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13 dic 2004OPINIONI / LA “QUESTIONE D’ORIENTE”, La Turchia e l’Europa ++di Franco Santellocco++

- ALGERI - Torna alla ribalta, ormai con una certa insistenza, la questione dell’ingresso della Turchia in Europa. Si tratta di un tema di enorme importanza, che ci rimanda con la memoria a quella “Questione d’Oriente” che già nel secolo scorso ebbe come fulcro il destino della Turchia, allora Impero Ottomano, e che sfocerà nella tragedia della prima guerra mondiale.
Questo precedente dovrebbe farci riflettere sulla delicatezza del momento, ed allo stesso tempo farci capire meglio l’importanza geopolitica della Turchia.

Una Turchia che, con l’aiuto dell’Europa, può diventare un baluardo contro il fondamentalismo ed una speranza nuova per tutti quegli Stati islamici moderati che oggi si vedono scossi dalla minaccia estremista. Perché questo sarebbe il significato profondo dell’ingresso della Turchia in Europa: un’apertura intelligente e lungimirante ad un mondo con cui saremo in ogni caso obbligati a confrontarci. Voltare le spalle, adesso, significherebbe gettare benzina sul fuoco dell’intolleranza, e tramutare con la nostra miopia ogni possibilità di confronto in un motivo di scontro.

In questo sta l’importanza cruciale del momento. Per questo la questione della Turchia torna con insistenza a monopolizzare la nostra attenzione, e si susseguono, ancora in questi giorni, gli appelli del nostro nuovo Ministro degli Esteri Fini per cercare di sensibilizzare un’Europa che ancora non sembra aver compreso appieno quanto sia essenziale dare alla Turchia un riscontro positivo nel più breve tempo possibile.

A fine ‘800, le potenza europee non si curarono di frenare, ed anzi accelerarono la disgregazione dell’Impero Ottomano, e la caduta di un Sultano che in fondo nessuno considerava degno di sedere nel consesso dei grandi sovrani cristiani d’Europa. Il risultato ultimo è stata una delle più terribili tragedie del mondo moderno.

Vogliamo, ciecamente, che la storia ripeta se stessa, in un triste ricorso che confermerebbe la visione del Vico ?
La scelta spetta soltanto a noi. Abbiamo la possibilità, unica ed irripetibile, di avere un “ponte” europeo sul Medio Oriente, uno Stato la cui storia lo rende il punto d’incontro tra due culture, tra l’Occidente e l’Islam.

Altrimenti, piuttosto che aprirci al dialogo per cercare di costruire insieme un futuro migliore, possiamo chiuderci all’interno dei nostri angusti confini, e guardare con crescente timore ad una realtà che ci è vicina ma che non comprendiamo, e che per questo ci sembrerà sempre più minacciosa.

In quest’ambito, assume grande rilievo la scelta di svolgere i prossimi lavori della Commissione Continentale Europa – Nord Africa del CGIE proprio in Turchia. E’ un passo dovuto, con cui possiamo cercare di dare un contributo positivo a questa delicata questione, che si inserisce nel quadro più ampio di un momento storico complicato, che richiede scelte coraggiose.
Nel nostro piccolo, non ci siamo tirati indietro.

Speriamo che questo possa servire d’esempio anche a coloro che si trovano nella posizione di dover prendere decisioni epocali, e che potranno cambiare il corso della storia, inducendoli a scelte intelligenti e lungimiranti.





 
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