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15 lug 2005Il Consiglio dei Ministri ha approvato il DPEF.

ROMA - (Italia Estera) - Il Consiglio dei Ministri, dopo ampia ed approfondita relazione del Ministro dell’economia e delle finanze, Siniscalco, ha approvato il Documento di programmazione economica e finanziaria, che introduce la manovra di finanza pubblica 2006-2009. 
Il DPEF ha una struttura coerente con quella del Programma nazionale di Stabilità, è redatto in base alle regole del nuovo Patto di stabilità e crescita europeo ed indica alcune linee di intervento necessarie per dare impulso alla crescita economica del Paese. 
Nel DPEF, il Governo stima che l’attuale fase di ristagno non durerà a lungo e quindi per il 2006 e il 2007, in linea con la Commissione europea e in modo prudenziale, prevede una crescita intorno all’1,5%, lievemente superiore alla crescita potenziale. 
Su questa ipotesi, l’indebitamento passerà dal 4,3% del 2005 al 3,8% del 2006 e al 2,8% del 2007 rispetto al PIL, mentre il rapporto debito/PIL scenderà dal 108,2, rispettivamente al 107,4 e 105,2 per cento, in linea con la raccomandazione all’Italia approvata dal Consiglio dei ministri economici e finanziari (Ecofin) del 12 luglio scorso. 
Le specifiche azioni per dare impulso alla crescita economica saranno analizzate nell’ambito del processo di Lisbona e presentate nel Programma nazionale per la crescita e l’occupazione e dovranno essere basate su cinque classi d’interventi: 
1) potenziamento delle infrastrutture del Paese; 2) liberalizzazioni nel mercato dei prodotti e soprattutto nei servizi; 3) alleggerimento del carico tributario sul prodotto e sul costo del lavoro delle imprese; 4) difesa del potere d’acquisto delle famiglie; 5) proseguimento nell’aggiustamento strutturale del bilancio pubblico, tenendo in considerazione il ciclo economico e la qualità della finanza pubblica. 
Le linee programmatiche saranno riflesse nella legge finanziaria per il 2006.
 
Ieri sera il Documento di Programmazione Economico e Finanziaria per gli anni 2006-2009 è stato presentato alle Regioni e agli Enti locali dal Governo a Palazzo Chigi.
A giudizio delle Regioni e degli Enti locali il Documento di Programmazione Economico e Finanziaria di quest’anno è coerente con il Programma di Stabilità, redatto in base alle regole del nuovo Patto di Stabilità e Crescita. E’ molto conciso e il suo contenuto è principalmente macroeconomico. Le specifiche azioni per la crescita, che sono parte essenziale della politica economica e sono ovviamente coerenti con le linee esposte nel DPEF, saranno finalizzate nell’ambito del processo di Lisbona e presentate nel Programma Nazionale per la Crescita e l’Occupazione. Il Programma di Infrastrutture Sfrategiche previsto dalla legge obiettivo è contenuto in una seconda parte del Documento.
La raccomandazione Europea sul conti italiani: Il Consiglio europeo dei ministri economici e finanziari (Ecofin), il 12 luglio ha approvato la raccomandazione sulla finanza pubblica dell’Italia ai sensi dell‘articolo 104(7) del Trattato, basata su dati passati e prospettici.
Dopo una serie di revisioni nell ‘applicazione dei criteri contabili Eurostat, il deficit è stato collocato al 3,2 per cento del PIL nel 200], nel 2003 e nel 2004, In base alle stesse revisioni, il debito si è ridotto dal 110,9 per cento del 2001 al 106,6per cento del 2004.
Sulla base di queste considerazioni il Consiglio Ecofin ha approvato una raccomandazione che prevede:
i) “un ‘applicazione rigorosa della legge finanziaria per il 2005” tale che, assumendo crescita zero, e misure una tantum pari allo 0,4 per cento del P1L, il deficit nominale non superi il 4,3 per cento del PIL e il deficit strutturale al netto delle una tantum continui a migliorare in modo sensibile;
ii) l’attuazione delle “necessarie misure di aggiustamento permanenti e al netto delle una tantum che assicurino un aggiustamento cumulato pari all’ 1,6 per cento nel biennio 2006-7 rispetto al 2005, con metà dell ‘aggiustamento concentrato nel 2006”;
iii) una riduzione soddisfacente del rapporto debito-,PJL in linea con la correzione del deficit eccessivo, ristabilendo nel medio periodo un livello adevato di avanzo primario e controllando i “fattori sotto la linea” diversi dal deficit.
La raccomandazione è stata formulata sulla base della tabella che segue, redatta per la prima volta in base al nuovo Patto di Stabilità e Crescita. Il processo di aggiustamento riportato nella tabella costituisce il nucleo del Documento di programmazione economico e finanziaria.
Riteniamo la raccomandazione europea equilibrata poiché richiede un sentiero di aggiustamento credibile e strutturale, senza imporre una manovra restrittiva in una fase di rallentamento dell’economia.
Aggiustamenti severi devono invece avvenire nei periodi di alta crescita, contrariamente a quanto avvenuto nel biennio 1999-2001 quando l’indebitamento strutturale al netto delle misure una tantum è salito dal 2,] per cento al 4,8 per cento del PIL.
Il programma di politica economica delineato dal DPEF. che presuppone un tasso di crescita medio annuo intorno all ‘1,5 per cento, consente un aggiustamento di finanza pubblica sufficiente a ridurre l ‘indebitamento e il rapporto debito/PIL, e a migliorare la sostenibilità della finanza pubblica nel lungo periodo.
L ‘impostazione di politica economica rimane quella tracciata nel DPEF dello scorso anno In particolare, il tetto alla spesa introdotto con la Legge Finanziaria 2005 permette la riduzione graduale della spesa pubblica e dell’indebitamento.
La velocità dell ‘aggiustamento dipende però in modo cruciale dal tasso di crescita. A titolo di esempio e di simulazione, se I ‘economia tornasse a crescere intorno al 2,5 per cento nel medio periodo, come in diversi paesi Europei, 1 ‘indebitamento rientrerebbe sotto il 3 per cento entro il periodo di previsione, senza bisogno degli interventi aggiuntivi previsti dal presente documento.
Il problema fondamentale della finanza pubblica è quello della bassa crescita Per questo motivo la politica economica dei prossimi anni dovrà essere innanzitutto incentrata sulla crescita.
La bassa crescita: L ‘economia italiana soffre da molti anni di difficoltà strutturali che si rifiettono in un tasso di crescita insoddisfacente e sistematicamente inferiore a quello dei principali paesi industriali. La crescita potenziale, superiore al 4 per cento nel 1970, è scesa intorno al 3 per cento all’inizio degli anni ottanta, all’ 1,5 alla metà degli anni novanta, all’ 1,3 per cento di oggi.
Le cause della lenta crescita reale e potenziale sono identjficate nella scarsa dinamica della produttività del settore industriale, nell ‘insufficiente liberalizzazione nel settore energetico e dei servizi, nella dotazione ancora care nte di infrastrutture materiali e immateriali, nel peso eccessivo del debito pubblico.
In questo contesto anomalo, il Governo ha aumentato in modo strutturale la spesa per investimenti in infrasrrurture, ha posto sotto controllo la spesa corrente facendola crescere tendenzialmente meno del l’iL nominale, ha ridotto le imposte e ha introdotto riforme che favoriranno l’aumento del PIL potenziale e la riduzione del tasso di disoccupazione, che ha raggiunto il 7,9 per cento a fine 2004. Dal 2001 ad oggi gli occupati sono aumentati di circa 1,100.000 unità. Negli ultimi dodici mesi l’aumento è stato di 3 0& 000 addetti, di cui 237.000 a tempo indeterminato. Ciò conferma il buon funzionamento della ròrma del mercato del lavoro varata in questa legislatura.
Il Governo stima che la fase di ristagno non durerà a lungo- Per il 2006 e il 2007, in linea con la Commissione e in modo prudenziale, si prevede una crescita intorno all’ 1,5 per cento, lievemente superiore alla crescita potenziale
La politica economica: La ripresa della crescita reale e potenziale è il primo obiettivo per il nostro Paese. Sin dal 1992, la politica economica si è limitata all ‘aggiustamento del bilancio pubblico.
Senza crescita è impossibile realizzare un aggiustamento sufficiente delle finanze pubbliche, e in particolare del rapporto tra debito pubblico e PIL.
Senza crescita è impossibile ribaltare il clima di fiducia che influenza le decisioni di consumo e investimento.
A problemi di crescita si risponde con politiche per la crescita.
Su questo piano sarebbe illusorio attendere un aiuto dall ‘Europa. Per rilanciare la crescita serve innanzitutto una politica economica nazionale basata su cinque classi di interventi.
1) A livello di paese occorre innanzitutto potenziare la domanda e le infrastrutture, accelerando gli investimenti in opere pubbliche materiali e immateriali nel Mezzogiorno e nelle altre aree del paese dove la dotazione di infrastrutture è più carente.
2) A livello del sistema produttivo serve maggiore libertà nel mercato dei prodotti e soprattutto nei servizi; migliore e minore regolamentazione; maggiore semplificazione; più concorrenza nel settore energetico; più attrazione di investimenti dall ‘estero; rafforzamento del mercato dei capitali con 1 ‘avvio effettivo dei fondi pensione. Rientrano in quest’area anche gli intereventi a sostegno dell ‘investimento in capitale umano, del’ ‘innovazione tecnologica, della ricerca e della capacità innovativa delle imprese.
3) A livello di singole imprese bisogna alleggerire il carico tributario sul prodotto e sul lavoro; occorre facilitare il recupero di produttività; occorrono pochi programmi strategici nei settori più rilevanti per I ‘innovazione e per lo sviluppo; occorre ridurre le sacche di illegalità che ancora esistono nel nostro sistema, dal sommerso alla contraffazione.
4) A livello di famiglia occorre difendere il potere d’acquisto: concludere i contratti di lavoro, dopo gli accordi quadro sul pubblico impiego della scorsa primavera; contenere I ‘aumento delle tarzffe, promuovere la trasparenza dei prezzi; individuare forme di sostegno selettivo alle famiglie più deboli.
5) Nel bilancio pubblico serve, infine, proseguire nell ‘aggiustamento strutturale che guardi al ciclo economico e alla qualità della finanza pubblica, in modo che gli aggiustamenti strutturali previsti possano determinare una stabile convergenza della finanza pubblica verso i valori di rjferimenta Le tecniche di controllo della spesa, che hanno dato risultati importanti nel 2004 (quando la spesa corrente al netto degli interessi per la prima volta dopo diversi anni è cresciuta meno del PIL nominale; 3,6 per cento contro il 3,9 per cento del 1999 vanno estese a settori sinora esclusi e vanno raffinate prevedendo interventi per i comparti che hanno superato i valori di rtferimento. Il previsto sgravio IRAP sul costo del lavoro andrà coperto strutturalmente.
Particolare sforzo va assegnato all ‘obiettivo di ridurre l ‘incidenza della spesa corrente. L ‘esperienza internazionale, infatti, dimostra che i disavanzi si riducono in modo duraturo solo riducendo le spese. Se si aumentano soltanto le entrate, dopo un periodo di apparente risanamento, i disavanzi tornano a crescere- Gli interventi sulle entrate, sulla spesa previdenziale e sulla dinamica delle altre spese correnti realizzati da questo Governo vanno esattamente in questa direzione.
La riforma delle pensioni ha rappresentato un punto di svolta in quanto ha migliorato in modo decisivo la sostenibilità della finanza pubblica nel lungo periodo. Occorre proseguire nel contenimento della spesa corrente a livello centrale e soprattutto locale, permettendo tassi di crescita di queste spese inferiori a quello del PIL nominale. In campo fiscale serve allargare le basi imponibili, contrastando sommerso e evasione fiscale e contributiva ed equilibrando il prelievo; occorre destinare il gettito delle dismissioni alla riduzione del debito. E’ necessario infine generare un aumento graduale del saldo primario, che è la via maestra per la riduzione del debita Nell ‘insieme, e sin dove possibile, dati gli equilibri della finanza pubblica, l ‘aggiustamento deve avvenire con riduzione della spesa corrente e con recuperi di evasione; non con inasprimenti di aliquote fiscalL
Il risanamento strutturale dei conti pubblici contribuirà a migliorare il clima di fiducia, stimolando consumi, investimenti e accelerando la crescita oltre quanto previsto nel quadro programmatico. Ciò favorirà l‘avvio di un processo virtuoso che apporterà ulteriori benefici al bilancio.
La crescita economica e la sostenibilità della finanza pubblica, in un paese ad alto debito, sono obiettivi primari e intrinsecamente connessi. Per questo i diversi elementi che costituiscono la politica economica sono parti integrate di un tutto. Per questo, come si è detto, è cruciale mirare innanzitutto a una ripresa dello sviluppo. Un disegno semplice e ragionevole, in linea con il DPEF dell ‘anno passato. Un disegno che va perseguito nel tempo e che va tradotto in realtà.



 
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