ROMA - (Italia Estera) - Il progetto di un “partito unico” del centro-destra sembra ormai accantonato, nelle forme in cui era stato indicato nel mese d’aprile, per molte ragioni. Ne citiamo qualcuna: la legittima difesa delle identità dei singoli partiti componenti della coalizione, alcuni dei quali – come Alleanza Nazionale – hanno una storia pluridecennale fatta di sacrifici e di coerenza politica; la difficoltà tecnica e giuridica di arrivare ad un unico soggetto, con conseguenti problemi organizzativi e direzionali, sia al centro che in periferia; l’ipotesi che un unico partito consegua consensi elettorali inferiori alla somma dei singoli (come peraltro è già avvenuto in passato nella storia politica italiana). Infine, le perplessità ed il sostanziale rifiuto del partito unico emerse nel centrosinistra, con la decisione assunta dalla “Margherita” di Rutelli, hanno reso ancora più incerta e lontana nel tempo quell’ipotesi per il centro-destra, salvo forse per quella di una “federazione” strutturalmente organizzata.
Vi è tuttavia un settore in cui quell’ipotesi non solo è auspicabile per ragioni politiche, ma è indispensabile per ragioni meramente elettorali. Ci riferiamo alla ormai imminente elezione dei parlamentari riservati agli italiani all’estero, che sono dodici alla Camera e sei al Senato. Si tratta di pochi seggi, suddivisi in circoscrizioni elettorali enormi (tutta l’Europa; tutto il Nordamerica; tutto il Sudamerica; l’Africa e l’Oceania, comprendente l’Australia) che rendono praticamente impossibile la conquista di seggi alle liste che si presentano isolate.
Una lista unitaria del centro-destra, comunque denominata (si parla d’”Italiani nel Mondo”, per riprendere la denominazione del Ministero retto dall’on.le Mirko Tremaglia) potrebbe ottenere più facilmente la vittoria elettorale, conquistando la maggioranza dei seggi. Ciò anche per ribaltare un esempio negativo al contrario verificatosi in occasione delle elezioni per il rinnovo dei “Comites” (Comitati per gli Italiani all’Estero) avvenute nel 2003, quando le sinistre presentarono liste denominate appunto “uniti nell’ulivo” e conseguirono la maggioranza dei seggi in molti Comites, mentre il centro-destra si presentava diviso. Una maggioranza divenuta ancor più massiccia con l’elezione di secondo grado del “Cgie” (Consiglio Generale degli Italiani all’Estero).
Del resto, nel centrodestra esistono molte associazioni di emigrati che agiscono indipendentemente l’una dall’altra per quanto riguarda l’ordinaria amministrazione dell’assistenza agli emigrati e presso i Consolati. Vi è lo storico Ctim, vi è l’Anfe – presieduta dal sottosegretario Learco Saporito -, vi è l’Aie, vi è il “Movimento Cristiano dei Lavoratori”, vi è “Azzurri nel Mondo” di Forza Italia, vi è l’Unaie, vi è il “Sei” dell’Ugl, ed altri ancora.
Ferma restando l’autonomia di queste organizzazioni per quanto concerne le loro finalità istituzionali e la loro attività concreta, esse potrebbero però presentarsi agli elettori con un’unica lista concordata per evitare dispersioni di voti e per effettuare più efficacemente la campagna propagandistica, anche tramite la miriade di pubblicazioni e radio locali in lingua italiana.
E’ bene ricordare l’importanza di queste elezioni da parte degli Italiani all’estero, non solo per i ben noti motivi morali e giuridici che hanno portato alla modifica della Costituzione, ma anche perché, in un situazione come quella italiana in cui il bipolarismo è diviso da piccole differenze percentuali di voti, un pugno di deputati quali quelli assegnati alla circoscrizione estero può determinare la vittoria dell’una o dell’altra coalizione.
Vi è ancora un anno di tempo a disposizione, ma è opportuno cominciare a preoccuparsi di questa situazione.
Nazzareno Mollicone , Consigliere del CGIE – membro dell’Assemblea Nazionale di A.N.