ROMA - La Farnesina ha ribadito anche oggi l'invito a non tornare in Iraq, dopo la nota diramata sabato scorso, all'indomani della liberazione di Giuliana Sgrena. In un briefing con i giornalisti, il capo del servizio stampa del ministero degli Esteri, Pasquale Terracciano, ha ripetuto che ''a causa della situazione particolarmente pericolosa, soprattutto per i giornalisti, non è concepibile programmare viaggi in Iraq''. E nel caso in cui ci si debba comunque recare a Baghdad, la raccomandazione è che si tratti di ''permanenze brevi e in un quadro di sicurezza in raccordo con l'ambasciata italiana'', per evitare il ripetersi di situazioni in cui si rischia di pagare ''un costo altissimo'', come avvenuto nell'incidente di venerdì scorso nel quale è rimasto ucciso Nicola Calipari.
Terracciano ha ricordato anche che dal 2 febbraio dello scorso anno sono state inviate cinque lettere ai direttori delle principali testate italiane, nelle quali si sconsigliavano i viaggi dei giornalisti in Iraq a causa delle drammatiche condizioni della sicurezza: l'ultimo avvertimento risale al 13 gennaio scorso, alla vigilia delle elezioni.
In totale, al momento sono circa un centinaio i nostri connazionali in Iraq, esclusi i militari impegnati nella missione 'Nuova Babilonia': si tratta del personale diplomatico dell'ambasciata, del personale della Croce Rossa, di alcuni esperti impegnati in progetti di cooperazione e di militari che partecipano alla missione d'addestramento del personale della sicurezza iracheno. Nessun giornalista italiano, invece, si trova più a Baghdad dal 21 febbraio scorso, dopo l'allarme lanciato dai servizi d'intelligence con cui gli inviati erano stati sollecitati a lasciare il Paese entro 48 ore. E nessuno, dopo la liberazione di Giuliana Sgrena, ha chiesto al momento di tornare in Iraq.