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Il voto degli Italiani all'Estero

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14 set 2005Gli italiani in Canada potranno esercitare il pieno diritto di voto alle prossime elezioni politiche ++di Giovanni Rapanà++

OTTAWA-(Italia Estera) -  Premesso che il Parlamento italiano concluda l’iter legislativo per rendere pienamente applicabile la legge sul voto degli italiani all’estero, anche gli italiani in Canada potranno votare, come avviene per gli italiani che vivono in tutti gli altri Paesi del Mondo.
La convinzione e’ che,, presto, il Governo canadese leverà le note riserve sul voto degli italiani in Canada. Nel corso dei numerosi colloqui che i rappresentanti istituzionali di tutta la comunità italiana del Quebec, presidente del Congresso Nazionale degli Italo-Canadesi, il presidente del Comites di Montreal e il sottoscritto, hanno avuto nelle ultime settimane con i deputati federali ci convincono che anche in Canada potremo votare.
Gli Onorevoli: Denis Coderre, Massimo Pacetti, Pablo Rodriguez, Eleni Backopanos e i Ministri Pierre Pettigrew e Joe Volpe. Tutti hanno manifestato molto interesse alla legge sul voto degli italiani all’estero e tutti hanno fatto notare che la decisione sarà presa collegialmente, in seno al Consiglio dei Ministri
Il Ministero degli Affari esteri canadese, dal canto suo ha svolto, ai primi di agosto, una serie di incontri per consultazioni nella comunità italiana. A Montreal ha incontrato il rappresentante locale del CGIE, la Presidente del Comites, il Presidente del Congresso Nazionale degli Italo-canadesi ed il Presidente della Fondazione comunitaria.
A Toronto il ministro ha "convocato" una serie di esponenti della locale comunità italiana: il Direttore di Villa Charities, il Direttore della Camera di Commercio Italiana di Toronto, il Presidente del Congresso sezione di Toronto, il Presidente CIBPA di Toronto.
Bisogna anche dire che il Canada, sin dal 1967, consente il possesso della doppia e della multipla nazionalità e il suo ordinamento giuridico non contiene alcuna norma che limiti la libertà ad un cittadino canadese di esercitare i diritti che derivano dalla sua doppia cittadinanza.
A ben vedere il problema e’ nato quando l’Italia, in base alla sua legge sul voto, ha chiesto al Canada una sorta di autorizzazione, o “nulla-osta amministrativo”, come viene chiamato in gergo. Quindi ha impegnato il governo canadese a fare uno studio e a valutare l’impatto sociale derivato dal fatto che anche suoi cittadini votassero per un altro Stato. Se invece l’Italia avesse operato come la Croazia, come l’Algeria ed altri Paesi, che hanno svolto le loro elezioni, con la stessa procedura italiana, ma senza chiedere nulla a nessuno, la questione a quest’ora sarebbe già risolta.
Andava anche chiarito subito, a mio avviso, il ruolo che dovrebbe assumere un eventuale parlamentare che dovesse essere eletto in Canada. Andava detto subito che questo parlamentare eserciterà il suo potere di rappresentanza al Parlamento italiano. In Canada si comporterebbe come un cittadino, come tanti. Soggetto alle leggi canadesi. Come pure, soggetta alle leggi canadesi, sarà la propaganda dei candidati per farsi conoscere.
I rapporti tra l’Italia e il Canada resteranno sempre di competenza del Ministero degli Esteri e si svilupperanno sempre attraverso la rete diplomatico-consolare.
Quindi, considerato che gli esponenti della comunità italiana, in senso ampio, che sono stati consultati dal ministro Pettigrew, non hanno manifestato una posizione contraria a che gli italiani, in possesso della cittadinanza italiana, partecipino pienamente al diritto di voto in loco, o, quanto meno, non hanno manifestato alcuna opposizione contraria motivata dal diritto positivo canadese.
Considerato che i rappresentanti degli italiani, di coloro che alla fine dovranno votare, Comites e CGIE, sono totalmente a favore del diritto del voto e lo hanno fatto presente a tutti i politici canadesi che sono andati ad incontrare.
Il Governo canadese, alla luce di queste considerazione, non ha elementi per impedire agli italiani di scegliere i loro rappresentanti al parlamento italiano, riaffermando lo stato di diritto su cui fonda la società canadese.
Se poi si considera che anche un Partito dell’opposizione ad Ottawa si e’ espresso a favore della richiesta della comunità italiana, di poter votare. Questo vuol dire che, semmai ce ne fosse bisogno, il consenso in Canada è trasversale e coinvolge tutti i partiti in Parlamento.
Forse i nostri leaders, Berlusconi e Martin, Pettigrew e Fini, trovaranno un momento per parlarne di voto all’incontro che avverrà all’ONU nei prossimi giorni, dal 14 al 20 settembre 2005, vista anche la comunanza di intenti che, in quella sede, in questo momento avvicina il Canada all’Italia.
 

                                        Giovanni Rapana’ – CGIE Canada




 
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