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23 apr 2005Alla Farnesina la conferenza su "Mediterraneo e Mondializzazione"

ROMA - (Italia Estera) - Si è svolta oggi a Roma la Conferenza "Mediterraneo e Mondializzazione", nell'ambito del ciclo "Grandi Conferenze 2005", promosse dall'Osservatorio del Mediterraneo. Ha concluso i lavori, il Vice Presidente della Commissione europea, nonché Presidente dell'Osservatorio del Mediterraneo, Franco Frattini (nella foto). Ospite d'onore della Conferenza, una autorevole personalità politica francese: il Presidente della Corte dei Conti della Repubblica francese, Philippe Seguin.
Franco Frattini ha spiegato la necessità del dibattito sul Mediterraneo - la stessa ragion d'essere dell'Osservatorio del Mediterraneo - in quanto esiste un sentimento diffuso sull'insufficienza dei risultati raggiunti - risultati politici, economici, culturali -.
"Come c'è - ha spiegato il Vice Presidente della Commissione europea - un sentimento diffuso, altrettanto forte, sulla necessità di trovare delle strade diverse sul dibattito che riguarda il Mediterraneo. Sia per quanto concerne la relazione tra l'Europa e i Paesi della riva sud del Mediterraneo, sia per quanto riguarda i risultati della strategia di Barcellona, ma anche per quanto riguarda i passi che i Paesi europei con i Paesi arabi devono ancora fare. Su alcuni obiettivi - ha aggiunto - io credo, via sia un terreno comune. Obbiettivi che mirano a fare del Mediterraneo un area di pace, di sviluppo, di sicurezza e di vero dialogo fra le religioni e le culture. Su questi c'è condivisione, ma sono gli strumenti quelli su cui ancora non abbiamo trovato la strada più efficace".
Il Presidente dell'Osservatorio del Mediterraneo analizza poi cosa non ha funzionato della strategia di Barcellona. "Dopo dieci anni ci chiediamo cosa non ha funzionato della strategia di Barcellona. Quello che non ha funzionato - spiega - è che nel migliore dei casi c'è un flusso di investimenti verso sud che dipende da qualcun altro. Non da coloro che sono i destinatari delle politiche. Questi dovrebbero essere protagonisti delle politiche e non solo i destinatari. Quali strumenti occorrono allora? Io credo che gli strumenti debbano essere anzitutto strumenti politici. Ritengo che le politiche, cioè le azioni che richiedono leadership debbano guidare i processi e che non ci si possa affidare al libero funzionamento dei mercati quando vogliamo discutere di una realtà come quella mediterranea. Ma è la politica che può indirizzare e i processi che possono adeguare le politiche, se vogliamo che il Mediterraneo diventi una regione in grado di essere attore dei processi di mondializzazione o di globalizzazione. Ad oggi non è un attore.
L'Europa è un attore, l'Africa può essere un attore, ma il Mediterraneo non è, in quanto tale, un attore. Una delle prime risposte che possiamo dare è che sono mancate fino ad ora delle politiche mediterranee e delle politiche euro-mediterranee".
"Occorre dalla parte dell'Unione europea - ha proseguito - uno sforzo sempre più forte per capire che cosa è il confronto euro-mediterraneo. E dall'altra parte, l'incoraggiamento all'integrazione di un processo sud-sud che finora non è stato all'altezza delle aspettative malgrado gli sforzi straordinari di organizzazioni regionali come la lega araba. E' incoraggiando queste azioni che ci si muove. Ognuno deve fare la propria parte. Quali sono i terreni su cui possiamo lavorare in uno spirito mediterraneo e non più soltanto di confronto euro-mediterraneo: certamente lo sviluppo sociale ed economico non la sola competitività in senza stretto. Il tema della stabilità e della sicurezza e la difesa di alcuni valori e principi morali che ognuno ha".
Secondo Franco Frattini l'Unione europea deve porre il concetto di ownership al centro della sua azione, "considerando che le diversità sono un valore che arricchisce. Questo - ha spiegato - è un principio di cui noi europei siamo stati sempre stati convinti. L'altro principio è che attraverso il dialogo noi possiamo trovare dei valori comuni che dobbiamo difendere insieme, quali: il valore della vita, il valore della dignità di ogni persona nella società. Poi abbiamo temi all'ordine del giorno come il terrorismo, altro terreno comune dove possiamo essere uniti in nome del rifiuto della violenza. Inoltre il tema dell'immigrazione, su questo l'Europa sta facendo e deve fare di più. Un fenomeno che l'Europa deve governare con strumenti comuni. Per questo ho pensato di costituire, nel bilancio dell'Unione del prossimo periodo, un fondo europeo per l'integrazione. E' uno strumento nuovo che sta avendo molti consensi. Perché non possiamo lasciare le popolazioni che vengono nei nostri territori in una condizione che può oscillare tra l'isolamento e la frustrazione. Dobbiamo realizzare una politica di integrazione. Uno spirito mediterraneo ci può aiutare a trovare insieme una via per l'integrazione che è il pilastro della politica di immigrazione e di governo dei fenomeni di immigrazione" Tutto questo si potrà realizzare, ha concluso Frattini se "promuoveremo la circolazione delle idee. E' una delle ragioni per cui è nato l'Osservatorio del Mediterraneo. Oltre alle classi dirigenti, alla comunità scientifica, occorre far circolare le idee anche all'interno della società civile, occorre farlo fra i giovani, nelle università e soprattutto nei parlamenti".
Philippe Seguin, nel suo intervento, ha invece analizzato i pregi e i difetti della mondializzazione. "La risposta ai difetti non è ne nella opposizione frontale - spiega - ne nella rinuncia ad influenzare il corso degli avvenimenti. Il miglior modo di affrontarla è accompagnarla, orientarla, prendendone gli aspetti positivi e correggendone e compensando gli aspetti negativi. In altre parole la mondializzazione deve essere regolata".
Secondo il presidente della Corte dei Conti della Repubblica francese, "il Mediterraneo illustra opportunamente le contraddizioni della mondializzazione.
Contraddizioni che si esprimono nella persistenza di forti disuguaglianze e di un clima di ostilità o di incomprensione. Quindi sia il mondo arabo, sia l'Europa si debbono confrontare con la mondializzazione e devono insieme adoperarsi per dare delle risposte comuni a due problemi principali: la difesa della diversità culturale e il rifiuto delle disuguaglianze. L'Europa - ha aggiunto - deve comprendere meglio cos'è il mondo arabo e il mondo arabo deve ritrovare la sua fierezza. E' venuto il momento per i popoli arabi di dare la prova che non vi è in loro della fatalità o della allergia alla modernità. Il Mediterraneo non è ancora un attore della mondializzazione ed è ancora in una situazione di dipendenza piuttosto che di partecipazione. Non c'è ancora un economia mediterranea vera e propria. In questo quadro il processo di Barcellona è stato un passo in avanti, ma deve uscire dallo sola logica commerciale per abbracciare una logica produttiva. L'avvenire del Mediterraneo - ha spiegato Seguin - si gioca sulla capacità di superare l'attuale limite che circoscrive il dialogo mediterraneo ad un problema secondario per l'Unione europea. L'avvenire del Mediterraneo è dunque nella creazione di un unione mediterranea che non potrà essere costruita sul modello della Ue. Tutte le iniziative in ambito europeo - ha detto ancora il Presidente della Corte dei Conti della Repubblica francese - dovrebbero condurci a costruire delle regole comuni in ogni campo. A ciascuno di questi campi dovrebbe corrispondere un organismo specializzato finanziato congiuntamente. Tra i campi di cooperazione tra i quali occorre una imposizione incisiva, va ricordata la lotta contro l'inquinamento marittimo, immigrazione e sicurezza. Poi, altri temi potrebbero essere, ad esempio, la creazione di un ufficio euro-mediterraneo per i giovani, programmi di ricerca comuni, scambio di studenti. Per poter realizzare tutto ciò non servono dei modelli precostituiti. La nostra idea è piuttosto di lanciare dei gruppi leggeri che portino avanti un progetto concreto prima che possano essere fusi o ristrutturati in un entità più larga, in cui il lancio di questa azione raccoglierà i suoi primi obiettivi. Questo - ha concluso - non può che essere il modo più opportuno per poter imporre il modello mediterraneo o di civilizzazione grazie alla geo-politica e alla geo-economia e al continuo avvicendarsi della storia in un momento in cui la globalizzazione commerciale raggiunge i suoi limiti e l'Europa stessa si interroga sull'equilibrio tra politiche comuni e concorrenza".
L'Osservatorio del Mediterraneo è stato creato dal Vice Presidente della Commissione europea, Franco Frattini, e ha sede presso il Ministero degli Esteri dove opera in stretto coordinamento con la Direzione Generale per il Mediterraneo e il Medio oriente.



 
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