DAL CORRISPONDENTE RO PUCCI DA HOUSTON,TX – ore 15.57 ora locale
COPPERAS COVE, TEXAS. (Italia Estera) - Sembra quasi il ronzio sinistro che nei film di fantascienza alla “Alien” sta a scandire l’incubazione di un mostro. Si tratta, invece, della gente sfollata da Houston che russa nel sonno. Sonno agitato e pieno di incubi quello dell’enorme oratorio adibito ora con prontezza ed efficienza a rifugio dalla chiesa cattolica dedicata alla Sacra Famiglia. Il mostro, come invece lo chiamano tutti, e’ l’uragano Rita che s’avvicina al Texas per uccidere e distruggere.
Fino a ieri in questa palestra grande e moderna i ragazzi vi giocavano allegramente. Ora non e’ piu’ possibile. Lunghe file di materassi blu danno il conforto insperato a uomini, donne e bambini di tutte le età e di tutte le razze. Siamo a Copperas Cove, una cittadina rimasta allo stile degli anni sessanta vicino alla quale si trova la grande base dell’U.S. Army di Fort Hood. Mi hanno dirottato qui insieme a mia moglie ed a mio figlio, dopo una giornata trascorsa guidando. Una giornata interminabile, con un cielo ironicamente azzurro e con una temperatura torrida e mozzafiato che solo la lunga estate del Texas può darvi. Dopo aver lasciato precipitosamente Houston, ci siamo diretti verso Dallas seguendo le indicazioni fornite per radio quando sull’autostrada 6, nei pressi di College Station, sede della celebre universita’ A & M, i cartelli luminosi posti sulla corsia d’emergenza ci hanno annunciato che i rifugi erano già pieni.
A quel punto avevamo dovuto improvvisare. Evitando la tortura del traffico ridicolmente lento avevamo deciso di puntare ad ovest, in direzione opposta a quella prevista per l’uragano Rita dal quale cercavamo di scampare. Ed eccoci arrivati a Copperas Cove dopo dodici ore di guida, invece delle quattro che occorrono solitamente per coprire la stessa distanza venendo da Houston. Secondo un celebre modo di dire, che ora a pensarci bene suona ancora più sinistro, “piove sempre sul bagnato”. Le disgrazie come gli esami e le prove non finiscono mai. Per noi questa massacrante giornata da incubo non e’ ancora finita.
Dopo il breve conforto di un buon pasto, consumato presso un ristorante con cucina tipica del vecchio sud, eccoci giunti a destinazione e nell’impossibilita’ di andare finalmente a dormire. Tutti i motel di Copperas sono pieni e mostrano alla porta la temutissima scritta “NO VACANCY”, niente posto. Vengo a sapere che le stanze sono occupate dagli sfollati della Luisiana. Ci sarebbe da piangere se un’ ultima, chiara idea di un cervello ormai annebbiato dalla stanchezza non mi suggerisse di recarmi alla stazione locale di polizia. I due impiegati civili al dila’ del vetro del corpo di guardia mi annunciano con un sorriso incoraggiante che sono arrivato al posto giusto. Per oggi la nostra prima giornata di evacuati in fuga dal dannato uragano e’ finita e due poliziotti formali e gentili ci guidano al rifugio preparato in citta’ per gli sfollati dell’uragano. Da domani avra’ inizio la nostra vita d’accampati assieme ad altri accampati nel rifugio di Copperas dove le giornate sono estremamenre lente e passano nell’attesa dell’arrivo micidiale di Rita.
Italia Estera /RO PUCCI – HOUSTON, TX
nella foto di Ro Pucci: la notte al rifugio