Fondato nel 2000 Direttore Responsabile Giuseppe Maria Pisani                  
HomeArgomentiArchivioNewsletter gratuitaChi siamoI nostri serviziContattiSegnala il sito
 
Cerca nel sito
»www.ItaliaEstera.tv
»Paolo Gentiloni é il Ministro degli Esteri italiano
»Emigrazione: Note storiche per non dimenticare - Quanti sono gli italiani all'estero?
»Direzione Generale per gli Italiani all'Estero
»Rappresentanze Diplomatiche - in aggiornamento
»AIRE Anagrafe degli Italiani all'Estero
»Servizi Consolari per gli italiani all'estero
»Autocertificazione
»Patronati italiani all'estero
»Cittadinanza Italiana all'Estero
»Il voto degli italiani all’estero
»COMITES
»CGIE Consiglio Generale degli Italiani all'Estero
»Assessorati Regionali con Delega all'Emigrazione e all'Immigrazione
»IL PASSAPORTO ELETTRONICO
»Viaggi Usa, comunicare i dati in anticipo - Registrazione anche da turisti italiani
»STAMPA ITALIANA ALL'ESTERO: quanta, dove, quanti fondi, chi li prende
»LA CONVENZIONE ITALIA-STATI UNITI PER EVITARE LE DOPPIE IMPOSIZIONI FISCALI
»La convenzione Italia-Canada per evitare le doppie imposizioni fiscali
»Ascolta la radio di New York: ICN
RomaneapoliS
www.romaneapolis.tv


Il voto degli Italiani all'Estero

Elezioni Politiche 2008

Elezioni Politiche 2006


Infocity
Messaggero di sant'Antonio
Italiani d'Argentina
  
05 ago 2005MARCINELLE: UNA TRAGEDIA DA RICORDARE ++di Franco Santellocco++

ALGERI - Fra qualche giorno, l’8 agosto, ricorre l’anniversario della tragedia di Marcinelle, l’evento che oggi, su iniziativa del Ministro per gli Italiani nel Mondo, è simbolo del sacrificio e della sofferenza di tutti  gli emigranti.
Percorrendo la tranquilla pianura della Vallonia, interrotta dai canali che collegavano un tempo i centri minerari, si intravedono le collinette cresciute all’uscita dei pozzi delle miniere di carbone con i materiali di scarto della produzione.
La polvere di quelle collinette è finita per decenni nei polmoni dei minatori, ne ha compromesso la salute, messo a serio rischio la sopravvivenza e la possibilità di continuare ad inviare le rimesse necessarie alla vita delle famiglie lasciate in Patria.
L’emigrazione in Belgio fu il frutto di un odioso scambio fra essere umani ed energia, sotto forma di quintali di carbone per ogni lavoratore. Erano tempi in cui l’assistenza e la protezione della vita, il conforto, erano affidati all’opera di qualche missionario ed alla propria costituzione fisica, che ci si augurava robusta e psichicamente matura.
L’augurio che accompagnava la durezza della vita del minatore era di arrivare al decimo anno senza contrarre la silicosi, per avere almeno diritto ad una miseria di liquidazione per fine lavoro.
Era infatti politica delle Società minerarie sottoporre ad esame fisico i lavoratori allo scadere del nono anno, per cogliere, senza pietà, l’opportunità di licenziare, in caso di silicosi, senza diritto a benefici di carattere economico.
A questo proposito non posso non ricordare un libro emozionante ed avvincente, scritto a quattro mani sui ricordi di un personaggio straordinario, conosciuto di sfuggita e troppo brevemente a casa di un amico comune.
Affascinava il modo di raccontare le vicende della sua vita, la dignità e la forza che ispiravano il suo agire, l’incedere lento, sostenuto da un bastone, che appariva inarrestabile.
Carmelo Sità era un minatore, 5 figli ed una moglie, licenziato perché colpito da silicosi.
Nato solido pastore calabrese, emigrato per fuggire la miseria, l’ingiustizia e la persecuzione, non si arrese, lottò, acquistò una pecora, cominciò a  venderne il latte, continuando la sua battaglia per la vita fino a creare una solida azienda casearia e costruire una sicura posizione per sé e la famiglia nei pressi di La Louvière.
Mantenne saldo il legame affettivo con l’amata Mammola, da cui aveva portato una pianta di limone che custodiva nel suo giardino come se fosse un tesoro prezioso, curò che figli e nipoti conservassero l’uso della lingua italiana, ingioiellata qua e là da espressioni calabresi.
Erano uomini di questa tempra quelli che affrontavano il lavoro in miniera, è questa l’immensa ricchezza umana che abbiamo portato nel mondo ed in particolare in Belgio.
Allo stesso modo, con ammirazione ed affetto, ricordo la partenza, qualche volta il ritorno, spesso i racconti dei miei compaesani Abruzzesi, impegnati all’estero, ma portatori ovunque di solida dirittura morale, grande volontà di operare, grande senso dell’Amicizia.
A tutti loro, per ricordarne i sacrifici e le sofferenze, per condividere la nostalgia, nell’avvicinarsi dell’anniversario di Marcinelle, vorrei far giungere in qualità di Presidente della Confederazione delle Associazioni Abruzzesi nel Mondo, un abbraccio fraterno ed amichevole.
                                                            Franco Santellocco



 
Opzioni


Stampa  Stampa

Invia ad un Amico  Invia ad un Amico


Copyright © Italia Estera 2001- 2014. Tutti i diritti riservati