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Il voto degli Italiani all'Estero

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23 giu 2005Battaglia al Senato, ma il voto all'estero passa

ROMA - E’ stata battaglia dura al Senato, dov’era in discussione il decreto-legge 26 aprile 2005, n. 64, recante disposizioni urgenti per la ripartizione di seggi per l'elezione della Camera e del Senato. Salvo improbabili colpi di scena, questo diritto dovrebbe quindi diventare effettivo a partire dalleprossime elezioni politiche. Lo scontro si è acceso soprattutto intorno ad un emendamento, presentato da un gruppo trasversale di senatori composto da Del Pennino (Pri), Turci (Ds), Passigli (Ds), Stiffoni E Pirovano (Lega Nord), Petrini (Margherita), Turroni (Verdi), Maffioli (Udc), Falcier, Boscetto e Scarabosio (Fi) con l’intenzione di derogare la legge 459 fino a quando non fossero portati a termine gli aggiornamenti dell'Aire e risolte tutte le questioni in sospeso che non avrebbero consentito la corretta applicazione della stessa. Il che significava, nella situazione attuale, aprire un varco alla possibilità di rimandare il voto degli italiani all'estero alle consultazioni del 2011.
L’assemblea di Palazzo Madama ha invece definitivamente convertito in legge il decreto-legge 64/2005 che, definendo il meccanismo utilizzabile in caso di scioglimento anticipato della legislatura e fino al prossimo 30 settembre, adeguerà l'assegnazione della quota proporzionale tra le circoscrizioni alla luce dei risultati dell'ultimo censimento del 2001 e del voto degli italiani all'estero previsto dalla Legge 459/2001. E’ pur vero che il meccanismo, fatto scattare dal ministro dell'Interno Pisanu a scopo precauzionale durante la crisi del governo Berlusconi, garantisce il voto degli italiani all’estero solo sino al 30 settembre. In questo lasso di tempo il Parlamento avrà il tempo di adeguare la legge elettorale. Se non vi saranno modifiche sostanziali, su cui i partiti sono divisi, sarà facile prorogare questa legge sino a “coprire” la consultazione in programma per la prossima primavera. Se così non fosse, il vulnus al diritto ormai costituzionalmente garantito del voto degli italiani all’estero sarebbe gravissimo.
Ma qui siamo nel campo delle pure ipotesi. Molto concreto, invece, è stato il rischio di scivolamento al 2011 del primo ingresso a Montecitorio e Palazzo Madama dei deputati e dei senatori eletti dall’emigrazione italiana. Il temuto emendamento è diventato un ordine del giorno al termine di un acceso dibattito. L’ex ministro Bassanini (DS) è intervenuto per ricordare i rischi d’incostituzionalità di un mancto varo delle norme  attuative, una volta che il diritto di voto è iscritto nella nostra carta fondamentale.
Contro ogni ipotesi di rinvio Minardo, Forza Italia, ma un suo compagno di partito, Scarabosio ha acceso lo scontro: “Occorrono certezze – ha detto - non esiste certezza dell'elettorato; sappiamo che gli elenchi consolari sono ancora del tutto divergenti rispetto a quelli dell'AIRE; anzi, vi è molta confusione. Non mi scandalizzo, quindi, se il voto degli italiani all'estero viene momentaneamente sospeso; perché è meglio affrontare i problemi, qualora ci siano. Stiamo predisponendo una legge che può essere veramente pericolosa per il nostro ordinamento costituzionale. Il nostro è un sistema maggioritario e non proporzionale; quindi, potrebbe verificarsi la persistenza di una maggioranza determinata dal voto degli italiani all'estero; però, costoro voteranno candidati residenti all'estero. Quindi - ha concluso Scarabosio annunciando l'astensione sul complesso della legge -  saranno eletti parlamentari australiani, brasiliani o nordamericani, i quali del nostro Paese e della situazione dell'Italia sanno molto poco".
Che l'emendamento sospensivo non sarebbe passato è stato chiaro quando ha preso la parola Lanfranco Turci, il senatore Ds che figurava tra firmatari: "Il mio orientamento - ha dicharato - è favorevole a ritirare l'emendamento, presentando però, in sua vece, un ordine del giorno che ne recepisca il senso". Anche Scarabosio ha aderito all’invito, mentre Pellicini, dai banchi di AN, ha assicurato il pieno impegno di tutte le strutture consolari per l’allineamento degli elenchi degli aventi diritto al voto. A favore dell’ordine del giorno si sono schierati Forza Italia, per bocca di Malan, ed i diesse attraverso Maria Grazia Pagano, anche se il sottosegretario D’Alì ha fatto notare che si tratta di un semplice richiamo a doveri cui il governo sta già assolvendo. Polemico l’intervento dell’esponente della Margherita, Battisti, che ha giudicato un errore la concessione di una circoscrizione Estero, ma ha pure riconosciuto l’entità delle attese sollevate nelle nostre comunità
all’estero. Alla fine il sì all’ordine del giorno, che impegna il governo “a completare entro la legislatura in corso le intese con i Paesi in cui risiedono gli italiani all'estero e a comunicare le stesse alle competenti Commissioni per il relativo controllo; impegna altresì il Governo a completare le revisioni degli elenchi degli aventi diritto in modo che non si registrino discordanze fra gli elenchi consolari e quelli dell'AIRE e a riferire alle competenti Commissioni". Solo in questo modo si è potuti
arrivare al sì alla legge. Sino al 30 settembre tutti tranquilli, poi sivedrà.
                                                                              Luciano Ghelfi



 
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