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26 apr 2005Aperti a Catania i lavori della Federazione Unitaria Stampa Italiana all'Estero

CATANIA – (Italia Estera) -  Ad accogliere i circa 150 partecipanti al 4° Congresso Mondiale della FUSIE (Federazione Unitaria Stampa Italiana all'Estero) è stato il presidente di Sicilia Mondo Domenico Azzia, che ha subito ricordato come lo "stare insieme" faccia parte del DNA dei siciliani, di pari passo con il senso dell'unione, dell'accoglienza, della cordialità e della famiglia. "Questa Sicilia ospitale – ha detto Azzia – vuole allargare le braccia verso la stampa italiana all'estero" in un congresso che lo stesso presidente di Sicilia Mondo ha definito anomalo, "contenitore" com'è di testate che non sono espressione del mercato, della grande editoria e delle istituzioni, ma del volontariato associativo. "Questo dà un sapore particolare a questa informazione libera, aperta, svincolata da ogni retaggio".
Un'informazione, insomma, che diventa testimonial di un'emigrazione fondata sui valori permanenti della società: solidarietà, sussidiarietà, bene comune. Se fino a qualche tempo fa, ha continuato Azzia, l'informazione legata all'emigrazione era a senso unico, oggi la globalizzazione ha accorciato le distanze trasformando "i messaggi che arrivano dai cinque continenti" in un'arma potentissima. Azzia vede di fronte a sè un enorme mappamondo, "in cui voi – si è rivolto ai presenti - disegnate le diverse regionalità italiane. Antenne italiane nel mondo – ha esortato – riempiamo di contenuti la nostra informazione e guardiamo al futuro".
A prendere la parola è stato poi il Presidente della Provincia di Catania, Raffaele Lombardo, che ringraziando i presenti ha denunciato il rischio che l'identità italiana vada sempre più attenuandosi. "Negli Stati Uniti – ha raccontato – ho incontrato numerosi americani di origine siciliana che non parlano più l'italiano, lingua che invece i vostri giornali utilizzano". Il suo invito è stato quello di usufruire dell'idioma originario per rivolgere un'attenzione particolare alla terra siciliana, notevolmente cambiata nel corso degli ultimi anni. "Tra qualche mese – ha annunciato Lombardo – Catania avrà una nuova aerostazione, confermandosi così come una delle grandi città del Mezzogiorno d'Italia che ambisce a modernizzarsi e che svolgerà un ruolo centrale nell'area di libero scambio euro-mediterraneo".
Ha mandato il suo saluto all'assemblea anche l'Assessore Regionale al Lavoro ed Emigrazione della Regione Siciliana Francesco Scoma, assente per impegni istituzionali. "Ancora oggi – ha ricordato tramite un suo funzionario - numerosi corregionali scelgono di proseguire il loro percorso esistenziale al di là dell'arcipelago siciliano". L'obiettivo, allora, diventa quello di canalizzare gli sforzi dell'intera amministrazione regionale verso interventi mirati ai connazionali residenti all'estero nel campo culturale, scientifico e sociale.
Applaude il presidente della IV Commissione Tematica del CGIE (Consiglio Generale degli Italiani all'Estero) Graziano Tassello, che ha riflettuto ad alta voce sul contesto in cui operano i media in emigrazione. "In Italia – ha sottolineato – la diaspora continua ad essere dimenticata dalla coscienza nazionale". Non esiste una cattedra dedicata al tema, perdura il silenzio stampa in materia, è difficile cogliere una strategia a medio e lungo termine degli interventi regionali, l'associazionismo tradizionale è in seria difficoltà e l'impegno generale è più quello di preservare la memoria che non di guardare al futuro. "Eppure la stampa in emigrazione rappresenta un prezioso raccordo con moltissimi italiani all'estero, o per lo meno con le persone che operano a contatto con loro".
Di fronte al rischio di trasformare la diaspora in un fenomeno commerciale e di viverla come una sorta di "pendolarismo" tra culture, qual è l'identità della stampa italiana? Quella di difendere la matrice italiana o andare oltre? A parere di Tassello, l'obiettivo prioritario deve essere quello di aiutare l'italiano all'estero a sviluppare la sua personalità in loco e a muoversi liberamente da un contesto all'altro in maniera non conflittuale, ma globale. "La stampa deve continuare a informare, ma prima di tutto deve aiutare chi vive oltreconfine a capire cosa deve fare nel mondo". Primo passo in questo senso è la presa di coscienza della figura dei giovani, che spesso si domandano a cosa serva il loro nome italiano in un contesto straniero. Secondo Tassello, in definitiva, deve essere abbandonata l'idea di "guardiano del faro" che spesso domina il mondo della stampa italiana all'estero. "I giovani con cui abbiamo a che fare non sono più quelli del '68, ma individualità alla ricerca di valori nuovi che permettano loro di vivere in un mondo globale". Se è vero che la stampa d'emigrazione ha tanti problemi, è comunque necessario rivedere le basi: "Non più la difesa delle radici, ma puntare a qualcosa di nuovo, alla formazione, all'interpretazione della realtà".
 Il vero problema, ha ribattuto il presidente dell'Ordine dei Giornalisti della Sicilia Franco Nicastro, è che troppo spesso ci si è dimenticati degli emigrati, in quanto è mancato un interesse politico. Ora, con il voto, questo rapporto potrebbe essere riscoperto. "Purtroppo – prospetta Nicastro – temo che questo interesse possa essere dettato dal desiderio di raccogliere voti". Anche per questo è necessario tracciare un percorso nuovo, di fronte all'esistenza di un legame identitario eccessivamente legato al passato.
Intanto, per guardare in avanti, la stampa italiana all'estero deve gettare uno sguardo ai cambiamenti avvenuti nella Madre Patria. In secondo luogo, deve essere formata da voci libere, autonome, pluralistiche, svincolate dalla politica e dagli interessi di parte. "La storia del giornalismo italiano è fortemente legata ai partiti e alla politica del Paese. E, accanto, persiste la difficoltà di reperire fondi". La Legge 416 dell'81, ricorda ancora Nicastro, prevede contributi a pioggia "spesso distribuiti in maniera diseguale. Questo finanziamento, invece, deve essere finalizzato allo sviluppo della stampa specializzata, che oggi passa non solo attraverso la carta stampata, ma anche attraverso i nuovi media". Oggigiorno, il sistema dell'informazione italiana – "a parte alcune anomalie dovute a manovre monopolistiche" – gode di un'ottima salute e di autonomia. La stampa, ha concluso il presidente dell'Ordine regionale dei Giornalisti, deve essere un potere che critica altri poteri.
Prendendo a sua volta la parola, il Segretario Regionale di Assostampa Daniele Billitteri ha ricordato come, un tempo, il giornale fosse un "intellettuale collettivo", consapevole che il giornalista fosse colui che "dà alla notizia una dimensione e la propone secondo criteri di correttezza".
Un compito che, secondo il presidente della FNSI (Federazione Nazionale Stampa Italiana) Franco Siddi deve essere valorizzato anche e soprattutto in vista del prossimo appuntamento elettorale: "La circolazione delle idee deve essere ampliata, specie da quando il Parlamento dello Stivale ha deciso di aprire le elezioni agli italiani all'estero non solo in termini di elettori, ma anche di eleggibili".
A prendere il microfono è stato subito dopo il direttore di Rai International Massimo Magliaro. Alla platea presente in sala ha espresso la propria ammirazione per un convegno "di svolta", in quanto all'ordine del giorno – al di là dello slogan che campeggia – ha visto il problema di come rinnovare la stampa italiana all'estero. "Rai International – ha sottolineato Magliaro – intende fornire tutte le opportunità operative per poter realizzare ciò che emergerà nel corso di queste giornate". Un'idea? Attivare un terzo sito di Rai International che faccia da collettore della stampa italiana nel mondo, da quella più piccola a quella più radicata. "Questo perché l'editoria costituisce un arcipelago in cui, accanto a qualche isolotto più fortunato, ci sono realtà con scarsissimi finanziamenti". Si tratta, in definitiva, di dare credibilità alle comunità italiane all'estero. Nel mondo, esemplifica il direttore di Rai International, esistono parlamentari di origine italiana, che sono stati votati non solo dai connazionali, ma anche dagli stranieri che vivono al loro fianco e che hanno avuto modo di conoscerli e apprezzarli. Con Tassello, però, Magliaro non condivide il discorso relativo alle "novità" da far precedere alle "radici".
A suo parere, al contrario, non è possibile stare nella globalizzazione senza una propria identità. Le radici, però, non sarebbero da interpretare come nostalgia per il passato, ma in senso biblico. "L'Italia ha grandi marchi: moda, ambiente, Ferrari, Papa, cucina, sport, musica. Siamo una cornucopia di elementi diversi, che spesso altri Paesi non hanno". Eppure, a parte il Corriere della Sera, le altre testate nazionali non si occupano di emigrazione. "La carta stampata – spiega Magliaro – è figlia della politica e di un certo potere economico, per cui la logica del profitto prevale su tutto". Ma la scelta di omettere tante vicende importanti che si svolgono tra le fila della comunità italiana di tutto il mondo deve condurre innanzitutto ad un'autocritica degli operatori dell'informazione. "Fino ad oggi l'informazione di ritorno in Italia non è esistita".
Prendendo l'esempio dell'Europa, si crede che sia sufficiente mandare in onda il segnale di Rai Uno, Rai Due e Rai Tre. "Degli italiani nel mondo non se n'è mai occupato nessuno, neppure la Rai, che ha delegato tutto a Rai International". A questo punto, aggiunge Magliaro, è il sistema della comunicazione italiana a dover essere messo sotto accusa. "In esso, le 200 testate che voi rappresentate costituisce un segmento di 'altro mercato' di cui non ci si è voluti occupare". Di fronte a questa situazione, cosa mette a disposizione Rai International? Le nuove tecnologie, mentre "tutti dobbiamo puntare su una pressione lobbistica perché ci sia un'informazione di ritorno".
Gli stessi corrispondenti italiani all'estero non parlano di emigrazione, ma della società in cui risiedono. "Forse a ridosso delle elezioni politiche del 2006 verrà riscoperto il mercato degli italiani nel mondo". A concludere la mattinata di lavori è stato il Segretario Generale del CGIE Franco Narducci, ricordando come il tema dell'informazione abbia rappresentato una costante fissa nelle sedute del Consiglio Generale. "Queste tematiche hanno accompagnato il CGIE fin dalla sua nascita e ne hanno assorbito molte energie". A questo punto, è necessario ricordare alle autorità di governo e al Parlamento l'esistenza di questo complesso sistema, ricordare la questione dei finanziamenti – di cui le singole testate hanno profondamente bisogno – e prestare attenzione alle nuove generazioni, che chiedono soprattutto un prodotto in grado di farli sentire vicini alle loro radici italiane.
Per quanto riguarda, infine, il referendum del prossimo 12 giugno – "il terzo banco di prova del funzionamento della macchina organizzativa" - il CGIE non ha una conoscenza precisa della campagna di informazione che si intende condurre in questo senso, "ma sappiamo che le informazioni istituzionali non possono sopperire alla necessità degli italiani nel mondo". Il partito dell'anti-voto è sempre pronto a sparare sulle percentuali di partecipazione. "Pubblicità istituzionali, Rai International, radio e televisioni possono fare molto, insieme ai nostri organismi di rappresentanza".
Il dibattito del pomeriggio – quello che, all'Hotel Nettuno di Catania, sta impegnando da questa mattina i delegati della Federazione Unitaria della Stampa Italiana all'Estero (FUSIE) - è ripreso con l'intervento del presidente della I Commissione Tematica del CGIE (Consiglio Generale degli Italiani all'Estero) Nino Randazzo. Le due parole chiave che hanno colorato la sua relazione sono state bilinguismo e multiculturalità. "Il pensiero di alcuni – ha detto – corre già alle sfide di domani, che però dovranno essere affrontate da chi verrà. Le realtà italiane all'estero sono cambiate e continuano a cambiare. Ciascuno ha un proprio modello di ricerca per adeguarsi e per restare sulla breccia".
Tra le prime questioni da affrontare con urgenza c'è quella della lingua. "In questo senso, il problema di riuscire a comunicare con le generazioni successive alla prima si impone con prepotenza. Generazioni, queste, che non sono più italofone". Eppure, le pubblicazioni in lingua straniera, anche se di alta qualità e di esclusivo contenuto italiano, non vengono in nessun modo prese in considerazione al momento dell'attribuzione dei fondi per l'editoria italiana nel mondo. E l'estinzione del pubblico di lettori diventa così il pericolo prioritario.
Di "Informazione e multimedialità per gli italiani all'estero nell'era della globalizzazione" ha parlato anche Padre Luciano Segafreddo, direttore del Messaggero di Sant'Antonio – Edizione per gli Italiani all'Estero. A suo parere, "oggi è impensabile che il patrimonio culturale di un popolo – sua ricchezza e specificità – rimanga bloccato dai confini geografici qualora i suoi membri si trasferiscano in altri Paesi del mondo".
In questo processo storico, gli strumenti d'informazione italiani all'estero sono stati soggetti attivi, accompagnando le diverse comunità nelle loro esigenze umane, religiose, sociali e nella loro integrazione interculturale. Passando al tema della multimedialità, Padre Segafreddo ha ricordato una recente indagine condotta dal Cnel in collaborazione con Eurisko, dalla quale sarebbe emerso che in Italia il numero di utenti di Internet – che in questi ultimi mesi hanno navigato in rete – va dai 12 ai 15 milioni. "Ormai da parecchi anni la comunicazione è passata da cartacea a multimediale. Questa trasformazione, oltre a modificare l'impegno editoriale di tante testate aderenti alla FUSIE, costituisce una prospettiva per il loro futuro". In altre parole, può aiutare a recuperare dimensioni di italianità, quali la diffusione della lingua e della cultura italiana.
Per compiere tutto questo, comunque, secondo Gino Dessi – del Consiglio Direttivo della FUSIE – è necessario tenere ben presenti le radici: "Chi non ha bisogno degli specchietti retrovisori per scegliere la direzione da intraprendere? Allo stesso modo, tutti abbiamo bisogno di fare riferimento alla nostra memoria per poi procedere verso il futuro". Insomma, conservazione e non dispersione di quanto ci ha portati ad essere ciò che rappresentiamo oggi.
Mentre il presidente della V Commissione Tematica del CGIE Franco Santellocco ha riservato il proprio spazio di intervento ad un omaggio alla Sicilia, "splendida amalgama delle più diverse civiltà", il direttore di "Servizio Migranti" Monsignor Silvano Ridolfi ha riportato l'attenzione sul carattere assolutamente particolare della stampa di emigrazione, largamente sostenuta dal volontariato. "Spesso direttore ed editore coincidono e il finanziamento rimane sempre una continua emicrania".
Tra gli altri interventi, si sono succeduti quello del vice presidente FUSIE Giangi Cretti – per il quale è necessario fissare dei criteri trasparenti e certi per definire la stampa italiana all'estero, a cui va riconosciuto il merito di aver mantenuto viva la fiammella dell'italianità: "Ci sono tante Italie fuori dall'Italia. La FUSIE deve cominciare a pensare alla sua articolazione geografica, per rispondere meglio alle diverse esigenze" – e quello di Aniello Verde, già capo redattore centrale di Rai International.
A parere di quest'ultimo, un'idea potrebbe essere quello di attivare un circuito informativo tra le sedi regionali della Rai in Italia e le emittenti italiane all'estero. "In caso contrario, l'informazione degli italiani all'estero rischia di essere ghettizzata". Se scompare l'informazione locale, e prevale solo Rai International, "si fornirebbe un contributo negativo, perché il palinsesto della televisione italiana non guarda agli italiani che vivono all'estero". Il problema, però, non è della Rai, ma politico, dello Stato italiano. "Uno Stato – ha concluso Verde – non può ricorrere ad uno straniero per promuoversi, ma deve provvedere personalmente a questa diffusione".
Il Segretario della Fusie Giuseppe Della Noce



 
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