ZURIGO - (Italia Estera) - Diciamolo con franchezza, la giornata mondiale del rifugiato non ha suscitato le attenzioni che legittimamente si potevano attendere, né a livello politico né a livello massmediatico. Nel panorama generale, si distingue un tantino
la Svizzera
, dove non sono mancati momenti di analisi ed anche di contestazione delle misure legislative messe in atto dalla Confederazione. A Zurigo ha attirato molte attenzioni il discorso tenuto dallo scrittore Hugo Loetscher nella Grossmünster. Loetscher, zurighese di nascita, ha evidenziato con forza l'ingiustizia che si compie quando la discussione sui rifugiati è centrata essenzialmente "sulla criminalità e sui rifugiati apparenti" ed ha augurato alla Svizzera meno paura e più coraggio verso la società multiculturale.
Il Parlamento cantonale vodese, invece, ha affrontato per l'ennesima volta il tema dei richiedenti l'asilo respinti, il destino dei quali è da mesi al centro del dibattito. A Losanna, alcuni giorni prima, numerose organizzazioni avevano inscenato una protesta contro la politica d'asilo della Confederazione e contro la decisione del governo cantonale di espellere i richiedenti d'asilo respinti.
La giornata mondiale dei rifugiati ha avuto come denominatore comune i diritti di queste persone, una categoria che già a livello semantico è vittima di una grossa ingiustizia: spesso il rifugiato è confuso con gli immigrati, con i clandestini e quant'altro. E invece lo status del rifugiato politico è inequivocabilmente definito nella Convenzione di Ginevra, sottoscritta dagli Stati dopo la tragedia della seconda guerra mondiale e la scoperta degli orrendi crimini perpetrati.
Grazie alla Convenzione di Ginevra sui rifugiati, singole persone o gruppi di persone hanno diritto ad essere protette contro la repressione politica, le persecuzioni, la violenza e il razzismo. Essa stabilisce chi può considerarsi rifugiato e quindi avvalersi della protezione degli Stati firmatari e vieta il rinvio di un profugo in uno Stato dove è esposto ai pericoli citati.
Il popolo svizzero ha approvato il 2 giugno scorso l'adesione al trattato di Schengen/Dublino, una decisione di grande importanza anche per le implicazioni in materia di trattamento delle domande d'asilo. Grazie alla banca dati Eurodac, sarà possibile identificare in modo chiaro le persone che hanno presentato una domanda d'asilo in più di uno Stato aderente al trattato di Dublino e rinviare immediatamente nel Paese membro tenuto a trattare la prima domanda d'asilo.
Aumentano sensibilmente, quindi, le possibilità di impedire gli abusi e garantire la legalità. Perché, va detto e sottoscritto, l'illegalità ha pesanti ricadute negative proprio per le persone - i richiedenti d'asilo autentici - che spesso vivono situazioni di grave pericolo per la loro vita, per motivi politici, religiosi, di razza, nazionalità o appartenenza di gruppo.
I tremendi fatti di violenza contro giovani donne che in queste ultime settimane hanno scosso l'opinione pubblica italiana e spinto un Ministro del Governo Berlusconi a parlare di castrazione chimica, richiamano ancor di più l'importanza della legalità ma anche della capacità di governare fenomeni come l'immigrazione e l'asilo politico, destinati a crescere nei prossimi anni se non altro per il calo demografico nei Paesi occidentali. I Governi e le Istituzioni hanno il dovere e il compito di combattere le situazioni di degrado e di ghettizzazione che spesso accompagnano i succitati fenomeni. Lo devono fare promuovendo sul serio politiche d'integrazione sociale, culturale e professionale, a partire dalla scuola e dall'abitazione. Le scene di spaventoso degrado ambientale e strutturale che la televisione italiana ha diffuso a proposito dei campi nomadi perquisiti dalla polizia, sono una triste conferma dell'incuria e dell'immobilismo che regnano sovrani anche in una città come Milano.