ROMA -7 giu - (Italia Estera) - “Basta nel concedere la cittadinanza italiana a chi non conosce la nostra lingua.”. Questo, in sintesi, il messaggio lanciato dal Ministro per gli italiani nel mondo Mirko Tremaglia, che sta rientrando in Italia dopo la sua visita in Brasile.
Con queste sue affermazioni il ministro Tremaglia, anche di fronte alla enorme quantità di richieste di cittadinanza pendenti nei Consolati italiani all’estero, ha sostanzialmente affermato di ritenere necessario di stabilire un collegamento rigoroso tra la concessione del passaporto italiano e la conoscenza della lingua.
La risposta del Senatore Danieli (Margherita): La cittadinanza e' disciplinata dalla legge e non ci possono essere altri pseudocriteri per stabilire o meno la eventuale strumentalita' della richiesta.”.
"Cari cittadini di origine italiana nel mondo, voi che avete, in base alla legge, presentato domanda di acquisizione della cittadinanza e vi siete sentiti rispondere nei consolati che l'esame della vostra richiesta sara' possibile solo tra sette anni, sappiate che Tremaglia, invece che cercare i fondi per potenziare la rete diplomatico-consolare ha avuto la bella idea"deflattiva" di introdurre un esame linguistico.". Cosi' il senatore dellaMargherita Franco Danieli, responsabile del partito per gli italiani nel mondo, commenta la proposta del ministro "Quando leggo – aggiunge Danieli - che 'l'accettazione delle domande va subordinata a un test e in questo modo si incentiva la diffusione dell'italiano nel mondo e si fa una netta scrematura di coloro che chiedono la cittadinanza italiana per motivi strumentali' mi viene da sorridere. Invece che potenziare i servizi e procedere piu' celermente all'esame delle domande si inventano ostacoli fittizi, l'acquisizione della cittadinanza e' disciplinata dalla legge e non ci possono essere altri pseudocriteri per stabilire o meno la eventuale strumentalita' della richiesta.”.
“ La verita' - conclude Danieli - e' che si alzano cortine fumogene per cercare di mascherare il fallimento dell'azione di governo che nel corso di questi anni ha ridotto le risorse destinate al Ministero degli affari esteri e ha ridotto i servizi diplomatico-consolari.".