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01 giu 2005FARNESINA, DEFINITE LE LINEE GUIDA DELL’ATTIVITA’ DEGLI ISTITUTI DI CULTURA ITALIANI

ROMA - La terza Conferenza dei Direttori degli Istituti di cultura italiani all’estero , rispondendo alla sollecitazione espressa nel suo intervento di apertura dei lavori dal Ministro Gianfranco Fini, ha messo a punto le linee-guida che saranno alla base dell’attivita’ dei prossimi anni della rete che rappresenta la cultura italiana nel mondo. A tracciare un bilancio delle giornate di discussione e confronto svoltesi alla Farnesina e’ stato il segretario generale del Ministero degli Esteri, Umberto Vattani il quale ha sottolineato che sono stati approfonditi tutti quei temi legati al cosiddetto triangolo virtuoso e cioe’ alla sinergia tra le attivita’ del MAE , del Ministero delle Attivita’ produttive e del Ministero dei Beni culturali. Le linee-guida sulla cui base lavoreranno gli Istituti di cultura prevedono che essi, oltre a rappresentare una vetrina dell’Italia, agiscano come promotori delle eccellenze scientifiche e tecnologiche , favoriscano il dialogo tra le culture , rappresentino lo strumento privilegiato di diffusione della lingua italiana e siano attenti alle esigenze delle collettivita’ italiane , custodendo la comune ativita’ culturale. Inoltre, gli Istituti di cultura si sono dati l’obiettivo di sostenere il turismo culturale in Italia , di rappresentare il centro di raccolta e documentazione della produzione letteraria italiana, di incoraggiare la partecipazione alle grandi rassegne culturali nazionali ed, infine , di promuovere la realta’ della cultura nazionale presso i media locali. L’ambasciatore Vattani ha affermato che una parte significativa della discussione e’ stata dedicata alla difesa ed alla diffusione dell’italiano nel mondo tramite accordi con scuole ed Universita’ straniere ed incentivando gli arrivi di studenti stranieri in Italia. Il vice Ministro delle Attivita’ produttive Adolfo Urso , intervenuto ai lavori, ha posto l’accento sull’esigenza della tutela dei marchi e delle produzioni di eccellenza del Made in Italy e ha sottolineato la stretta correlazione tra sostegno alla politica culturale e all’economia del paese.
Altro tema esaminato dalla Conferenza e’ stato quello della promozione della editoria nazionale ed anche delle guide turistiche e culturali che rappresentano un incentivo agli arrivi degli stranieri in Italia. Da questa Conferenza – ha detto il segretario generale Vattani- e’ emersa una grande attenzione da parte dei Direttori degli Istituti di cultura verso le esigenze di promozione del paese ma anche la consapevolezza che questa attivita’ deve anche essere portatrice di una piu’ ampia visione europea.
 
L’intervento di Fini all’apertura della Terza Conferenza dei Direttori degli Istituti Italiani di Cultura
 
ROMA - Il Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli Affari Esteri , Gianfranco Fini ha aperto oggi , con il suo intervento, la terza Conferenza dei Direttori degli Istituti italiani di cultura . Alla sessione inaugurale sono intervenuti anche il Presidente del Senato, Marcello Pera , il Ministro dei Beni culturali, Rocco Buttiglione , il sottosegretario agli esteri, Giampaolo Bettamio ed il Segretario generale della Farnesina, Umberto Vattani. Il Presidente del Senato ha rilevato” la grande crisi di identita’ che esiste oggi in Europa , soprattutto dal punto di vista di una cultura comune ‘’ e cio’ spiega “ le difficolta’ esistenti in alcuni paesi rispetto all’approvazione del grande Trattato costituzionale europeo”. Il Presidente Pera ha quindi esortato i Direttori degli Istituti di cultura ad impegnarsi per rappresentare all’estero non solo l’Italia gia’ affermata e conosciuta , ma anche l’Italia di oggi : ‘’un paese che sta cambiando , che cresce in Europa e che vuole contare di piu’. Negli ultimi anni –ha aggiunto- e’ cambiato il sistema politico, e’cambiata la Costituzione, cosi’ come si sono modificati il sistema economico e la societa’ nel suo insieme . Sono questi cambiamenti che – secondo Pera –dovrebbero essere illustrati all’estero anche per contribuire a superare gli stereotipi con cui ancora spesso viene descritto il nostro paese’’. Anche il Ministro Buttiglione ha posto l’accento sulla necessita’ di impegnarsi per la costruzione comune di una cultura europea. Questo obiettivo va perseguito , secondo il Ministro,secondo due direttive principali. La prima e’ la costruzione di una industria culturale europea e di un mercato europeo della cultura : solo evitando le frammentazioni l’Italia e l’Europa possono competere nel mondo. La seconda e’ basata sulla necessita’ di varare una specifica Direttiva europea sulla cultura che non puo’ essere considerata come una merce e non puo’ quindi essere inserita nella Direttiva sui servizi. Il sottosegretario Bettamio ha poi consegnato a Franco Zeffirelli una medaglia d’oro assegnatagli dalla Commissione nazionale per la diffusione della cultura italiana nel mondo: un riconoscimento ed un ringraziamento –ha spiegato- per il grande contributo che egli ha dato, attraverso la sua produzione artistica , al conseguimento di questo obiettivo .
 
Il Discorso di Fini
La Conferenza dei Direttori degli Istituti Italiani di Cultura che ho il piacere di aprire oggi offre lo spunto per una riflessione che vada al di là del mero aggiornamento di strategie e programmi promozionali. Una riflessione che approfondisca, come ci suggerisce opportunamente il titolo, “il ruolo della cultura” nell’Italia di oggi nel mondo. Come punto di partenza, un dato di fatto: oggi più che mai, abbiamo bisogno di cultura. Se ne mostrava consapevole già uno dei Padri Fondatori dell’Europa contemporanea, quel Jean Monnet che riconobbe che, se avesse potuto, avrebbe fatto ripartire la costruzione europea non dal carbone o dall’acciaio, ma dalla cultura. Ripartire dalla cultura, dunque.
 
In un mondo proteso a ritmi sempre più vertiginosi verso un domani per sua natura sfuggente, la consapevolezza del proprio patrimonio di identità, di cultura costituisce un determinante punto di riferimento. E’ una risorsa particolarmente preziosa per l’Italia, che ha la fortuna di potere far leva su un retaggio nobile e ricco come pochi altri. Aggiungo però subito che, se sembra anche a me doveroso andare orgogliosi della qualità di un retaggio che il mondo giustamente ci invidia, non possiamo limitarci ad una vanagloriosa esaltazione di una italianità fine a se stessa.
 
Nella società globale, ad assicurare la capacità di attrazione di un modello culturale il suo mero prestigio non è. La diffusione della cultura italiana nel mondo, come del resto il successo del made in Italy che ad essa è strettamente legato, dipendono in misura determinante dalla nostra capacità di valorizzare appieno questo straordinario patrimonio che ci è stato tramandato, di metterne a frutto le sue enormi potenzialità. Non possiamo riposarci sugli allori. Anche per questo all’azione di promozione della nostra cultura all’estero va assegnato un posto di primissimo piano nella politica di relazioni internazionali dell’Italia. Le politiche culturali, inoltre, interpretate in modo dinamico ed intelligente, possono favorire una conoscenza migliore e più ravvicinata dei popoli, possono smussare le più acute divergenze, allentare – almeno in parte – le tensioni originate da percezioni superficiali, quando non del tutto errate, sui rapporti con le altre culture. In questa prospettiva l’Italia puo’ svolgere un ruolo essenziale, per diverse ragioni.
 
Per una vocazione universale che è parte integrante della nostra tradizione culturale; per la sua appartenenza alla una più ampia comunità europea ed occidentale, di cui l’Italia ha contribuito in modo determinante nel corso dei secoli a plasmare l’identità; per la sua posizione geografica, che la colloca al centro di un’area di cruciale importanza strategica, crocevia e punto di incontro di civiltà e religioni millenarie. Al perseguimento di questi obiettivi la rete culturale italiana all’estero offre un apporto indubbiamente primario. Va da sé che l’efficacia della preziosa azione di raccordo cui gli Istituti di Cultura sono chiamati dipende in primo luogo dalla più ampia capacità di irradiazione delle Rappresentanze Diplomatiche. Ma è altrettanto evidente la peculiarità degli strumenti ai quali è possibile attingere nel campo culturale. Fra questi strumenti è doveroso annoverare i cambiamenti introdotti dall’avvento delle nuove tecnologie, poderoso fattore di moltiplicazione della efficacia della nostra azione.
 
Lo è ancor più alla luce di una disponibilità di risorse promozionali che tutti sappiamo essere limitata, e non sarebbe realistico attendersi che i vincoli ai quali siamo sottoposti possano allentarsi. Ci è dunque richiesto uno sforzo di adeguamento in parte già da tempo avviato, anche se naturalmente occorre fare di più. Ci è richiesta una strategia di comunicazione audace ed innovativa, che sappia cogliere il filo di continuità, nelle sfere più disparate, tra il lascito glorioso dei grandi del passato e la dedizione con cui i loro eredi contemporanei, oggi qui autorevolmente rappresentati dal Maestro Zeffirelli, non cessano di renderlo attuale. In una strategia di promozione a tutto campo della cultura la lingua occupa un posto centrale. A tutto campo, ripeto: sapete bene come il governo italiano si sia opposto, e continui ad opporsi, ai tentativi di sottrarre alla lingua italiana il rango che le spetta in seno alle istituzioni comunitarie. E’ il caso di ribadire anche in questa circostanza le nostre ragioni: che non sono quelle di uno sciovinismo fuori luogo e fuori tempo, bensì del riconoscimento dell’importanza vitale del pluralismo culturale come tratto distintivo dell’Europa (un’Europa, appunto, unita nella diversità), di cui la lingua è fattore insostituibile.
 
Le caratteristiche della domanda di italiano nel mondo attraversano inoltre una fase di importante cambiamento, che dischiude opportunità preziose. Per poterle cogliere è però necessario uno sforzo sinergico, a cui sono chiamati a concorrere tutti, Istituti, scuole, lettori, lo stesso mondo universitario e la rete, a sua volta preziosa, di Comitati della Dante Alighieri. Un’altra importantissima risorsa da non trascurare è rappresentata dai nostri connazionali all’estero, ormai divenuti una realtà importante ed attiva dei Paesi in cui hanno trovato ospitalità, e quindi nostri alleati naturali nelle iniziative di promozione. Non solo: oggi, ancor più che in passato, la cultura, la scienza e l’impresa devono operare in stretto coordinamento per conseguire obiettivi comuni. Una maggiore, e migliore, conoscenza dell’Italia di ieri e di oggi è anche funzionale alle nostre attività economiche ed imprenditoriali all’estero. La produzione economica è oggi sempre più legata alla conoscenza e ai contenuti immateriali.
 
Esiste una oggettiva continuità tra la produzione industriale e il grande patrimonio di idee e di creatività artistica del nostro Paese, che va sottolineato e deve costituire un cardine della nostra azione Concludo, e riprendo l’interrogativo con cui avevo aperto, l’interrogativo all’insegna del quale si svolgeranno gli incontri di questi giorni: qual è il ruolo dell’Italia e della cultura italiana nel mondo? L’Italia, nella sua lunga storia, è stata ed è fucina e luogo di incontro e dialogo fruttuoso tra culture diverse; l’Italia è stata anche, nella sua storia più e meno recente, laboratorio dello spirito europeo, ispirazione e motore di un progetto di integrazione che proprio in questi giorni è in prossimità di delicati banchi di prova. L’Italia ha oggi, una volta di più, la opportunità di porsi come un termine di riferimento. Potrà farlo con successo se saprà aggiornarsi rimanendo fedele alla sua identità, portando in Europa e nel mondo il proprio patrimonio di cultura (civile, giuridica, letteraria, artistica, scientifica, tecnologica ed imprenditoriale) accumulato nel corso dei secoli, ma sempre vivo e attuale. E’ questo l’importante compito che affidiamo ai nostri Istituti di Cultura.



 
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