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19 set 2005Considerazioni postume sulla lezione impartitaci da Katrina ++ di Roberto G. Pucci – Houston, Texas ++

HOUSTON - (Italia Estera) - Adesso e’ tempo di polemiche e di siluramenti . Non e’ certo male che s’ indaghino le cause di tante morti e di tante distruzioni anzi, e’ doveroso farlo. I Romani col loro proverbio forse piu’ conosciuto ci hanno gia’ spiegato che solo gli stupidi e gli irresponsabili  si disinteressano alle lezioni che la storia puo’ impartirci. “La storia e’ maestra di vita” o, per lo meno, essa dovrebbe esserlo. Ed in fondo, che cosa ci ha insegnato Katrina? Ci ha insegnato cose che in America ci si rifiuta di capire. Che in primo luogo  le citta’ distrutte come quelle della Louisiana, del Mississippi e dell’Alabama vanno ricostruite lontano dall’acqua e certamente sopra il livello del mare e, poi, che  e’ tempo che i costruttori americani smettano d’usare pezzi di legno e fogli di polistirolo per costruire le case d’abitazione civile.
Questa volta bisogna imparare
Assieme al divampare del fuoco delle polemiche di Washington ed al cadere delle sue prime illustri vittime si comincia gia’ a sentire dire che New Orleans risorgera’ ancora dov’era prima e piu’ bella di prima. Questa notizia, naturalmente, rassicura e rallegra gli Americani. Nessuno vorrebbe vedere sparire infatti, inghiottito dall’acqua, un pezzo importante di cultura come la citta’ di Louis Armstrong e del jazz. Il punto pero’ e’ un altro. E’ quello che riguarda la scelta del luogo della
ricostruzione che, a rigore di logica, non dovrebbe essere piu’ quello di prima.
Gli uragani che nel golfo del Messico martellano puntualmente ogni anno la stesso tratto di costa non sono certamente finiti. Oltre a cio’ i metereologi avvertono che le citta’ costiere, per l’innalzarsi del livello degli oceani, causato dallo scioglimento dei ghiacci polari, sono per il futuro ad alto rischio d’essere inghiottite dall’oceano e di scomparire.
Visto che ora di New Orleans non rimane altro che un mucchio di rottami insicuri e pericolosi, sarebbe dunque logico ricostruirla piu’ al sicuro lasciando in riva all’Atlantico solo le strutture necessarie legate alle sue attivita’ portuali.
Nessuno, poi, vuole ancora chiarire un altro punto importantissimo e cioe’ quello delle dighe  che difendevano dall’acqua la citta’. E’ assurdo pensare che queste dighe che hanno ceduto e che i militari cominciano a rappezzare siano le stesse alle quali verra’ affidato il compito di proteggere nuovamente New Orleans come se ora esistesse la certezza che Katrina sia l’ultimo uragano forza cinque che si abbattera’ su di esse.
Di conseguenza, o si sapranno  costruire nuove dighe che possano far fronte agli uragani piu’ potenti e micidiali o, per non ripetere le distruzioni e l’ecatombe di vite umane di quest’anno, bisognera’ costruire le zone residenziali della citta’ altrove e piu’ al sicuro di prima.
Una casa deve essere una casa
Chiunque volesse appendere una mensola per dei libri in un posto qualunque di una parete di una casa americana sa di non poterlo fare. Come tutti sanno, infatti, per fare cio’ bisogna trovare con un apposito strumento i montanti di legno nascosti dietro la parete ai quali ancorare la mensola col suo pesante carico di libri. Risulta evidente, da questa sola costatazione, che la tipica casa americana e’ costruita prevalentemente di materiali leggeri e che essa non ha la possibilita’ di sopravvivere all’urto formidabile di un uragano e dei suoi forissimi venti.  Chiunque avesse qualche dubbio a questo proposito e’ invitato a ripensare alle scene di distruzione totale offerteci in questi giorni dalle riprese televisive effettuate nel Mississippi dove intere citta’ sono state completamente spazzate via al passaggio di Katrina.
E’ giunto il momento che si risparmino i pochi alberi che ci ossigenano l’aria sopravvissuti agli incendi ricorrenti e che si cominci a costruire come si fa altrove, e specialmente in Europa.
Ci sono luoghi nel vecchio continente, dove sono ancora in piedi ed utilizzabili opere d’ingegneria costruite dai Romani. Queste strutture hanno subito un urto non inferiore a quello degli uragani. Esse hanno superato, infatti, le ingiurie forse peggiori causate dal passare di migliaia d’anni.
Qui’ in America belle villette ed anche interi complessi residenziali vengano costruiti nel volgere di pochi mesi adoperando solo legno, chiodi e martello. Da recente, nel giornale di Houston si leggeve “Una citta’ costruita in due giorni”. In un documentario televisivo si e’ potuto vedere addirittura che una casetta completa di tutto e’ stata costruita nel volgere d’appena tre ore e mezza. Tutto cio’ e’ certamente notevole ed impressionante ma, forse, e’ giunto il momento che ci si chieda se il tipo sicurezza  che una casa del genere in grado d’offrire e’ quella che i suoi abitanti si aspettano e che essi  meritano.
Differentemente dagli Stati Uniti e, nella stragrande maggioranza dei casi, le abitazioni del vecchio continente sono costruite di cemento all’interno del quale, per ulteriore rinforzo, sono inserite rassicuranti sbarre di ferro intrecciate fra loro. E’ quello che  in edilizia e nell’ingegneria civile viene comunemente chiamato “cemento armato”.
Nel vecchio continente quando si costruisce una casa, si comincia a scavare nel terreno una buca profonda. In questa s’innalzano colonne di cemento rinforzate da barre d’ acciaio e su di esse si costruiscono i piani della casa anch’essi di cemento e con altre barre d’acciaio al loro interno. Le pareti delle stanze sono fatte, poi, di un doppio strato di spessi mattoni con i quali occorre usare il trapano se si vuole appendere la stessa  mensola per libri dell’esempio precedente.
E’ giunto quindi il tempo che in America, con maggiore realismo e con senso di responsabilita’, si comincino a cambiare la tecnica ed i materiali di costruzione differenziandoli di piu’ da quelli del periodo pioneristico con le sue casette fatte di tronchi d’albero.
Bisogna cominciare ad imparare da coloro che hanno sempre costruito la casa per durare nei secoli e per essere passata, come un buon investimento, da padre in figlio per generazioni.
A questo punto, piu’ che cercare dei colpevoli o dei capri espiatori e’ importante studiare a fondo i particolari “tecnici” di questa tragedia per capire con chiarezza quali siano state le sue vere cause.
Si deve respingere l’idea strisciante che anche la casa, cosi’ come i computer ed altri beni di consumo, sia inclusa nella categoria “ usa e getta”. La faciloneria con cui si parla in questi giorni di spazzare via le macerie e di rifare tutto da capo, mentre da una parte e’ apparentemente incoraggiante per il suo ottimismo, d’altra parte  c’induce a temere proprio questo. Accettare questo concetto equivarrebbe ad accettare anche l’idea che gli esseri umani che hanno perso la vita a causa della mancanza di un’adeguata protezione erano destinati ad essere vittime di un fatalita’ contro cui c’era  poco o nulla da fare.  
Per il futuro, invece, si deve fare tutto il possibile per rendere piu’ sicure e piu’ resistenti all’attacco dei poderosi fenomeni della natura non solo le case ma anche  tutte quelle infrastrutture importanti, quali i ponti e le autostrade, che i venti di Katrina hanno devastato o hanno spazzato via come castelli di sabbia.
Se ci si rifiutera’ di far cio’, e se non si accettera’ ancora una volta la lezione ricevuta dalla storia, la gente di New Orleans sara’ allora morta inutilmente e per colpa della nostra cieca ed ottusa irresponsabilita’.
                              
                                                                          Sep. 9, 2005
LE DUE GUERRE (foto in bianco e nero) Foto: Roberto G. Pucci

Raccolta di donazioni nella catena di supermercati Kroeger a favore degli sfollati colpiti dall’uragano Katrina e dei militari impegnati in Iraq.





 
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