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27 set 2005Irregolarità nel Comites di Puerto Ordaz. La collettività dimenticata

Editoriale di Marisa Bafile su “La Voce d’Italia” di Caracas

PUERTO ORDAZ:-(Italia Estera) -  Nonostante le ripetute denunce fatte da queste colonne, nonostante il malessere di gran parte della collettività della circoscrizione di Puerto Ordaz, nonostante le pressanti richieste rivolte alle autorità italiane, il presidente del Comites, Michele Moceri, ha continuato imperterrito a percorrere la sua strada senza mostrare il minimo rispetto verso le persone che dice di voler rappresentare. Niente di nuovo, è così ormai da molti anni.
Il tempo, però, è galantuomo e poco a poco i nodi vengono al pettine.
Non contento delle ombre che si erano addensate sulla sua elezione (ricordiamo la denuncia alle autorità locali portata avanti da due connazionali le cui buste elettorali erano state ritirate da una signora che, dopo essersi fatta passare da impiegata del Consolato, aveva firmato con il nome della moglie di Moceri), ha presieduto fisicamente il Comites solo il tempo necessario per promuovere l’assegnazione dei fondi che il governo italiano stanzia per l’insegnamento della lingua e cultura italiane nel mondo. Nel corso di una riunione a porte chiuse, senza prendere minimamente in conto le sollecitazioni di chi chiedeva la presentazione dei bilanci delle diverse istituzioni nè la spiegazione dei criteri secondo cui essi venivano assegnati, è stato dato parere favorevole all’erogazione di 68.617 euro alla scuola De Marco, 56.026 alla Montessori di Ciudad Bolívar e 44.053 alla Pirandello di Puerto Ordaz.
Come sottolineato in una lettera inviata al Console Generale Fabrizio Colaceci dai consiglieri del Comites Alberto Villani, Americo Sperduti e Ferdinando Petrucci, la scuola “Asociación Civil Luigi Pirandello” che era gestita in maniera domestica dalla signora Silvana Barbara in Moceri, moglie del presidente del Comites, ha praticamente paralizzato le attività dal momento che la famiglia Moceri vive in Italia da molti mesi. Lo stesso Moceri, nel corso di un’assemblea svoltasi il 16 aprile del 2005, aveva notificato che sarebbe stato assente fino alla fine dell’anno e proponeva, in sua sostituzione, tre nominativi per la gestione collettiva della presidenza.
Senza contare che Michele Moceri è membro fondatore dell’Associazione Civile Luigi Pirandello, come si deduce dall’atto costitutivo del 13 dicembre 2000, e la legge che regola le elezioni dei Comites nell’art.5 comma 4 prevede “non sono altresí eleggibili gli amministratori e i legali rappresentanti di enti gestori di attività scolastiche che operano nel territorio del Comitato e gli amministratori e i legali rappresentanti dei Comitati per l’assistenza che ricevono finanziamenti pubblici”.
Ottenuta l’approvazione dei fondi per corsi di italiano “congelati” o, chi lo sa, svolti a distanza, Michele Moceri, è partito delegando il lavoro di presidenza a tre membri del Comites, i consiglieri Riccardo Di Napoli, Rosario Puleo e Giuseppe Caizza. Una nomina dietro la quale, in realtà, si celava la segreta intenzione di mantenere il Comites paralizzato (niente di nuovo sotto il cielo visto che nel Comites di Caracas Moceri si era contraddistinto per la grande capacità di non fare nulla). Ecco perchè, con la severità di un maestro d’altri tempi che bacchetta gli studenti indisciplinati, ha inviato una mail seccatissima a chi (Saverio Bertolino), abbandonando l’immobilismo, aveva osato convocare una riunione con il proposito di attualizzare indirizzi, mail e telefoni dei consiglieri, cercare di capire in quale meandri si era persa la comunicazione ufficiale che avrebbe dovuto notificare al Consolato la sua designazione a nuovo segretario in sostituzione del dimissionario Paolo Padovan, chiarire dubbi riguardanti le attività contributive e il rispetto delle scadenze, scoprire se erano già stati aperti i libri contabili e, in caso positivo, a chi fossero stati affidati e dove erano stati depositati i 15mila euro, corrispondenti al preventivo dell’anno 2004, che, come confermato dal Console Generale, erano stati già assegnati e consegnati al Comites di Puerto Ordaz. Da questi fondi, infatti, i membri del Comites avrebbero voluto attingere il necessario per rendere agibile l’ufficio nei locali che il Centro Italo-Venezolano di Puerto Ordaz aveva messo a loro disposizione.
Ma, lungi dal ringraziare i suoi collaboratori che, dopo avergli accettato la lunga assenza con un gesto umanitario, stavano comunque cercando di portare avanti, in maniera onesta, l’impegno preso con gli italiani della circoscrizione di Puerto Ordaz, il presidente Moceri, ha fatto una lavata di capo, a distanza, a chi aveva avuto l’ardire di prendere la decisione di convocare un’assemblea (in realtà era una semplice e doverosa riunione) senza avviso e suo previo consenso. E, a scanso di equivoci, e per evitare che qualcuno potesse montarsi la testa nel vedere le sue assenze tanto lunghe da lasciar quasi presupporre un cambio di residenza, puntualizzava che, fino a che la legge non subirà cambiamenti, le assemblee devono essere convocate solo dal presidente e cioè da lui. Precisava anche che, a dimostrazione del suo interesse per le sorti del Comites, lui si preoccupava di inviare a tutti, dal suo lontano isolamento, il settimanale FuoriPaese, altro prodotto genuinamente fatto in casa.
Comunque una speranza, per chi voleva lavorare all’interno del Comites, organizzare in forma trasparente l’amministrazione, depositare in un conto del Comites i contributi statali, creare un regolamento interno, costituire una sede degna, diventare seria cassa di risonanza della collettività ecc., l’aveva aperta in un’altra comunicazione nella quale confessava la sua aspirazione a diventare deputato, nel qual caso, avrebbe “probabilmente” dato le dimissioni da presidente e “forse” anche da consigliere, subito dopo l’assemblea di febbraio 2006.
Il presidente Moceri ha comunque ritenuto importante varcare nuovamente l’oceano e convocare ad una assemblea per introdurre il Bilancio di Previsione per l’anno 2006. Si sa, quando si tratta di chiedere soldi al governo italiano, bisogna riprendere in mano le redini della Presidenza. L’occasione è stata propizia per riportare il Comites a casa sua. È durata ben poco la speranza di chi avrebbe voluto creare uffici degni dell’istituzione all’interno del CIV, ossia nel luogo in cui si riunisce la nostra collettività.
Le irregolarità nel Comites di Puerto Ordaz sono tali e tante, ormai, che la collettività incomincia a chiedersi se ha fatto bene a dare la propria fiducia ai connazionali eletti e sono sempre di più le persone che in passato hanno appoggiato Michele Moceri e ora sentono amarezza e delusione. Il pantano in cui è immerso il Comites di Puerto Ordaz si allarga e diventa sempre più evidente. Ben altre erano le speranze dei nostri connazionali che devono confrontarsi con problemi che si aggravano sempre di più e contavano nel Comites per avere uno strumento capace di farsi eco delle loro richieste. La gran lontananza geografica dell’oriente del paese dalla capitale era stata la motivazione addotta dalle autorità diplomatiche per la creazione di un Comites. Liquidando seccamente i dubbi di chi vi vedeva invece l’opportunità di salvare poltrone per chi le avrebbe inesorabilmente perse a Caracas. Purtroppo, però, di fronte all’indifferenza con cui apparentemente vengono seguite tante irregolarità e ammesse certe prepotenze, la lontananza appare quanto mai abissale.
Fatto il Comites, la collettività dell’oriente è stata dimenticata.




 
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