ROMA –(Italia Estera) - L'atteso testamento di Papa Karol Wojtyla (il testo integrale) è stato reso pubblico nel pomeriggio di oggi. Quindici pagine scritte in polacco, nelle quali Wojtyla ha lasciato un ultimo messaggio all'umanità e ha ripercorso alcuni momenti salienti della sua vita.
Scritto a più riprese, il testamento trova in marzo un mese topico. Giovanni Paolo II inizia a scriverlo il 6 marzo 1979. Ad aprirlo una frase del Vangelo secondo Matteo: Vegliate, perche' non sapete in quale giorno il Signore verra'. Mentre la data del 17 marzo 2000 suggella le sue ultime parole: ''A tutti voglio dire una sola cosa: Dio vi ricompensi'', non senza aver ringraziato don Stanislao,il suo segretario, per la collaborazione e l'aiuto cosi' prolungato negli anni e cosi' comprensivo.
Nel 2000 il pensiero della morte e della missione terrena compiuta, il miracolo di esser sfuggito alla morte per mano di Ali Agca in quel 13 maggio 1981, nessuna proprietà lasciata e una richiesta: bruciate i miei appunti. Il peso degli anni vissuti in un secolo ''difficile'', dunque. Al punto da arrivare a citare il 'nunc dimittis' del biblico Simeone proprio nell'anno del Giubileo del 2000. Un'invocazione al Padre, a quell 'ora, o Signore, lascia che il tuo servo se ne vada in pace secondo la tua parola - come si legge nel vangelo di Luca - perche' i miei occhi hanno visto la tua salvezza che tu hai preparato davanti a tutti i popoli''.
A 80 anni, un Wojtyla scosso dalla malattia e con 22 anni di Pontificato sulle spalle scrive: ''Secondo i disegni della Provvidenza mi e' stato dato di vivere nel difficile secolo che se ne sta andando nel passato e ora, nell'anno in cui l'eta' della mia vita giunge agli anni 80, bisogna domandarsi se non sia il tempo di ripetere come il biblico Simeone 'nunc dimittis'...''.
Dubbi risolti ripensando al giorno dell'attentato. ''La divina Provvidenza mi ha salvato in modo miracoloso dalla morte. Colui che e' unico Signore della vita e della morte. Lui stesso mi ha prolungato questa vita, in certo modo me l'ha donata di nuovo. Da questo momento essa ancora di piu' appartiene a Lui''. Da qui l'accorata richiesta d'aiuto al Padre. ''Spero che Egli mi aiutera' a riconoscere fino a quando devo continuare questo servizio, al quale mi ha chiamato nel giorno 16 ottobre 1978''.
Beni, funerali e sepoltura: ''Non lascio dietro di me alcuna proprieta' di cui sia necessario disporre. Quanto alle cose di uso quotidiano che mi servivano, chiedo di distribuirlo come apparira' opportuno. Gli appunti personali siano bruciati: chiedo che su questo vigili don Stanislao, che ringrazio per la collaborazione e l'aiuto cosi' prolungato negli anni e cosi' comprensivo. Per quanto riguarda il funerale, ripeto le stesse disposizioni che ha dato il Santo Padre Paolo VI''. Su questo punto, Giovanni Paolo II, torna poi a distanza di ben tredici anni, annotando il 13 marzo 1992 a margine: ''Il sepolcro nella terra, non in un sarcofago''.
L'ex rabbino capo di Roma, Elio Toaff, che il prossimo 30 aprile compira' novant'anni e' una delle due persone viventi citate personalmente da Giovanni Paolo II nel suo testamento, l'altra e' monsignor Stanislao Dziwisz, il suo segretario particolare. Toaff ha detto: ''Sono commosso, molto commosso per questa citazione. Non mi sarei mai aspettato di vedere il mio nome scritto nel testamento del Papa''.