ROMA - (Italia Estera) - Per il ministro Alemanno la ricetta per uscire dalla difficile situazione economica è quella di tagliare l'Irap e tassare le rendite finanziarie ma non i titoli di Stato. "Non possiamo avere una tassazione pari al 12,5% e inferiore alla media europea e nel contempo avere il mostro dell'Irap - spiega il ministro - Se vogliamo aggredirlo senza far saltare i conti pubblici non possiamo che fare così". Alemanno, in un'intervista al Corriere della Sera sottolinea anche la necessità di intervenire subito. In passato si è deciso di "aspettare un segnale dall'Unione europea. Ma adesso, di fronte alla necessità di fare un taglio di 4 o addirittura di 12 miliardi di Irap e dare contemporaneamente ai mercati un segnale sui conti pubblici, si può continuare a rinviare in attesa che l'Europa di muova?".
Il ministro guarda avanti: "Il problema vero che ha il governo sarà quello di presentarsi giovedì con una linea convincente, evitando gli stop and go di cui si lamenta il leader della Cisl Savino Pezzotta. Ora siamo impegnati a chiudere il contratto con gli statali e abbiamo di fronte una Finanziaria difficile.
Accolta nella maggioranza la proposta del ministro Gianni Alemanno, di tassare le rendite finanziarie e sul taglio dell’Irap, programmato in 12 miliardi di euro su 4 anni. Un'ipotesi che trova consensi tanto nella Lega che nell'Udc. ''Già nella scorsa Finanziaria - dice infatti Roberto Calderoli, ministro per le Riforme Istituzionali e la Devoluzione - avevamo proposto un incremento della tassazione delle rendite finanziarie che oggi risulta essere assolutamente ridicola rispetto a quella sui conti correnti bancari e a quella sul lavoro''. Secondo l'esponente del Carroccio, ''un’operazione del genere consentirà di ridurre la tassazione sui conti correnti bancari e di trovare le risorse per abolire l’Irap sul costo del lavoro’’. ‘’Da questo intervento, dall’incremento della tassazione - prosegue Calderoli - bisognerà però escludere i fondi pensione, che devono trovare invece un’incentivazione''.
E' ''un'ipotesi positiva, intelligente e politica, su cui si può discutere'', gli fa eco il ministro della Funzione Pubblica Mario Baccini (nella foto). Che sull'Irap fissa però precisi paletti: ''Non darò il mio assenso - chiarisce l'esponente centrista - a una operazione non chiara per le ricadute su famiglie e Sud''. Su questa linea, Baccini ricorda che l'esecutivo deve ''adempiere agli impegni sui quali il presidente del Consiglio ha avuto la fiducia per la nascita del nuovo governo, a cominciare dall’impegno per le famiglie, con una riduzione dell’Irap in questo senso”. E l'esponente dell'Udc sintetizza: “Ci interessano le imprese, il Mezzogiorno e le famiglie. Tutto il resto è aria fritta”. Perciò il ministro della Funzione pubblica chiarisce: “Se l’Irpef significa solo un'operazione che complica le cose, ci sarà la necessità di discutere ancora. Bisogna capire quali sono le ricadute - aggiunge - a questo stiamo lavorando al ministero, per aiutare i tecnici del Tesoro a capire”.
Ancora per l'Udc, Luca Volontè spiega che ''l’intergruppo per la sussidiarietà guidato dall’amico Lupi da anni si batte per la lotta alle rendite. Sono felice che questo tema da qualche giorno riempia la bocca di molti e occupi pagine di giornali''. Ma non solo. Il presidente del gruppo Udc a Montecitorio giudica infatti ''ottima l’idea di una operazione 'verità' sui conti pubblici', e ''sommessamente'' ricorda di averla ''chiesta tre anni fa. Meglio oggi che mai…”.