09 set 2005 | Per tornare ancora sul discorso di Pera ++di Nino Randazzo++ |
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MELBOURNE - (Italia Estera) - Intendiamoci, la virgolettata “ultima” replica di Pascalis a Randazzo a proposito del mio editoriale “Ma quel Pera non fa onore agli italiani all’estero” (di cui non ritratto una sola virgola) è in realtà una controreplica, che mi costringe ad una contro-controreplica. Lamentarsi ora, il Pascalis, di “insulto personale”, perché ho aggettivato con “uddiccino” la sua reale ed ufficiale collocazione politica; sostenere che nessun commentatore abbia bacchettato Pera in maniera “più veemente di Randazzo”, quando, per fare un solo esempio, in un quotidiano nazionale quale “La Stampa”, si è persino accusato il presidente del Senato di “uso perverso e personalizzato” dell’alta carica; ripetere che nel mio commento abbia impostato un ragionamento equivalente all’accusa di “bieco razzismo”, semplicemente per il richiamo alla “Difesa della razza” e al “Manifesto della razza” di fascista memoria, ignorando che avevo fatto precedere un possibile collegamento ideale fra le teorie di 67 anni fa e il discorso di Rimini dall’interrogativo “Ma a quali testi si è potuto abbeverare?” e dalla precisazione “Si possono fare solo congetture”; cercare tortuosamente di gettare ombre di incompatibilità tra la mia integrità professionale di giornalista, a prova di svariati decenni di operatività, e le mie personali opinioni politiche, libere e legittime quanto le sue: sono segni che denotano strabismo intellettuale.
Stucchevole è, poi, la ripetitività della difesa del “Pera-pensiero” – un coagulo di anti-multiculturalismo, anti-plurietnicità, anti-pacifismo, anti-diversità, anti- meticciato, anti-contaminazioni d’identità – elevato al rango di inno alla liberaldemocrazia occidentale. Bella e utile coincidenza: si trova in Italia, a Pompei, proprio in questi giorni, per un intervento a conclusione della rassegna multiculturale mediterranea “Classico pompeiano”, lo scrittore marocchino in lingua francese di grande successo internazionale Tahar Ben Jelloun. Il quale ha così commentato la sostanza del discorso di Pera: “Il meticciato è l’avvenire delle società. Non è possibile tornare a una società pura, anche perché una società con una presunta razza pura non è mai esistita. Difendere un feticcio di questo genere è un primo passo verso un razzismo inespresso e pericoloso. Il meticciato è nella natura dell’uomo, è il fine ultimo, lo scopo del mondo. Non si può fermare la trasmigrazione delle persone, dei popoli. E’ contro la logica della storia. Mi sembrano discorsi ridicoli di chi non conosce la Storia”.
E con l’enfasi sulle parole-chiave “primo passo verso un razzismo inespresso e pericoloso” (senza l’aggettivo “bieco”) intendo anch’io chiudere una polemica che ognuno potrà giudicare in base alla propria intelligenza e sensibilità.
NINO RANDAZZO Presidente I Commissione CGIE
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