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09 mar 2005Dino Nardi: "La dolce lingua con l’amaro in bocca"

 (Italia Estera) - ZURIGO - Nell’ultimo numero del settimanale svizzero di lingua italiana L’ECO, Dino Nardi, presidente dell’ITAL-UIL in Svizzera e membro del CGIE, commenta la difficoltà in cui si trova oggi la lingua italiana sia in Europa che nella Confederazione.

E’ di questi giorni la polemica sulla cancellazione della lingua italiana dalle traduzioni nelle conferenze stampa dei commissari dell’Unione Europea e le difficoltà che l’italiano ormai incontra nei confronti di altre lingue come l’inglese, il francese e lo stesso tedesco. In questa polemica trovo una grande analogia con quanto sta avvenendo in Svizzera, sempre a proposito della lingua italiana, che, come noto, oltre all’Italia, è l’unico Paese (a parte San Marino e Città del Vaticano) in cui l’italiano è una lingua nazionale.

Infatti se, in Europa e in tutto il mondo, la lingua italiana ha perso molti treni: pensiamo a tutti quei cittadini italiani di seconda e terza generazione che spesso conoscono a malapena qualche parola d’italiano e, in particolare, pensiamo alla stessa Argentina dove, benché la popolazione sia per metà di origine italiana, la lingua nazionale è lo spagnolo e solo pochissimi argentini parlano la nostra lingua. Ebbene la colpa di tutto questo è certamente da addebitare allo Stato per il modo in cui i nostri governanti hanno sottovalutato e non valorizzato la presenza nel mondo di milioni di italiani per difendere e promuovere la lingua italiana con progetti seri di lungo respiro e con finanziamenti adeguati. A questo si aggiunga che finora anche gli Istituti Italiani di Cultura e le Società Dante Alighieri hanno dovuto far fronte ai loro impegni di diffusione della lingua italiana nel mondo con pochi mezzi finanziari, come ha riconosciuto lo stesso Ministro degli Affari Esteri italiano in un suo articolo ospitato recentemente nel Corriere della Sera. Adesso è lecito attendersi, però, che il Ministro Fini prenda al più presto gli opportuni provvedimenti per invertire la rotta!

Ed ecco l’analogia. Anche in Svizzera alla lingua italiana, pur lingua nazionale addirittura protetta dallo stesso dettame costituzionale confederato, è accaduto e sta accadendo la stessa cosa. Cioè sta perdendo sempre più terreno rispetto alle altre due lingue nazionali, il tedesco ed il francese, ed alla stessa lingua inglese scelta ogni giorno di più come seconda lingua d’insegnamento nelle strutture scolastiche elvetiche. Ma anche qui, adesso, è suonato l’allarme agli italofoni svizzeri (ticinesi e in parte i grigionesi) e pure la comunità italiana immigrata si è allertata. L’allarme l’ha dato la recente soppressione delle cattedre di italianistica prima al Politecnico di Zurigo e, poi, all’Università di Neuchâtel, unitamente alla contemporanea ed amara constatazione che a Berna, nelle alte sfere dell’amministrazione pubblica della Confederazione, dopo l’annunciato ritiro dell’attuale Vice Cancelliere (un ticinese), non resterà più alcun italofono!

d ecco l’analogia. Anche in Svizzera alla lingua italiana, pur lingua nazionale addirittura protetta dallo stesso dettame costituzionale confederato, è accaduto e sta accadendo la stessa cosa. Cioè sta perdendo sempre più terreno rispetto alle altre due lingue nazionali, il tedesco ed il francese, ed alla stessa lingua inglese scelta ogni giorno di più come seconda lingua d’insegnamento nelle strutture scolastiche elvetiche. Ma anche qui, adesso, è suonato l’allarme agli italofoni svizzeri (ticinesi e in parte i grigionesi) e pure la comunità italiana immigrata si è allertata. L’allarme l’ha dato la recente soppressione delle cattedre di italianistica prima al Politecnico di Zurigo e, poi, all’Università di Neuchâtel, unitamente alla contemporanea ed amara constatazione che a Berna, nelle alte sfere dell’amministrazione pubblica della Confederazione, dopo l’annunciato ritiro dell’attuale Vice Cancelliere (un ticinese), non resterà più alcun italofono!

Così che, anche in Svizzera, vi è ora una grande preoccupazione ed attenzione al problema della difesa della lingua italiana. Innanzitutto gli stessi ticinesi e grigionesi cominciano a recriminare pubblicamente per l’errore commesso in passato di non essersi fatti forti della presenza in Svizzera, oltre Gottardo, di un milione di emigrati italiani per rafforzare la presenza della lingua italiana tra le altre lingue della Confederazione. In secondo luogo vi sono ormai quotidianamente prese di posizione di politici, amministratori ed uomini di cultura a difesa della lingua italiana e, in questo contesto, sta avendo grande risalto ed un notevole successo la mostra "La dolce lingua" (edizione elvetica della mostra "Dove il si suona", ospitata nella Galleria degli Uffizi a Firenze nel 2003), promossa dalla Dante Alighieri ed ospitata nel Museo Nazionale di Zurigo alla presenza, tra gli altri, del Consigliere Federale svizzero Pascal Couchepin e dal Vice Ministro ai Beni Culturali italiano Antonio Martuscello.

Speriamo solo che tutto questo fermento in difesa della lingua italiana, al quale stiamo assistendo in queste settimane, non sia un fuoco di paglia e che, pur in ritardo, i politici italiani e svizzeri-italofoni riescano finalmente a far recuperare alla nostra "dolce lingua", nel mondo e nella Confederazione, quel prestigio che si merita!




 
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