04 lug 2005 | Bettoni: cerco tutti i bergamaschi nel mondo |
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BERGAMO - (Italia Estera) - Quando parla si accalora perché ha ancora negli occhi lo straordinario spettacolo degli oltre 1200 emigranti arrivati a fine maggio per il secondo Incontro Internazionale dei Bergamaschi nel Mondo. Ha già dato mandato all’Ente Bergamaschi nel Mondo di lavorare alla terza edizione dell’iniziativa, fissata per il 26 e 27 maggio 2007, ma non è ancora soddisfatto. Valerio Bettoni, presidente della Provincia di Bergamo crede profondamente nell’importanza di mantenere stretti legami con l’emigrazione da lanciare attraverso il nostro sito un appello a tutti i bergamaschi sparsi per il mondo, ai loro figli, ai loro nipoti, ed ai loro pronipoti.
“L’Ente è una realtà straordinaria – spiega Bettoni - che conserva i collegamenti con tantissimi nostri concittadini che vivono lontani. Arriva in tutto il mondo, ma non può arrivare dappertutto. Il mio obiettivo è allora arrivare alla gente non legata all’Ente, e sono comunque tantissimi”. L’incontro di fine maggio è stato per Bettoni anche un momento di intensa commozione. “Vedere tanta gente che tornava dopo tantissimi anni, oppure che per la prima volta visitava la terra dei propri nonni è stato un momento toccante, e io stesso ho trovato dei miei antichi parenti che sono in Argentina da circa sessant’anni”.
Ora, insieme all’Ente Bergamaschi nel Mondo, ai consolati, alle ambasciate, alla Migrantes (emanazione della Conferenza Episcopale Italiana, diretta dal bergamasco don Domenico Locatelli) è già cominciata il lavoro per il 2007. “Vogliamo arrivare più in là di quanto non si sia fatto sino a oggi, a tanti che magari di bergamasco hanno solo i nonni o i bisnonni partiti nell’Ottocento e che non hanno mai dimenticato le radici della loro famiglia. Bettoni parla per esperienza diretta. Racconta che i nonni paterni lavoravano nelle miniere del Siam, oggi Thailandia, ed il nonno è diventato cieco in miniera. Molti bergamaschi hanno lavorato anche in India, nell’area di Bangalore, dove c’erano delle miniere d’oro, tra l’inizio del Novecento e la metà del secolo. Tutte memorie che non possono, e non devo andare perdute, secondo Bettoni, che sta promuovendo la stesura di libri e scritti sull’argomento.
La Val Cavallina
, Solto, Endine, Sovere, la provenienza dei cercatori d’oro orobici.
“L’obiettivo, tutt’altro che facile, è costruire un grande collegamento dell’emigrazione bergamasca – afferma il presidente della Provincia – allargando sempre di più questi rapporti. E Internet ci può dare una grande mano a raggiungere chi ha antiche origini bergamasche. Ogni due anni c’è l’incontro internazionale, ma la gente può venire anche al di fuori di questo appuntamento, è ovvio, e sarà la benvenuta. Le agenzie di viaggio stanno lavorando per creare dei punti di riferimento, almeno una decina, in giro per il mondo. Dunque, speriamo che in tanti vengano da noi. Ma non dimentichiamoci che in un mondo che si sta sempre più globalizzando, una rete mondiale di relazioni può rivelarsi uno straordinario punto di forza”.
Bettoni ha anche cugini in terra francese, nella zona di Bordeaux, “con cui mi parlo in bergamasco”, sottolinea con evidente orgoglio, e poi anche nel Michigan, negli Stati Uniti. Si dice convinto dell’importanza, anzi della necessità, di ristudiare la storia, non quella maggiore, ma quella minore, di milioni di emigranti partiti per cercare una vita più decente con l’Italia,
la Lombardia
, Bergamo nel cuore. Ma qui i legami con l’emigrazione sono più forti che in altre realtà del Nord. “Negli anni Sessanta, quando è partito l’Ente, abbiamo preso spunto dall’esperienza dei Friulani, partiti in massa come noi. Poi ci abbiamo lavorato, ma non possiamo ancora dirci soddisfatti, perché l’emigrazione ha toccato tutti: non c’è famiglia a Bergamo, ed ancor più nelle Valli, che non abbia almeno un suo componente che sia partito. Prima che questo tema, oggi ancora vivo, sia dimenticato, bisogna che i giovani sappiano, e facciano squadra con noi”.
Per Bettoni, insomma, non perdere la memoria diventa un imperativo categorico. Chiede alla Regione Lombardia maggiore impegno in questo settore. “Tanti nostri vecchi - puntualizza il presidente orobico - attraverso le loro fatiche mandavano a casa i soldi che sono serviti per avviare tante di quelle attività economiche che hanno reso ricca
la Lombardia. I
loro sacrifici sono stati essenziali, quindi sarebbe un segno di riconoscenza inserire la figura del Lombardo nel Mondo nel nuovo statuto regionale. Chi non ha memoria storica, difficilmente può avere idee chiare per il futuro”.
Luciano Ghelfi Associazione dei Mantovani nel Mondo
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