, che D´Alema e Fassino sono i nipoti di Stalin".

Lo sciopero va annullato?

"No, se resta l´articolo 18 va fatto. Il sindacato deve poter dire ai lavoratori: siamo noi, non i terroristi, a rappresentare il malessere sociale. Non devono nascere pozze d´acqua dove possano nuotare i pesci della nuova sovversione di sinistra. Certo, ci sono dei rischi...".

Di che genere?

"Temo che la Cgil non abbia più il servizio d´ordine di una volta".

Quindi?

"L´ideale sarebbe un break anche sull´articolo 18. A quel punto si potrebbe onorevolmente evitare uno sciopero che presenta delle controindicazioni per la stessa Cgil".

Le pare che Berlusconi rinunci alla sua riforma?

"Mi sembra che abbia scarsa efficacia pratica, ma molta sul piano simbolico. E lui stesso non ha bisogno di aggiungere totem allo scontro in atto".

La Confindustria la prenderebbe male.

"Sì, perché accanto alla durezza della Cgil c´è anche la rozzezza del presidente di Confindustria. Ma sa, io sono abituato a figure come Angelo Costa, Giovanni Agnelli, Guido Carli e, diciamo pure, Francesco Merloni...".

Come farebbe Berlusconi a non perdere la faccia?

"Spiegando agli italiani che sospendere l´intervento sull´articolo 18 è necessario per reagire compatti al terrorismo. Servirebbero apposite manifestazioni unitarie di tutte le forze politiche e sociali".

Bandiere rosse e azzurre insieme contro il terrorismo, propone Violante...

"Sì. E sarebbe un atto forte se si presentassero a Piazza del Popolo o a San Giovanni sullo stesso palco il presidente del Consiglio e Massimo D´Alema, i leader sindacali insieme a D´Amato (per ora non ce n´è altri) e Billè".

La famiglia Biagi rifiuta i funerali di Stato...

"Anche la famiglia Moro li rifiutò, benché fosse prevista la partecipazione del Papa. Ciò non impedisce a Berlusconi di promuovere una celebrazione solenne senza la salma. Anche in chiesa, dal momento che Biagi era socialista e cattolico".

Il ministro Scajola è nella bufera per aver ridotto le scorte.

"Se negli anni di piombo di fosse dimesso un ministro dell´Interno per ogni vittima, ne avremmo cambiati tre a settimana".

Però lei si dimise.

"Sì, ma al termine di un cammino di lotta. E dopo otto mesi ritornai come presidente del Consiglio".



 
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