ZURIGO - Attuare una politica dell’accoglienza: questo è stato il leitmotiv del dibattito condotto dal Gruppo donne dei Democratici di Sinistra nei locali della sezione di Zurigo, un incontro aperto a tutti e al quale sono intervenute numerose donne - insegnanti, operaie, giornaliste e casalinghe. Tra le ospiti presenti, l’on. Alba Sasso, deputata DS al parlamento italiano.
Nel discorso di apertura, tenuto da Silvia Casadei , è stato rilevato che, se da una parte è vero che gli italiani in Svizzera godono di una posizione privilegiata rispetto ad altre etnie di immigrazione più recente, che devono confrontarsi con un altro ordine di urgenze, è anche vero che una piena integrazione e ben lungi da una effettiva realizzazione. E nonostante la lingua italiana sia lingua nazionale, essa non viene quasi mai insegnata come materia curricolare (tale lacuna tentano di colmare i Corsi di lingua e cultura italiana) mentre dal canto loro le giovani generazioni, pur padroneggiando perfettamente il dialetto svizzero, incontrano serie difficoltà nell’apprendimento dello Hochdeutsch, la cui padronanza è essenziale per il proseguimento della carriera scolastica.
Alba Sasso, ha presentato la situazione creatasi in Italia in seguito all’entrata in vigore della legge Bossi-Fini, fortemente osteggiata dalla sinistra in quanto assolutamente non in grado di risolvere né il problema dell’immigrazione clandestina né tantomeno quello del pieno inserimento degli stranieri nella società italiana. In più, il governo di centrodestra sta pianificando un vero e proprio smantellamento dei diritti, dalla sanità all’assistenza all’istruzione...
Partita dall’esperienza formativa del CIDI (Centro di Iniziativa Democratica degli insegnanti), Alba Sasso si è occupata a lungo della scuola e dei problemi inerenti al mondo scolastico. Ed è stata proprio la scuola in Italia - ha puntualizzato - la struttura che meglio ha saputo accogliere chi arrivava da altre culture.
Senz’altro è stata determinante a questo proposito l’esperienza dell’handicap: nel 1979 vennero abolite le classi speciali (tuttora esistenti invece sia in Svizzera che in Germania) e fu creata la figura dell’insegnante di sostegno per gli alunni in difficoltà. Si iniziò a parlare in questo contesto di una “abilità diversa” e dell’opportunità di imparare a convivere con la diversità in tutte le sue espressioni. Si venne così configurando una politica dell’accoglienza che superava il concetto non sempre positivo di tolleranza, per divenire una capacità di contaminazione fra culture, costruttiva e produttrice a sua volta di nuove formule culturali e di nuove, originali soluzioni.
Ma molto c’è ancora da fare. E oggi più che mai si sente la necessità di un forte movimento delle delle che sappia mettere al centro dell’attenzione la tutela dei diritti - e i diritti appartengono a tutti, uomini e donne, “cittadini” e immigrati. E proprio per la difesa e la tutela dei diritti occorre creare un nuovo, moderno aproccio delle dome alla politica.
Fiammetta Jahrheiss, consigliere comunale della città di Zurigo e membro del Partito socialista svizzero, ha osservato a tale proposito che è opportuno per le donne emigrate entrare a far parte di associazioni e partecipare ad iniziative di coinvolgimento, come ad esempio i Comitati genitori - è questa la sua esperienza personale - che consentono un inserimento nella vita scolastica e in tal modo facilitano la socializzazione e quindi l’integrazione. Certo non è facile inserirsi in una società relativamente chiusa come quella svizzera, dove anche la celebrata democrazia diretta non sempre è sinonimo di apertura (anzi spesso prevale il voto conservatore, come abbiamo constatato anche recentemente).Un punto in discussione nella nuova Costituzione del Cantone di Zurigo riguarda proprio la partecipazone politica. Essa è ora possibile solo per gli stranieri che hanno ottenuto la naturalizzazione, mentre invece la soluzione dei problemi che necessariamcnte si presentano in una società multietnica dovrebbe essere di competenza comune di tutte le etnie coinvolte.
La giornalista e sociologa Giovanna Meyer-Sabino ha ricordato la formazione già negli anni ‘70 di gruppi femminili molto attivi che - tra le varie iniziative - crearono a Zurigo un Consultorio autogestito e fondarono i primi Comitati genitori nella Svizzera tedesca. Le stesse considerazioni sono venute da Faustina Lapadula, segretaria dei Ds di Sciaffusa, città in cui è stato fondato nel 1980 il primo Comitato misto dei Genitori (Elternforum): anch’essa ha rievocato la sua storia personale di emigrata.
Sul piano legislativo, Salvatore Loiarro, sindacalista e membro della segreteria Ds, ha illustrato 1e proposte di legge presentate dalle sinistre qui in Svizzera e che sono state sistematicamente bocciate dal voto popolare. Addirittura per una distorta visione del concetto di parità uomo/donna, si sta progettando di aumentare l’età pensionabile delle lavoratrici donne a 65 anni, come per gli uomini (anziché fare il contrario!).
In un quadro generale così delineato, è più che mai necessario che le donne si impegnino per rivendicare un ruolo più incisivo in seno alla società, per contare di più a livello decisionale e per contribuire al superamento delle disuguaglianze e alla valorizzazione delle differenze.
È questa la scommessa delle donne.