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09 mag 2005Cooperazione e partenariato: Italia utima in Europa

ROMA - (Italia Estera) - Nel 2000 i Governi di tutto il mondo si sono impegnati su alcuni traguardi – gli “obiettivi del millennio” - in un vertice voluto dall'Onu e che ha fissato le strategie per lo sviluppo, da realizzarsi entro il 2015. Per quanto riguarda le risorse da desinare alle aree più sottosviluppate del pianeta  e per quel che riguarda nello specifico il panorama europeo, l'Italia non ha un posto edificante soprattutto per quanto riguarda le risorse pubbliche: è addirittura all'ultimo posto della classifica. E’ quanto emerge dal rapporto ombra (dedicato proprio al partenariato globale) di Volontari nel mondo-Focsiv (che raccoglie 58 ong di ispirazione cristiana) presentato a Padova nell'ambito di Civitas, la fiera del non profit.

Questi alcuni dati del  rapporto.
- AIUTI E PIL. Con lo 0,15% del Pil alla cooperazione, l'Italia e' all'ultimo posto nella Ue. Davanti ha la Grecia (0,23%) e l'Austria (0,24%). In cima ai paesi donatori, ci sono cinque paesi europei: Norvegia (0,87%), Danimarca (0,84%), Svezia (0,77%),  Olanda (0,74%), Lussemburgo (0,85%). Il nostro paese, insieme a Germania, Austria, Spagna e Grecia, non raggiungeranno nel 2006 l'obiettivo, fissato dall'Ue, di destinare al settore lo 0,39%.
L'Italia ha mantenuto dal 2000 al 2003 una percentuale dello 0,17%; le previsioni per il 2005 sono dello 0,15%.
- QUALITA' DELL'AIUTO. La maggior parte dei donatori europei non  ha raggiunto l'obiettivo fissato dall'Onu per i paesi meno sviluppati. 4 donatori europei destinano a questi paesi più del 75% degli aiuti. L'Italia si attesta sull'80%. Solo la Repubblica Ceca e la Grecia spendono più del 20% (come richiede l'impegno con l'Onu) degli aiuti in servizi sociali di base, educazione, sanità, acqua e strutture igieniche. Per questo tipo di servizi, l'Italia destina il 5,5%.
- LOTTA ALLA POVERTA'. In Italia lo 0,24% del totale degli aiuti pubblici allo sviluppo e' in realta' rappresentato dalla cancellazione del debito. Se rapportata ai soli 'fondi a dono', tale percentuale s'innalza allo 0,64%. Il rapporto sottolinea la necessità di monitorare il flusso degli aiuti.
- EQUITA' E POLITICA COMMERCIALE. Per i paesi dell'Ocse valutare gli effetti delle rispettive politiche sui paesi in via di sviluppo e' un requisito costitutivo dell'Ue. Emblematico il caso dello zucchero che dimostra come gli interessi domestici siano profondamente radicati, a spese dei poveri. Gli aumenti fino al 73% delle sovvenzioni ai produttori di zucchero europei danneggiano i poveri piuttosto che aiutarli. L'Ue rimane legata a sovvenzioni all'agricoltura che contribuiscono a mantenere in poverta' i paesi poveri. I sussidi sono aumentati di 37 miliardi di dollari dalla data della Dichiarazione del Millennio fino a superare l'ammontare totale degli aiuti Ue del 2003.
- DALLE POLITICHE ALLE DECISIONI DIFFICILI. I passi fatti dai governi di Belgio, Paesi Bassi e Regno Unito per promuovere le attività economiche socialmente responsabili sono in linea con gli obblighi dell'obiettivo n. 8. L'Italia su questo fronte ha assunto degli impegni per incoraggiare la diffusione della responsabilità sociale d'impresa. Queste misure restano comunque ''marginali'' rispetto agli impegni assunti. L'Italia, ad esempio, a fronte dello 0,17% degli aiuti pubblici allo sviluppo, destina l'1,5% del Pil alle spese militari. L'Austria ha preso provvedimenti contro l'esportazione di armi e i Paesi Bassi e il Regno Unito si sono dimostrati attivi nella lotta al commercio illegale di armi leggere. Tuttavia, i paesi europei stanziano per le spese militari una somma quattro volte piu' alta di quella per gli aiuti, in alcuni paesi questa proporzione e' ancora più alta. Al contrario, il Parlamento italiano ha recentemente proposto una modifica ad una legge del '90 che vincola a criteri etici e di trasparenza il commercio delle armi.(Regioni/Italia Estera)



 
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