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17 mar 2005Le ACLI condannano con fermezza gli atti di violenza contro la comunità israelita di Lugano

(Italia Estera) - LUGANO - Le ACLI della Svizzera (Associazioni Cristiane Lavoratori Internazionali) esprimono viva solidarietà alla comunità   ebraica di Lugano e del Cantone Ticino e manifestano orrore e condanna di fronte agli atti di violenza perpetrati nella notte tra il 13 ed il 14 marzo ai danni della Sinagoga di Lugano e dei locali commerciali appartenenti a cittadini di origine israelita. Le ACLI sono vicine alla comunità ebraica e alle vittime di questo episodio di violenza inqualificabile e intollerabile.

Fatti come questi ci fanno capire che non è possibile abbassare la guardia e che la convivenza pacifica tra popoli, culture e religioni differenti non è un fatto acquisito, nemmeno nel 2005, nemmeno in un paese tollerante ed aperto come la Svizzera. È nostro dovere spiegarlo ai nostri figli, in un'ottica educativa di cui si avverte tremendamente la necessità, perché episodi come questi non vanno subiti passivamente, ma commentati e condannati.

E se parlare di analogie con la “notte dei cristalli” potrebbe sembrare esagerato, poiché sappiamo che la situazione attuale è ben differente, non è tuttavia un esercizio inutile. Occorre ricordare o spiegare alle generazioni che non hanno vissuto quello scempio, che il rispetto della persona, nella sua cultura e religione diversa dalla nostra, deve essere assoluto, altrimenti si corre il rischio di diventare i complici di chi perpetua crimini abominevoli. La convivenza tra i popoli si fonda anche sul valore che attribuiamo alla memoria - consapevole e condivisa - capace di assurgere a fondamento su cui costruire un futuro senza violenze.

È necessario ribadire l’uguaglianza ed il diritto alla vita di ogni essere umano sulla terra, al di là di tutte le diversità che ci contraddistinguono. La pace tra i popoli non è mai stata e non sarà mai un fatto acquisito: essa è un impegno che va rinnovato continuamente.

                                                                             ACLI Svizzera, Franco Narducci




 
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