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Il voto degli Italiani all'Estero

Elezioni Politiche 2008

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14 giu 2005OPINIONI: VOTO ALL’ESTERO: tra approssimazione ed ignoranza ! ++di Dino Nardi++

ZURIGO - Dal 1995 e per la quinta volta, in Italia, un referendum non raggiunge il quorum  per essere valido (il numero dei votanti deve raggiungere il 50% più uno del corpo elettorale). Dopo la prima esperienza nei referendum del 2003, sull’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e sulle servitù degli elettrodotti, la partecipazione al voto per corrispondenza degli italiani emigrati, in applicazione della legge 459 del 2001 sul voto all’estero, è stata ancora una volta in percentuale più o meno identica a quella degli elettori residenti in Italia. Infatti nel 2003 la percentuale fu del 24,43%  all’estero e del 25,70% quella complessiva e  in questa occasione, rispettivamente, del 20,28% (547'666 votanti) e del 25,9%.

 

Questa ulteriore esperienza con il voto per corrispondenza ci ha tuttavia dimostrato che, a distanza di quasi quattro anni dall’entrata in vigore della legge sul voto all’estero, ancora una volta, diverse centinaia di migliaia di elettori non hanno potuto votare. Infatti il governo, purtroppo, non è ancora riuscito a mettere in ordine ed allineare completamente i dati delle Anagrafi consolari con quelli dell’AIRE (quest’ultimi sono quelli che vengono utilizzati dal Ministero degli Interni per individuare il corpo elettorale residente all’estero) anche se nell’ultimo anno sono stati, tuttavia, allineati circa 800'000 nominativi. Tenendo conto della prossima e non lontana scadenza delle elezioni politiche del 2006 necessita, pertanto, un forte ed immediato impegno da parte del governo per porvi velocemente e definitivamente rimedio al fine di permettere a tutti i cittadini elettori italiani residenti all’estero di poter esercitare il loro diritto-dovere.

 

 

In secondo luogo, ascoltando e leggendo i commenti dei connazionali residenti in Italia e di molti politici, governanti e, perfino, giornalisti, abbiamo avuto ancora una volta la dimostrazione di come in Italia si conosca con molta approssimazione o, ancora peggio, non si conosca affatto la legge sul voto all’estero per corrispondenza. Un esempio per tutti l’accusa ricorrente, soprattutto alla vigilia delle elezioni, che il voto degli italiani all’estero, a causa delle irregolarità delle liste elettorali, avrebbe comportato di fatto un innalzamento del quorum e quindi reso ancora più difficile il suo raggiungimento! Una vera e propria bufala poiché è vero esattamente il contrario. Infatti anche in questo referendum oltre mezzo milione di elettori hanno potuto esprimere il loro voto proprio grazie a quella legge e ci si dimentica, oppure si ignora, che comunque gli italiani residenti all’estero sono sempre stati anche elettori e quindi conteggiati ogni volta nel quorum. Solo che prima della legge 459 del 2001 i cittadini italiani residenti all’estero, per poter votare, dovevano assolutamente rientrare in Italia ad ogni chiamata alle urne e le statistiche ci testimoniano che solo poche decine di migliaia di loro lo facevano ma, allora, stranamente nessuno se ne accorgeva.

 

 

Ciò detto, dispiace e sono rammaricato che in questo referendum non solo non sia stato raggiunto il quorum ma che, addirittura, abbia votato complessivamente un numero così basso di elettori da far temere, ora, anche l’impossibilità di una revisione parlamentare per migliorare il testo della legge 40 del 2004,  come peraltro già auspicato da molti anche tra gli stessi fautori del non voto. Come pure è un vero peccato che da parte della maggioranza del corpo elettorale italiano, volutamente o per ignavia, si sia consentito che lo Stato abdicasse alla sua laicità!

 

 

 

Dino Nardi, Membro CGIE e Presidente ITAL-UIL Svizzera

 

 




 
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