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13 giu 2005Tremaglia: “Fini non va crocifisso”

ROMA -13 giu - (Italia Estera) -  In questa situazione drammatica, dopo la polemica è indispensabile cambiare pagina e tornare a occuparsi del partito, per ricominciare a vincere. L’appuntamento di convocazione dell’Assemblea nazionale per il primo e due luglio è indispensabile. La discussione sul partito unico ha travolto ogni limite sulla stampa ed è opportuno che il dibattito e la decisione sia riproposta nel Partito.

Nel momento più difficile, quello della sconfitta, vi è stato lo sbandamento causato anche dalle dichiarazioni di Gianfranco Fini sul referendum. Ma quella polemica deve essere superata, secondo me, dalla politica di fondo, dalla questione “Partito unico sì, oppure no”.

 

Qui si gioca tutto: la nostra sopravvivenza, la nostra funzione, la nostra storia, la nostra politica, il nostro avvenire e la guida di Gianfranco Fini.

Il Partito vuole discutere su questo e il fondo di Fini “Ragionare e ripartire” scritto sul Secolo del 30 aprile 2005 è stato ed è l’argomento vero della polemica e dell’impostazione.

1) Il Partito ritrova il suo leader. Sono sconsolati gli uomini delle correnti. Solo uno ha avuto il coraggio di sciogliere la propria. Lo facciano anche gli altri; è indispensabile.

2) Fini torna al Partito: lo ha scritto in quell’articolo, e il Partito riprende fiducia. Ha detto: “Sono deciso a garantire un impegno maggiore nella guida del Partito”.

3) Sui mali del Partito Fini ha fatto una diagnosi forte e decisa quando ha scritto: “Debbono essere sciolte le correnti che hanno paralizzato in questi ultimi anni la nostra capacità e la nostra azione politica per ridare anche vita alle nostre sedi”. Sono dello stesso avviso.

4) Dobbiamo ritrovare l’orgoglio della nostra Storia per essere capaci di dare risposte nuove agli Italiani sotto la spinta di quanto afferma solennemente il Presidente Nazionale, sempre in quell’articolo di fondo: “Occorre una Destra determinata per il futuro, per i valori che ha, cui non intende rinunciare”. Ho partecipato a un’importante manifestazione pubblica a Bergamo dalle 21 a mezzanotte: io ho parlato a mezzanotte con lo stesso numero di persone (circa 300) delle 21 (!). Quasi tutti, forse tutti, meno uno importante venuto da fuori (con la corrente e con veleno), erano contro il Partito unico, per il nostro vero autentico Partito, ancora con Fini, che commette pure errori, ma che non va più crocifisso (!), ed è impensabile sostituirlo.

5) No al Partito unico perché lì si cancellano le identità e la nostra vita e la nostra politica, ma sì a una possibile Federazione tra formazioni politiche che abbiano in comune la politica dell’italianità. Questa Federazione cosa deve fare per andare oltre l’attuale configurazione della Cdl? Su quali valori e programmi dobbiamo insistere per aggregare la maggioranza degli Italiani? Anche qui Fini pone il discorso di fondo nel suo articolo: “Va posto certamente alle analisi del Partito, ma finalmente anche alla attenzione dei ceti economici e sociali – citazione sempre dello scritto sul Secolo – che non possono ancora una volta essere seppelliti dalla involuzione partitocratica”. Si apre finalmente il discorso dell’“unità di azione” con le categorie del mondo del lavoro e della produzione. Interessi di categoria e interessi generali potranno esprimere una qualificata rappresentanza parlamentare. Parliamo finalmente questo nuovo linguaggio. Lanciamo una volta per sempre questa politica nuova da noi guidata: la Confederazione degli Italiani.

Forze politiche convergenti, ognuna delle quali mantiene  la propria identità, alleate con le forze della produzione e del lavoro, dall’agricoltura, al commercio, agli artigiani, all’industria, alle libere professioni, alla cultura che esprimono le richieste e le volontà della società civile in Italia.

Solo così si fanno le riforme, si abbatte la partitocrazia e si vince, ottenendo il consenso degli Italiani. E finalmente gli italiani nel mondo: riconosciuti persino dalla Confindustria nell’incontro con la Confederazione degli Imprenditori Italiani nel Mondo.

Concludendo: 1) Fini torna al Partito; 2) Scioglimento delle correnti; 3) No al Partito unico; 4) Sì alla federazione dei partiti e alla Confederazione degli Italiani per una politica nazionale e di giustizia sociale; 5) Riprendere la battaglia contro la partitocrazia; 6) Difendere la nostra identità e i nostri valori; 7) Riprendere l’attiva politica delle federazioni; 8) Riprendere la piazza; 9) Sì alla alleanza con le categorie, unità di azione con le categorie garantendo loro una rappresentanza parlamentare; 10) Creare all’estero il Sistema Italia per una politica di italianità su un piano culturale ed economico, attraverso la forza e l’organizzazione degli Italiani nel Mondo - quattro milioni di cittadini e sessanta milioni di oriundi - e delle loro rappresentanze parlamentari (398 deputati), le forze degli imprenditori, dei commercianti e degli Istituti di Cultura. Elezioni politiche all’estero nel 2006 sicuramente vincenti.

E’ evidente, questo è anche un appello forte fatto con il cuore da uno che crede. 

 




 
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