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Il voto degli Italiani all'Estero

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28 mag 2005REFERENDUM: DS Svizzera, Schiavone: Vota si per aiutare il tuo paese a scegliere meglio!

BERNA - I referendum parzialmente abrogativi delle legge 40/2004 sulla procreazione medicalmente assistita, in votazione a giugno, rappresentano per gli italiani all’estero due grandi opportunità per affermare il loro diritto nelle scelte politiche del nostro Paese e, quindi, nel caso in cui ce ne fosse ancora bisogno, per far affermare definitivamente tutte le prerogative enunciate nella legge 459/2001, che istituisce il voto all’estero. In questo contesto, la prima opportunità può essere configurata come una missione educativa per permettere ai nostri connazionali all’estero di familiarizzarsi con la fragile tecnica del voto per corrispondenza, la cui pratica è lungi dall’essere acquisita a causa della insufficiente esperienza fatta con il voto per corrispondenza alla quale si aggiungono anche le incongruenze burocratiche, che ancor oggi rischiano di compromettere l’esito stesso dei risultati referendari; la seconda invece vuole essere il contributo fecondo di pratiche e virtù  di cui sono portatori oltre tre milioni di persone arricchiti  di esperienze diverse, maturate attraverso la pratica civile di molteplici legislazioni straniere. Si tratta, in definitiva, di un contributo diverso ma caratterizzante che potrebbe concorrere alla risoluzione  di quesiti controversi e delicati, quali quelli che oramai rischiano di dividere l’Italia nelle storiche fazioni dei Guelfi e dei Ghibellini.

 

 

 Di fronte ai difficili interrogativi evocati dal referendum per abrogare alcuni articoli della legge 40/2004, che hanno tutti i presupposti di interrogare le coscienze e di segnare per decenni la storia collettiva del nostro Paese, l’elettorato è chiamato a compiere ardue scelte che – fermo restando le attuali condizioni politiche - il parlamento italiano dovrà rivedere indipendentemente dall’esito del risultato del 13 giugno. Alla risoluzione di questo difficile rebus concorreranno anche gli italiani all’estero, e in questa pratica ci aiuta una riflessione di J. F, Kennedy che diceva: “… in un momento così delicato non chiederti cosa può fare lo Stato per aiutarti, ma pensa quello che puoi fare Tu per aiutare il tuo paese”.

 

 

E’ questo lo spirito che, a fronte di una diffusa e esauriente informazione, dovrebbe aiutarci a prendere coraggio per rispondere ai quattro quesiti referendari con una propensione chiarificatrice, che dovrebbe far leva sulla responsabilità individuale. La stessa libertà individuale maturata dentro una società liberale quale quella italiana, che è capace di scindere il laicismo dalla religiosa ,

 

ci chiama a decidere e a prendere decisioni  per far affermare nel nostro paese leggi e norme comportamentali, che saranno alla base di uno stato di diritto moderno e democratico.

 

 

Ma quali sono i quesiti della legge 40 sulla fecondazione medicalmente assistita che i promotori del referendum vogliono parzialmente abrograre?

 

1° Vuoi consentire la ricerca scientifica anche sulle cellule staminali embrionali?

Il quesito mira ad abrogare la norma che consente il ricorso alle tecniche di procreazione assistita unicamente alle coppie con problemi di sterilità, permettendo così, in caso di vittoria del sì, l’accesso alle tecniche anche a quelle coppie che, pur fertili, rischiano di trasmettere al figlio malattie genetiche ereditarie. La legge 40 attualmente vieta ai ricercatori di utilizzare cellule staminali prelevate da embrioni non utilizzati. Le cellule staminali sono cellule che, debitamente orientate, sono capaci di moltiplicarsi, consentendo la cura di una serie di organi vitali. Se prevarranno i “No”, i quasi 30 mila embrioni soprannumerari conservati nei centri per la fecondazione assistita verrebbero eliminati, se vincono i “Sì” potrebbero essere utilizzati per la ricerca sulle staminali che è di fondamentale importanza per combattere malattie come il cancro, la sclerosi, l´Alzheimer, il Parkinson, il diabete e molte altre ancora. Nel nostro paese sono 12 milioni le persone che soffrono di queste malattie.
Con la vittoria dei “Sì”, i ricercatori potrebbero anche ricorrere alla clonazione terapeutica, che non ha nulla a che vedere con la clonazione modello Dolly, capace cioè di riprodurre esseri viventi identici, come nel caso della famosa pecora.

2° Vuoi più di tutto tutelare la salute della donna?

Questo quesito è quello che riguarda più direttamente la salute della donna. La donna che, per mettere al mondo un figlio, è costretta a ricorrere alla fecondazione assistita è chiamata ad affrontare un percorso impegnativo, sul piano fisico e psicologico. Attualmente, la legge 40 lo rende ancora più complicato.
Prima di tutto, non consente la crioconservazione, ossia il congelamento degli embrioni e obbliga la fecondazione su un numero massimo di tre ovuli alla volta. L’obbligo di impiantare tutti gli embrioni aumenta inoltre le probabilità di gravidanze trigemellari, esponendo a ulteriori rischi sia la donna sia il feto. Il tutto costringe la donna, in caso di insuccesso del trattamento, a sottoporsi a più cicli di cura, con possibili danni per la sua salute.
Inoltre, la legge 40 non permette alle coppie portatrici di malattie genetiche e infettive la cosiddetta "analisi preimpianto", cioè un esame dell´embrione prima del suo trasferimento nell´utero della donna. Si espone così la donna a un doppio trauma: la possibilità di impiantare un embrione malato e la conseguente probabilità di dover ricorrere a un aborto terapeutico.
Infine, la legge impedisce alla donna di cambiare idea, poiché impone il trasferimento dell´ovulo fecondato anche in assenza di un suo rinnovato consenso. Votando sì a questo referendum si consente sia l’accesso alla fecondazione assistita per tutte le coppie, sia la possibilità di utilizzare la diagnosi preimpianto per evitare di impiantare nell’utero della donna embrioni portatori di malattie genetiche.

3° Vuoi che a decidere in ultima istanza sia la donna?

La legge 40 stabilisce l’equivalenza tra embrione e persona e quindi assicura al "concepito" gli stessi diritti della madre e di ogni persona nata. Per concepito si intende già l´ovulo fecondato, ancor prima che si formi l´embrione. È la prima volta al mondo che questo avviene per legge. Stabilire che un ovulo fecondato ha gli stessi dritti di una persona nata è un'affermazione etica e di parte, che però rischia di avere conseguenze pratiche assai rilevanti. Se questa affermazione fosse valida, ad esempio, si rischierebbe di mettere in discussione radicalmente la legge 194 sull´interruzione volontaria di gravidanza, legge che ha prodotto l´esito positivo della riduzione degli aborti in Italia.

4° Vuoi che sia possibile la fecondazione anche ricorrendo a donatori esterni alla coppia?

Questo questito punta a abrogare il divieto di fecondazione eterologa, che impedisce di utilizzare gameti (ovuli o sperma) di donatori esterni alla coppia, in caso la coppia genitoriale sia sterile o a rischio di patologie ereditarie. Così implicitamente riconoscendo il significato di maternità e paternità oltre la trasmissione di un corredo cromosomico. La fecondazione eterologa è una pratica a cui si ricorre solo in casi di grave sterilità.
La fecondazione eterologa, è una tecnica che consente la fecondazione assistita anche utilizzando gameti di donatori esterni alla coppia. La legge attualmente la vieta categoricamente. Non esiste alcuna prova scientifica che la fecondazione eterologa provochi disturbi psicologici ai figli o alla coppia. Vietarla, significa discriminare sulla base di un problema di salute migliaia di persone. Ma impedire a una coppia di ricorrere a un donatore esterno può produrre anche un ulteriore effetto: se la coppia può permetterselo economicamente, andrà all’estero, in uno dei paesi dove la fecondazione eterologa è consentita.

Il fatto stesso che grazie ai referendum, anche la nostra comunità all’estero si stia interrogando sulle diverse difficoltà che possono attraversare alcune famiglie, rispetto alla procreazione medicalmente assistita, alla sperimentazione delle cellule staminali, ai limiti della scienza e soprattutto riguardo alla salute della donna, è un grande passo avanti che ci aiuta a rapportarci con il nostro paese e a ritrovar noi stessi,  in questo difficile inizio della civiltà del nuovo millennio.

 

Banditi tutti gli integralismi da crociate cristiane e gli eccessi di chi vede la scienza invasiva delle più elementari regole della procreazione, nella scelta referendaria da compiere la riflessione dovrebbe portarci ad interrogarci sulla vita delle persone che vivono in una società post moderna e oramai globale e sull’uso della scienza e la ricerca, che  hanno fatto passi da giganti tali da risolvere moltissime patologie. Perché limitarne i benefici  che allevierebbero molte difficoltà alla persona, alle famiglie ed in particolare alle donne italiane, che diversamente sarebbero succubi di norme oscurantische oltre alla preclusione ai meno abbienti di soluzioni medico-terapeutiche, che in definitiva sarebbero possibili solo ai ricchi?

 

Una prospettiva di questo tipo é allarmante e ci impone di agire e di scegliere con il voto, per portare i correttivi necessari ad una legge nata male ed alla cui riformulazione dobbiamo lavorare tutti insieme. Insieme per sostenere il diffuso desiderio di maternità e di paternità in una società destinata all’invecchiamento,  per la tutela della salute delle donne, per la libertà di ricerca che si muove dentro un senso valoriale riconosciuto dal punto di vista etico, morale e solidale, ma anche laico, basati sulla dignità umana, sulla responsabilità, sul rispetto e sulla coscienza del limite. Le ragioni che ci spingono a sostenere il Si sono preponderanti rispetto ai dubbi di carattere etico e morale. Confrontarsi su questi temi, pur nel rispetto delle scelte e delle convinzioni etiche e morali di ognuno di noi, è un atto di coraggio e votare si vuole essere un atto d’amore in più verso le famiglie, vuol dire dare una speranza alla ricerca e alla vita, come anche auspicare  una legge migliore a favore delle donne. Per queste ragioni invitiamo i nostri connazionali a partecipare ai referendum e a rispondere affermativamente ai quattro quesiti referendari.

 

 

Michele Schiavone, Segreterario dei Democratici di Sinistra in Svizzera

 




 
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